Rassegna stampa “cultura e attualità”.
A cura di Chiara Purgato.
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Dramma disoccupazione in Palestina
Osservatorio Iraq, 3 maggio 2010
Nell’ultimo anno la disoccupazione nei Territori palestinesi occupati ha raggiunto livelli senza precedenti.
Secondo un recente rapporto dell’Ufficio Centrale di Statistica palestinese citato da Nena News, nella Striscia di Gaza i senza lavoro rappresentano il 38,6 per cento della popolazione, con punte del 49,3 per cento a Khan Younis.
La percentuale sale al 45,8 tra le donne e al 42 tra i giovani compresi fra i 15 e i 24 anni.
Le cose non vanno molto meglio nella Cisgiordania occupata, che pure – secondo alcune fonti – sarebbe al centro di una fase di sensibile “crescita economica”.
Qui la disoccupazione media è del 17,8 per cento. I tassi più alti però si raggiungono nel governatorato di Qalqiliya (23,4 per cento), Hebron (22,5 per cento), Tulkarem (21,8 per cento) e Betlemme (20,2 per cento).
Evidente è poi la relazione tra l’occupazione israeliane e la condizione drammatica dei lavoratori palestinesi.
Come sottolineato in un recente rapporto congiunto delle ong Alternative Information Centre e Kav La’Oved, negli ultimi quattro decenni Israele ha “rubato” alla popolazione palestinese dei territori occupati oltre 2 miliardi di dollari, detraendoli dai contributi per le prestazioni sociali, alle quali i lavoratori non hanno mai avuto accesso.
La beffa è che – secondo le informazioni fornite da funzionari israeliani – la maggior parte delle deduzioni sarebbero state re-investite in progetti di ampliamento delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Alla frode partecipa anche la confederazione israeliana del lavoro Histadrut, che continua a riscuotere una tassa mensile dai salari dei lavoratori palestinesi, senza concedere loro rappresentanza sindacale.
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L'Anpi contro il razzismo israeliano
Ci rivolgiamo a Voi, Gentili Signori/e SOCI dell'ANPI
Voi che foste partigiani e testimoniaste direttamente la volontà di eleggere Libertà e Giustizia a reggere i rapporti tra le persone ed i popoli perché tutti possano vivere in Pace, contro la ferocia che il Nazifascismo aveva instaurato in Europa e nel mondo. Voi che avete ereditato i valori di libertà e giustizia che tale lotta seppe incarnare, voi che oggi desiderate prolungarne la storia ed il valore senza perderne la traccia significativa nella moralità che detta i vostri gesti.
La festa della Liberazione è per noi l'omaggio alla Resistenza partigiana, ai suoi valori, il ricordo indelebile del suo esempio. Tuttavia il 25 aprile scorso il comizio convocato dall'ANPI a Porta San Paolo ha accolto diversi esponenti dell'Associazione Romana Amici d'Israele, che appoggia il razzismo nazionalista dello Stato di Israele, ed ha distribuito un volantino che inneggiava al sionismo e allo Stato di Israele. Tra la folla spiccavano inoltre diverse bandiere israeliane, tra cui quella dell'aviazione israeliana. Era inoltre presente Fiamma Nirestein, deputata del PDL, proprietaria di un immobile presso un insediamento illegale israeliano, Gilo, costruito su terre occupate palestinesi.
