Rassegna stampa del 10 marzo.

Rassegna stampa del 10 marzo.

A cura di Chiara Purgato.

http://www.osservatorioiraq.it/index.php


Gerusalemme Est, Israele annuncia la costruzione di 1600 nuovi alloggi

Osservatorio Iraq, 10 marzo 2010

Poche ore dopo aver concesso l’autorizzazione per realizzare 112 alloggi in Cisgiordania, Israele ha annunciato la costruzione di altre 1.600 unità abitative a Gerusalemme Est, la parte palestinese della città santa occupata durante la guerra del ’67.

Il complesso in questione sorgerà nell’insediamento di Ramat Shlomo, abitato in maggioranza da ebrei ortodossi. 

Dura la reazione della parte palestinese, che ritiene il “congelamento” delle colonie nei Territori occupati una conditio sine qua non per la ripresa del processo di pace con gli israeliani, fermo da oltre un anno.

L'Autorità nazionale palestinese (Anp), che solo pochi giorni fa aveva accettato la proposta Usa di “negoziati indiretti” con Israele, ha definito la decisione israeliana “una provocazione”. 

“La decisione israeliana – afferma l’Anp – dimostra che la priorità del governo di Tel Aviv è consolidare l’occupazione illegale, piuttosto che lavorare per il successo dei negoziati, che presuppongono la fine di questa occupazione”.

Il provvedimento israeliano è stato criticato anche dal vicepresidente Usa Joe Biden, che proprio in queste ore si trova in Medio Oriente in visita ufficiale.

http://www.ansa.it/

Biden, Israele mina sforzi pace

Germania: il nuovo piano di case e' inaccettabile

10 marzo, 15:48

RAMALLAH – La colonizzazione di Israele sta minando la fiducia dei palestinesi in nuovi negoziati di pace: e' quanto ha affermano il vice presidente americano Joe Biden a Ramallah, condannando ancora una volta la decisione israeliana di costruire 1600 nuove case a Gerusalemme est. Biden, che gia' ieri aveva condannato pubblicamente i nuovi progetti edilizi annunciati da Israele, ha rilasciato una dichiarazione a margine del suo incontro con Abu Mazen (Mahmud Abbas) nella sede di Ramallah della presidenza dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp): dichiarazione nella quale ha fra l'altro reiterato il pieno sostegno di Washington alla nascita di un futuro Stato palestinese nell'ambito di un accordo di pace con Israele fondato sulla soluzione dei 'due Stati per due popoli'. ''E' compito di entrambe le parti costruire un clima di sostegno ai negoziati e non complicarne il cammino'', ha ammonito Biden, ribadendo che a giudizio degli Usa ''la decisione di ieri del governo israeliano di far avanzare i piani di edificazione di nuovi alloggi a Gerusalemme est mina esattamente la fiducia di cui c'e' bisogno adesso al fine di avviare e realizzare negoziati proficui''.

Quanto al futuro, il vice-Obama e' stato netto nel riaffermare l'impegno Usa a favore di ''uno Stato palestinese governabile e dotato di continuita''' territoriale. ''Deve essere chiaro a tutti – ha rimarcato – che non c'e' oggi alternativa alcuna alla soluzione dei due Stati, destinati a essere parte integrante di qualsiasi piano di pace globale''. Abu Mazen, da parte sua, ha avvertito che i negoziati potranno andare avanti solo se Israele adempira' con i fatti agli ''impegni del processo di pace'' e ''cessera' di compiere azioni che ne pregiudicano l'esito''. Biden, che gia' ieri aveva condannato pubblicamente la decisione israeliana di dare via libera ai 1600 nuovi alloggi, ha rilasciato una dichiarazione a margine del suo incontro con Abu Mazen (Mahmud Abbas) nella sede di Ramallah della presidenza dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp): dichiarazione nella quale ha fra l'altro reiterato il pieno sostegno di Washington alla nascita di un futuro Stato palestinese nell'ambito di un accordo di pace con Israele fondato sulla soluzione dei 'due Stati per due popoli'. ''E' compito di entrambe le parti costruire un clima di sostegno ai negoziati e non complicarne il cammino'', ha ammonito Biden, ribadendo che a giudizio degli Usa ''la decisione di ieri del governo israeliano di far avanzare i piani di edificazione di nuovi alloggi a Gerusalemme est mina esattamente la fiducia di cui c'e' bisogno adesso al fine di avviare e realizzare negoziati proficui''. Quanto al futuro, il vice-Obama e' stato netto nel riaffermare l'impegno Usa a favore di ''uno Stato palestinese governabile e dotato di continuita''' territoriale. ''Deve essere chiaro a tutti – ha rimarcato – che non c'e' oggi alternativa alcuna alla soluzione dei due Stati, destinati a essere parte integrante di qualsiasi piano di pace globale''. Abu Mazen, da parte sua, ha avvertito che i negoziati potranno andare avanti solo se Israele adempira' con i fatti agli ''impegni del processo di pace'' e ''cessera' di compiere azioni che ne pregiudicano l'esito''.

