Rassegna stampa italiana.

23/7/2008 (17:18) – IL VIAGGIO ELETTORALE DEL SENATORE DELL’ILLINOIS
Obama: "Gerusalemme sarà la capitale d’Israele"
Il candidato democratico alla Casa
Bianca tranquillizza l’elettorato
ebraico. Peres: «Al mondo serve
un grande presidente americano»
SDEROT
In maniche di camicia, ma con l’aplomb di un presidente eletto e una coreografia curata fin nei minimi dettagli. Il senatore di Chicago Barack Obama, candidato democratico alla Casa Bianca, ha tenuto una conferenza stampa congiunta a Sderot, nel sud di Israele, con il ministro degli Esteri di Gerusalemme Tzipi Livni. «Ogni forma di terrorismo è intollerabile», ha detto Obama, con il preciso obiettivo di tranquillizzare l’elettorato ebraico, cruciale in vista del voto di novembre, «difenderemo Israele sempre». La cittadina di Sderot è il bersaglio di molti razzi palestinesi e Obama ha scelto di parlare proprio dal deposito dei residui dei razzi Qassam, che gli è stato fatto visitare da Tzipi Livni e dal ministro della Difesa israeliano Ehud Barak.

La visita di Obama è in effetti un viaggio ufficiale poiché il candidato fa parte di una delegazione bipartisan del Senato, ma i compagni di viaggio, il repubblicano Chuck Hagel e il democratico Jack Reed, restano opportunamente dietro le quinte, lasciando a Obama la ribalta. «Se cadessero i razzi sulla casa dove dormono le mie due figlie, farei il possibile per difenderle. E lo stesso deve fare Israele». La prima delle domande dei reporter, uno dei rari momenti di confronto con la stampa del viaggio di Obama, riguarda Gerusalemme. E anche in questo Obama dà una risposta inequivoca, per tranquillizzare gli ebrei americani. «Il nostro sarà un impegno incrollabile per Israele – ha detto Obama – nella convinzione che Gerusalemme sarà la capitale di Israele». Di più: sarà una capitale indivisa. Per Obama tuttavia è una delle ultime tappe del processo di pace, questa, e in accordo con i palestinesi. La comunità internazionale, inclusi gli Usa, non riconosce la rivendicazione di Israele che sia Gerusalemme la sua «eterna indivisa capitale».

Shimon Peres: «Al mondo serve un grande presidente Usa»
Al mondo serve un grande presidente americano, ha detto il capo di Stato israeliano Shimon Peres ricevendo il candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama. «Se possa darle un consiglio come candidato- ha detto Peres- lei deve essere un grande presidente degli Stati Uniti, perchè il mondo ha bisogno di una visione e di una leadership». Secondo l’84enne premio Nobel per la pace, i principali problemi attuali sono «il terrorismo e la fame». Obama ha iniziato questa mattina la sua visita in Israele con una prima colazione assieme al ministro della Difesa Ehud, al King David Hotel di Gerusalemme dove alloggia durante la visita.

Al centro dei colloqui vi sono state «tutte le questioni fondamentali e le sfide poste di fronte a Israele e il mondo libero nella regione», recita un comunicato del ministro. In un successivo incontro con il capo dell’opposizione, il leader del Likud Benyamin Netanyahu, Obama ha sottolineato che non cercherà mai di danneggiare la sicurezza d’Israele. Entrambi hanno convenuto sul fatto che impedire all’Iran di diventare una potenza nucleare è una priorità. Prima di recarsi da Peres, il candidato democratico alla Casa Bianca ha visitato il memoriale dell’Olocausto Yad Vashem.

Il tour internazionale del candidato democratico alla Casa Bianca fa tappa a Sderot
In una conferenza stampa nel sud del Paese affronta il nodo irrisolto della capitale

Obama ai palestinesi: sarà pace
"Gerusalemme capitale di Israele"

Sull’Iran: "Il programma nucleare di Teheran costituisce una grave minaccia"

SDEROT (Israele) – Il viaggio in giro per il mondo che ha l’obiettivo di accreditarlo come un leader credibile anche in politica estera, arriva in Israele. A Sderot, nel sud del Paese, Obama Barack si presenta in conferenza stampa in compagnia del ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni. E affronta uno dei nodi irrisolti del conflitto tra israeliani e palestinesi: "Gerusalemme sarà la capitale di Israele". Un modo per tracciare una continuità con l’era Clinton e riprendere in mano la questione della pace in Terra Santa – per cui assicura "c’è una finestra di opportunità" – proprio da uno dei punti su cui saltarono i negoziati di Camp David nel 2000. Rassicura gli alleati che lo ospitano con una presa di posizione netta su Hamas, "sono contrario alle trattative", e sull’Iran, "il programma nucleare costituisce una grave minaccia". Ma anche qui lascia tra le righe una presa di distanza dall’amministrazione Bush, citando come unica via quella diplomatica: "La comunità internazionale deve agire con bastone e carota".

Il nodo irrisolto. La risoluzione dell’Onu del 1947, respinta dagli arabi, prevedeva la creazione in Palestina di due Stati, uno ebraico e uno palestinese. Per Gerusalemme veniva stabilito uno status di corpo separato. Al termine del primo conflitto arabo-israeliano, la città restò divisa in due: il settore ovest in mano israeliana, quello est, dove si trovano i principali luoghi santi delle tre religioni monoteiste, in mano giordana. Nel 1967 Israele occupò anche i quartieri orientali. Quelli che i palestinesi rivendicano e che considerano capitale del futuro stato di Palestina. Nel 1980, Israele proclamò la città sua "eterna e indivisa capitale", uno status non riconosciuto dagli altri Stati.


"Gerusalemme capitale di Israele". Proprio questo fu uno dei grandi ostacoli che fece fallire gli accordi del luglio di otto anni fa a Camp David, nel Maryland, svolti con la mediazione dell’ultimo presidente democratico Bill Clinton. I protagonisti allora erano l’ex premier israeliano Ehud Barak e lo storico leader palestinese Yasser Arafat. Sul futuro di Gerusalemme il senatore dell’illinois ha però precisato: "Quello di capitale è uno status finale che dovrà essere deciso dai negoziati e in accordo con i palestinesi. La comunità internazionale, inclusi gli Usa, non riconosce la rivendicazione israeliana di Gerusalemme come sua ‘eterna e indivisa capitale’". Nei confronti dei palestinesi, Obama apre all’Anp e chiude ad Hamas. Poco prima di arrivare a Sderot, era a Ramallah, dove ha garantito al presidente Abu Mazen che se verrà eletto sarà "un attore importante" nel processo di pace per il Medio Oriente.

"Programma nucleare grave minaccia". Anche sull’Iran, la posizione di Obama è un misto di continuità e cambiamento. "Gli iraniani devono capire che sia l’amministrazione Bush che, se sarà, quella di Obama, la questione rimane una preoccupazione degli Usa: il mondo deve evitare che Teheran ottenga un’arma nucleare". Ma l’unica via per indicata per raggiungere l’obiettivo è quella diplomatica: "La comunità internazionale deve agire con bastone e carota", per convincere la Repubblica Islamica a sospendere il suo programma di arricchimento dell’uranio. "Penso che per noi ci sia anche la possibilità di applicare sanzioni più rigide – ha concluso Obama – ma anche di migliorare la relazioni con la comunità internazionale nel momento in cui decidano di interrompere il nucleare".

(23 luglio 2008)

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