Confidando nelle vostre buone intenzioni vorremmo in questa sede spiegarvi il motivo per cui riteniamo che Israele non solo non rappresenti i valori della Resistenza, ma ne faccia scempio. Vorremo spiegarvi l'esigenza di sapere da voi difesi tali valori, nella memoria di chi diede la vita per farli rispettare:
1)Il valore della pace ed il ripudio di guerre offensive riconosciuto dall'articolo 11 della Costituzione Italiana, violato dall' esercito di Israele innumerevoli volte, ultima delle quali nel dicembre 2009 a Gaza, quando l'aviazione israeliana commise un massacro (1400 morti, la maggior parte dei quali civili);
2)Il valore della libertà di ogni individuo, riconosciuto nella carta universale dei diritti umani e principio fondante della resistenza contro l'occupazione tedesca e contro il regime fascista in Italia. Tale principio viene negato al popolo palestinese da 62 anni. 7 milioni di rifugiati in esilio e persone internamente dislocate non possono ritornare alle proprie case, 11.000 prigionieri politici vivono in condizioni disperate nelle carceri israeliane (di cui 340 bambini), 2 milioni di abitanti nella West Bank vivono segregati al di là di un muro illegale (condannato dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia nel 2004) e privi di libertà di movimento, 1.2 milioni di palestinesi vivono nella Striscia di Gaza sotto Assedio, in una prigione a cielo aperto, ridotti alla fame da un embargo disumano;
3)Il valore dell'uguaglianza, riconosciuto dalla carta universale dei diritti umani, dalla costituzione italiana e da innumerevoli trattati del diritto umanitario internazionale. Tale valore viene negato ai palestinesi in quanto Israele si autodefinisce “Stato democratico Ebraico” e tutti gli abitanti non ebrei di Israele non godono degli stessi diritti degli altri cittadini. Per questo motivo La Legge Per il Ritorno israeliana rilascia immediata cittadinanza a tutti gli ebrei nel mondo che intendano trasferirsi a vivere in Israele. Un diverso trattamento viene invece riservato ai rifugiati palestinesi che scapparono o furono cacciati durante la guerra del 1948. Tali persone posseggono ancora case, terre e legami famigliari in quei luoghi di origine. Israele tuttavia non riconosce loro il diritto al ritorno e quindi di cittadinanza (diversamente da quanto prescritto dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite). Uguaglianza viene similmente negata ai palestinesi cittadini dello stato d'Israele, sottoposti a leggi discriminatorie che ne limitano le libertà personali (nel matrimonio e nell'acquisto di immobili, per esempio);
4)Il valore dell' autodifesa contro una forza occupante, che vede i palestinesi nel diritto di opporsi ad un continuo ed implacabile progetto di pulizia etnica che li vuole allontanare dalle proprie case e dalle proprie terre (nei soli quartieri di Silwan e Sheik Jarrah, presso Gerusalemme Est, migliaia di Palestinesi hanno recentemente ricevuto ordini di espulsione dalle proprie case);
5)Il valore universale di giustizia, principio fondante del diritto internazionale e principio morale a cui i partigiani si ispirarono, di cui la Signora Fiamma Nirestein è flagrante violatrice in quanto proprietaria di un immobile costruito su terre illegalmente sottratte ai proprietari legittimi. Le colonie israeliane sono state ripetutamente definite illegali nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n°446, 452, 465, 471 e 476.
Vi chiediamo pertanto di raccogliere informazioni circa le innumerevoli violazioni del Diritto Internazionale compiute da Israele dal 1948 fino ad oggi;
Vi preghiamo di continuare la lotta contro l'antisemitismo ed ogni forma di razzismo che sorge nel mondo, incarnando in questo la volontà degli innumerevoli martiri di cui l'ANPI raccoglie la storia;
Vi invitiamo ad unirvi con noi nella Campagna di Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni contro Israele, una forma di resistenza non violenta volta a fare pressioni sullo Stato di Israele affinché tutti i valori che abbiamo elencato precedentemente vengano rispettati;
Vi esprimiamo il nostro desiderio di incontrarvi per approfondire insieme le ragioni del nostro scontento ed i contenuti di questa missiva.
http://www.cipmo.org/lenya/cipmo/live/index.html
03-05-2010 |
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Medio Oriente. Quali scenari per la pace possibile |
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“LA TANA DELLA IENA” al Teatro Petrella di LONGIANO (FC) il 5 maggio 2010.
Storia di un ragazzo palestinese dal libro “la tana della iena” di Hassan Itab con Carlo Orlando.
“LA TANA DELLA IENA” al Teatro Petrella di LONGIANO (FC) il 5 maggio 2010.
Storia di un ragazzo palestinese
dal libro “la tana della iena” di Hassan Itab
con Carlo Orlando.
“Nessuno racconta che un bambino di nove anni in Palestina ha davanti a sé un solo destino: la guerra.
Nessuno racconta che a quell'età è già costretto a difendere la propria terra, la propria libertà e la propria vita.
Con “La Tana della iena” Narramondo Teatro racconta la storia di un bambino palestinese che lotta.
È Hassan che ci parla dal carcere romano in cui è rinchiuso. Lo seguiamo in un viaggio a ritroso nel tempo, un viaggio che parte da quella bomba lanciata in via Bissolati che gli è costata diciott’anni di prigione, passa per la scuola militare, iniziata a nove anni, e si spinge indietro fino all’infanzia trascorsa nel campo profughi di Sabra e Chatila, dove nel 1982, grazie alla copertura dell’esercito israeliano, i falangisti uccisero sua madre e i suoi fratelli, insieme a migliaia di altri palestinesi.
Raccontare “La tana della iena” rappresenta una doppia sfida. Una sfida per il narratore, che deve vincere il disagio di raccontare una storia scomoda, la storia di un 'terrorista'. Una sfida per l’ascoltatore-spettatore, che viene messo, grazie alla narrazione secca e mai compiaciuta, davanti ad una storia che lo porta a mettere da parte i suoi pregiudizi.”