 

GERMANIA; INACCETTABILE PIANO NUOVE CASE GERUSALEMME EST 
BERLINO – Il governo tedesco ha definito oggi ''inaccettabile'' il piano di Israele di costruire 1.600 nuovi alloggi a Gerusalemme est. Secondo un portavoce del ministero degli Esteri, si tratta di un ''segnale completamente sbagliato, sia nei contenuti, sia nei tempi''. Adesso, ha sottolineato il portavoce, tutti gli sforzi politici dovrebbero concentrarsi sulla creazione delle condizioni necessarie all'avvio di negoziati onnicomprensivi tra Israele ed i palestinesi ''in modo da affrontare le questioni centrali del conflitto''.

 

MO: FAYYAD A BIDEN, PIANO ISRAELE UN SILURO A SFORZI PACE 
GERUSALEMME – Il premier palestinese Salam Fayyad ha detto oggi al vice presidente Usa Joe Biden, che ha incontrato a Ramallah, che il nuovo controverso piano israeliano di costruire 1600 unita' abitative a Gerusalemme est in un rione ebraico, e' un siluro agli sforzi di pace. ''Non c'e' dubbio – ha detto – che questo gesto israeliano mina la fiducia nelle prospettive del processo di pace che noi tutti siamo molto interessati a rilanciare''. Il piano israeliano ha sollevato un'ondata di proteste palestinesi, internazionali e anche degli Stati Uniti. Lo stesso Biden ha condannato la decisione. ''La sostanza e il momento scelta per l'annuncio -ha detto-, in particolare con il varo dei colloqui indiretti, e' esattamente il tipo di atto che mina la fiducia di cui ora c'e' bisogno''. Intanto, secondo l'esponente dell'Olp Yasser Abed Rabbo, alcuni Stati membri della Lega Araba avrebbero deciso di ritirare il loro appoggio all'apertura dei colloqui di pace indiretti israelo-palestinesi con la mediazione degli Stati Uniti, in reazione al progetto edilizio israeliano. In un'intervista all' emittente 'Voce della Palestina', Rabbo ha detto che e' probabile una nuova riunione del comitato di monitoraggio della Lega Araba per discutere della questione. A suo dire le proteste internazionali all'iniziativa israeliana non saranno sufficienti se non saranno seguite da passi concreti.(ANSAmed).

 

MO: BIDEN; COLLERA DI BARAK DOPO ANNUNCIO PIANO EDILIZIO 
GERUSALEMME – Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha condannato in un incollerito comunicato l'annuncio dato ieri dal ministero dell'interno su un controverso piano di edilizia ebraica a Gerusalemme est che ha coinciso con la visita del vice presidente Usa Joe Biden e ha provocato la severa reazione degli Usa e dello stesso Biden. ''Il ministro della difesa Ehud Barak – si afferma nel comunicato – esprime la sua collera dopo l'annuncio superfluo (del progetto) che turba i negoziati di pace con i palestinesi, negoziati che sono del massimo interesse per Israele''. ''Un record di stupidita' diplomatica'' e' stato il commento di Kadima, il partito di maggioranza relativa all' opposizione, all'annuncio del ministero. Anche sui maggiori quotidiani del paese i commenti sono tutti molto aspri. ''E' difficile decidere quale possibilita' sia quella peggiore: che il premier Netanyahu abbia deciso di sabotare la ripresa dei negoziati di pace con i palestinesi anche a spese di una crisi nelle relazioni con l'amministrazione Obama o che abbia perso il controllo di una delle questioni piu' esplosive del Medio Oriente'' ha scritto il quotidiano Haaretz in un commento dal titolo ''Uno schiaffo (a Biden) udito in tutto il mondo''. ''L'uomo piu' vicino a Netanyahu a Washington – ha scritto il Maariv – ha ricevuto qui il trattamento abituale, a causa del quale l'ospite tornera' a casa furibondo, umiliato e assetato di vendetta''.

 

MO: GERUSALEMME EST; ONU CONTRO NUOVI INSEDIAMENTI, ILLEGALI 
NEW YORK – Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha condannato oggi i piani israeliani per la costruzione di 1.600 nuovi insediamenti neI Territori occupati palestinesi, unendosi alle critiche espresse ieri dalla Casa Bianca. “Il segretario generale condanna l'approvazione da parte del ministero dell'Interno di Israele dei progetti di edificazione di 1.600 unità abitative a Gerusalemme Est”, afferma in un comunicato il portavoce Martin Nesirky. “Ban ricorda che gli insediamenti sono illegali secondo le leggi internazionali”, sottolinea la nota dell'Onu.

 

IL PIANO

L'annuncio è stato dato ieri dal ministero dell' Interno israeliano, con un provvedimento che per alcuni oppositori ha il sapore della provocazione e che è stata condannata, fra gli altri, dalla Casa Bianca e dall'Autorità palestinese. E che appare anche uno schiaffo al vicepresidente Usa, Joe Biden, in visita ieri a Gerusalemme proprio nel tentativo di rilanciare il processo di pace. Le 1.600 “unità abitative” sono previste nell'insediamento ebraico ortodosso di Ramat Shlomo, lo stesso nel quale nel 2008 erano già state autorizzate 1.300 case, e il 30% sarà “riservato a giovani coppie”. L'area – come hanno riconosciuto fonti ministeriali – é ben al di là della cosiddetta linea verde, ma è annessa al territorio municipale di Gerusalemme. Cosa che, stando alla linea del governo in carica, la rende parte inalienabile della “capitale eterna e indivisibile d'Israele”, come scriveva una nota del ministero israeliano. Il permesso non è ancora esecutivo, ma ha già il placet del ministro Yishai.

 

http://it.reuters.com/

Palestinesi: colloqui indiretti ultima chance per pace

lunedì 8 marzo 2010 12:25

GERUSALEMME (Reuters) – I colloqui indiretti tra palestinesi e israeliani, con la mediazione degli Usa, rappresentano l'ultima chance per tenere in vita il processo di pace in Medio Oriente. Lo ha detto oggi il negoziatore capo palestinese, nel giorno in cui Israele ha approvato la costruzione di altre 112 abitazioni nei territori occupati in Cisgiordania. Un progetto, ha fatto sapere Israele, che non rientra nella moratoria sugli insediamenti.

“I rapporti si sono deteriorati a tal punto che gli Stati Uniti stanno provando a salvare il processo di pace con quest'ultimo tentativo — ma ricordate le mie parole — questa sarà l'ultima chance per vedere se esiste un modo per prendere delle decisioni tra israeliani e palestinesi”, ha detto Saeb Erekat alla radio militare israeliana.

L'inviato Usa George Mitchell ha in programma di incontrare il presidente palestinese Mahmoud Abbas oggi pomeriggio, dopo aver discusso con il premier israeliano Benjamin Netanyahu sullo stato dei negoziati.

Entrambe le parti hanno accettato la proposta statunitense di colloqui indiretti per riprendere quel processo di pace interrotto a dicembre del 2008.

“Oggi il presidente Abbas consegnerà una risposta scritta al senatore Mitchell con la quale noi accetteremo la proposta sui colloqui di prossimità”, ha detto Erekat a Reuters.

L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina ha appoggiato la scelta dei colloqui indiretti ieri, dopo l'ok dato la scorsa settimana dalla Lega Araba a quattro mesi di negoziati che, per i palestinesi, dovrebbero concentrarsi sulla sicurezza e sui confini del nuovo stato.

Abbas aveva inizialmente chiesto, come condizione per la ripresa dei negoziati, una sospensione completa degli insediamenti israeliani, giudicando insufficiente la moratoria limitata ordinata da Netanyahu a novembre su pressione degli Usa.

La decisione di Olp e Lega Araba ha però fornito l'appoggio necessario al leader palestinese per riprendere i colloqui con Israele anche senza una moratoria totale sugli insediamenti. Netanyahu ha, a sua volta, accettato la proposta di colloqui indiretti, affermando di sperare che questi possano portare poi a negoziati diretti. 

NUOVE ABITAZIONI IN CISGIORDANIA

Israele, intanto, ha approvato oggi la costruzione di altre 112 abitazioni in Cisgiordania, come annunciato da Peace Now, gruppo israeliano contrario agli insediamenti nei territori occupati.

La decisione israeliana, tra l'altro, è stata resa nota a poche ore dall'arrivo del vicepresidente Usa Joe Biden, che si recherà in Israele per discutere con Netanyahu del processo di pace in Medio Oriente e del programma nucleare iraniano.

Il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat ha detto che il piano edilizio israeliano negli insediamenti di Beitar Ilit dimostra come la moratoria israeliana sia in realtà una “bufala”, mentre il ministero della Difesa di Israele ha risposto che il progetto risale a prima della decisione di Netanyahu di sospendere gli insediamenti per 10 mesi.

 

http://www.eurogroup.biz/web/

La Palestina apre all'Italia

10.03.2010Scambi. Intesa tra CdC per sviluppare gli investimenti.

L'Italia apre ai rapporti economici con la Palestina, lo stato che (ancora) non c'è. Ieri la sigla di un memorandum of understanding in 25 punti tra Promos e Camera di Commercio di Betlemme (un altro ha riguardato Ice e Paltrade) in occasione del primo Italian-palestinian business forum organizzato dal ministero degli Affari esteri e dal ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con Ice, Promos, Camera di commercio di Milano e regione Lombardia.

Era presente il ministro dell'economia nazionale Abu Libdeh, a capo di una delegazione dei presidenti della federazione delle industrie palestinesi, Pfi, di Paltrade e del presidente di Promos, Bruno Ermolli.

Tra Italia e Palestina c'è una lunga tradizione di rapporti, nel biennio 2007-2009 le esportazioni italiane sono cresciute dell'87 per cento. 
Secondo Fondo monetario internazionale e Banca mondiale, il Pil dell'Autorità nazionale palestinese è tornato a crescere nel 2009, nonostante la crisi che ha caratterizzato non solo l'area mediorientale, ma l'economia globale. 
Nel secondo trimestre del 2009, l'aumento è stato del 6,4% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% rispetto allo stesso periodo del 2008. 
Anche per quanto riguarda
 il Pil procapite, nel secondo trimestre 2009 si registra un incremento del 5,6% rispetto al trimestre precedente, mentre l'incremento tendenziale è pari al 2,4 per cento. 

Lo stesso indice di produzione industriale ha segnato un miglioramento del 2,19% nel 2008, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. 
Sono stati presentati gli strumenti di intervento promossi dal governo italiano, a partire dal cosiddetto “Piano Marshall per la Palestina”, alla Commodity Line di 25 Milioni di Euro dedicata alle Pmi, al programma “Le Ali della Colomba” – Palestinian Municipality Support Program (Pmsp), finalizzato a consolidare le istituzioni palestinesi e promuovere le condizioni di sicurezza e stabilità indispensabili per il rilancio del processo di pace.

«Il forum ha messo in luce le potenzialità di sviluppo della Palestina e rinsaldato il partenariato tra le piccole e medie imprese italiane e palestinesi. Per diventare parte attiva nel processo di ricostruzione e sviluppo della Palestina dobbiamo infatti favorire concrete opportunità per fare sistema fra le diverse realtà economiche, politiche ed istituzionali – ha detto Bruno Ermolli -. Solo così sarà possibile rinsaldare il dialogo già avviato e rafforzare la stabilità economica e sociale nell'intero bacino del Mediterraneo».

 

http://it.peacereporter.net/homepage.php

Spianata del moschee, un problema anche giordano

Le varie forme della protesta dello Stato mediorientale, dove i regnanti hashemiti discendono direttamente dal profeta Maometto

A due settimane dall'annuncio da parte del governo israeliano che riguarda l'inclusione delle moschee di Bilal a Betlemme e la moschea di Abramo a Hebron nel “patrimonio storico ebraico”, immediatamente seguito dalla voce del ministro dell'Informazione giordano, Nabil Sharif, critico, a nome del suo governo, nei confronti di “simili provvedimenti unilaterali” che la Giordania rifiuta in toto, continuano gli scontri tra polizia e esercito israeliano e i fedeli musulmani nella spianata della moschea al-Aqsa a Gerusalemme parallelamente a piu' giornate di disordini ad Hebron.

Nel frattempo pero' la voce diretta dell'Autorita' giordana, la monarchia hashemita discendente della famiglia del Profeta Maometto, protettrice in quanto tale dei luoghi santi musulmani quale e' la moschea di al-Aqsa, si e'via via affievolita. Nonostante abbia ribadito il sette marzo, nell'incontro con il segretario generale della Nato Rasmussen l'importanza della soluzione di due stati nel processo di pace che vive una fase critica facilmente suscettibile di sviluppi ulteriormente violenti, nessuna sua dichiarazione ufficiale ha seguito i recentissimi scontri di venerdi' scorso, in cui 60 persone tra palestinesi e forze israeliane sono rimaste ferite. Non manca invece ora come ai tempi dell'annuncio israeliano la reazione da parte dell'Islamic Action Front, il partito politico dei Fratelli Musulmani giordani, che proprio venerdi' si trovava riunito per manifestare contro la decisione israeliana di appropriarsi dei siti musulmani santi chiamati dagli ebrei la tomba di Rachele, la moschea a Betlemme, e la tomba dei Patriarchi, la moschea di Hebron. Gli islamisti giordani durante questa manifestazione di protesta si sono lanciati in un appello ai palestinesi per una terza Intifada per difendere i luoghi santi , cosi'come nella richiesta a questo governo di interrompere le relazioni diplomatiche con Israele.

Ad annuncio israeliano appena declamato, il Ministro dell'Informazione Sharif aveva condannato le politiche israeliane mirate a modificare i simboli storici e religiosi in Palestina come una “violazione del diritto internazionale”, sottolineando poi come tali misure giungono nella fase critica delle trattative, in cui da piu'parti ci si adopera per riprendere i negoziati. Le minacce alla pacificazione della regione con la soluzione in due stati auspicata dal governo giordano non fanno che rafforzarsi con le provocazioni dell'esercito israeliano, quella di domenica scorsa 28 febbraio, che ha preso d'assalto la Moschea di al-Aqsa permettendo l'ingresso nella spianata santa di Sionisti estremisti che si sono ritrovati in diretto confronto con i fedeli musulmani. In quanto referente del governo giordano, Sharif era intervenuto contro tali nuove provocazioni e le sue dichiarazioni sono state accompagnate, come il Ministero degli Affari Esteri Judeh ha riferito, da una azione diplomatica sotto le direttive di Sua Maesta' re Abdullah II, volta a rimuovere rapidamente la polizia israeliana dall'area della moschea. Il Ministro Judeh ha aggiunto che le direttive di sua maesta' hanno incitato le forze diplomatiche ad agire a tutti i livelli possibili per testimoniare la protesta ed il rifiuto nei confronti delle ultime azioni israeliane. In effetti a tali ordini la diplomazia giordana si e' mossa tramite l'ambasciata giordana di Tel Aviv, raggiungendo lo scopo da queste Autorita' auspicato: l'uscita della polizia dal complesso monumentale santo e la riapertura delle porte per i fedeli.

La mano dall'alto della stanza reale per una soluzione diplomatica di un tale momento critico e' stata accompagnata dalle sue dichiarazioni nel corso della stessa giornata di domenica 28 febbraio nell'incontro col presidente dell'Autorita' Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, a cui ha ribadito il suo sostegno per la causa dei diritti del popolo palestinese in particolare per la definizione di uno stato palestinese indipendente nel proprio territorio nazionale. Rispetto alla questione si era poi pronunciato anche col senatore degli Stati Uniti John Kerry in visita regionale al quale Sua Maesta' aveva sottolineato l'importanza del ruolo degli Stati Uniti nella ripresa dei negoziati, che in effetti l'otto marzo si e' manifestata tramite l'inviato americano in Medio Oriente Mitchell, nel dialogo con entrambi le parti per una ripresa indiretta dei negoziati che dovrebbero poter condurre a una ufficiale trattativa tra Ramallah e Tel Aviv. Notizia alla quale i movimenti politici e di resistenza palestinese apportano il loro rifiuto, ritenendolo ancora una volta un passo a discapito della causa palestinese, con Israele che indugia nei propri comportamenti criminali protetto a livello internazionale dalla sicurezza e dal calore che la parola negoziati provoca.

Mentre dunque continua ad essere forte la preoccupazione dell'Onu per i passi incauti ma sempre decisi dello Stato Ebraico, che di certo non tutela l'appartenenza anche cristiana ai monumenti sul suolo palestinese, come lo sono la moschea di Abramo e la Tomba di Rachele, Sua Maesta' di Giordania di incontro diplomatico in altro , non dimentica di tutelare la causa palestinese che, in assenza di una soluzione contemplante due stati, uno palestinese, uno ebraico, lo vedrebbe implicato nella temuta “opzione giordana” che cosi' includerebbe i quattro milioni di palestinesi della West Bank nel suo regno, dove gia' i palestinesi formano il 60 percento della popolazione. Ma evidentemente gli incontri diplomatici con le sue promettenti dichiarazioni non bastano e non saziano una ormai diffusa sete di giustizia e rispetto ancorata nel fedele musulmano, se, dopo le condanne della Lega Araba, sono i movimenti di islamisti a agitarsi , provocando quell'unica reazione estremista, qui in Giordania manifestatasi con i Fratelli Musulmani pacificamente, che in Occidente conosciamo.

 

http://www.welfarecremona.it/

PALESTINA: PROSEGUE LA MISSIONE DEL PROGETTO PLAY AND 
La “normalizzazione” della situazione nel campo profughi di Shu'fat 

PEACE GAMES IN PALESTINA: PROSEGUE LA MISSIONE DEL PROGETTO PLAY AND 
La “normalizzazione” della situazione nel campo profughi di Shu'fat 
(Gerusalemme Est) ha permesso il proseguimento delle attività del progetto 
Play and Work. Una fitta agenda di incontri istituzionali, soprattutto con 
la Commissione Europea, e con le organizzazioni locali, sta accompagnando 
i primi giorni di missione di Livia Dusatti, responsabile dell'ufficio 
progetti di Peace Games e di Maria Paola Pannacciulli, coordinatore in 
loco del progetto. In questi giorni si sta anche stringendo per 
l'organizzazione di Vivicittà a Shu'fat, che si svolgerà in contemporanea 
con il Vivicittà nei campi profughi palestinesi in Libano, con la 
collaborazione di Unrwa – l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi – e 
UTL – l'unità territoriale locale del ministero italiano per gli affari esteri.
“Rispetto ai giorni scorsi, quando l'esercito israeliano ha fatto 
irruzione a Shu'fat durante la notte — ci spiega Livia Dusatti — la 
situazione nel campo si è tranquillizzata, e questo ci permette di portare 
avanti i nostri impegni per i progetti, sia di natura organizzativa che 
istituzionale. La preparazione di Vivicittà sta portando a risultati molto 
interessanti anche sul piano delle relazioni, perchè riunisce soggetti che 
poche volte compaiono sotto lo stesso cartello: l'Ufficio della 
Cooperazione italiana, la Commissione Europea, l'Unrwa (l'agenzia delle 
Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi), la Regione Emilia Romagna, le 
autorità locali del campo di Shu'fat, i centri giovanili con cui Peace 
Games-uisp lavora da anni. Questo assicura la buona riuscita di Vivicittà, 
ma apre anche nuove prospettive per la nostra presenza in Palestina.”
Il progetto “Play and work”, così come “Il diritto di giocare in pace”, 
vede come protagonista il centro educativo al Zuhur e le proprie attività, 
oltre a tutto il territorio del campo profughi, mettendo in rete e 
potenziando le varie organizzazioni locali che si occupano di sport e di sociale.

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.