Referendum popolari nel Donbass, Graziarosa Villani: “Non è stata rivelata alcuna irregolarità”

Di Lorenzo Poli. In questi giorni sui media mainstream si parla molto di “referendum farsa” nei confronti dei referendum popolari indetti dalle Repubbliche Popolari del Donbass per annettersi alla Federazione Russa, dopo più di 8 anni di guerra, pulizia etnica contro le popolazioni russofone, 14.000 morti e resistenza antifascista contro i gruppi paramilitari neonazisti ucraini.

È stato un referendum sui generis perché si è tenuto nel bel mezzo di una guerra mentre ancora non tacciono le armi, ponendo la vita delle popolazioni russofone del Donbass ad un bivio tra due mondi: quello atlantista dell’Ucraina di Zelensky o quello post-sovietico della Russia di Vladimir Putin. 

Ripercorriamo dunque il filo logico sulla vicenda. Il primo mattino del 23 settembre oltre un centinaio di persone, da oltre 40 Paesi e fino al 27 settembre, sono arrivati nelle terre di Lugansk, Donetsk, Kherson, Zaporozhie in qualità di osservatori internazionali per i referendum con i quali le popolazioni decideranno se aderire alla Federazione Russa. Si tratta di giornalisti, imprenditori, esponenti di associazioni invitati dalle autorità competenti delle neo-repubbliche quali osservatori delle operazioni elettorali. La delegazione italiana è coordinata da Vito Grittani, Ambasciatore a.d. presso il ministero degli Esteri della Repubblica di Abcasia Responsabile per l’Italia, ed è arrivato a Mosca per poi dirigersi verso i territori contesi.

Si tratta di consultazioni referendarie al centro delle attenzioni di tutto il mondo nei territori contesi da Ucraina e Federazione Russa. Nonostante ciò, la delegazione di osservatori internazionali è stata considerata “non-ufficiale” in quanto l’Unione Europea non ha riconosciuto la legittimità del voto.

In ballo il principio di autodeterminazione dei popoli “mentre sui media occidentali e dagli scranni dell’Assemblea Plenaria delle Nazioni Unite si tacciano i referendum come un’arma brandita dalla Federazione Russa che potrebbe dare seguito ad una ulteriore escalation militare”[1] – come ha scritto la giornalista Graziarosa Villani[2], esponente della delegazione italiana di 13 osservatori. 

“Sarà un voto utile a portare la pace? Sarà un voto corretto? I seggi sono stati aperti alle 9 del mattino” – si chiedeva il 23 settembre. 

Anche a Zaporozhie, come a Lugansk, Donetsk, Kherson, vi è stato il referendum indetto dalla Federazione Russa. Il quesito del referendum bilingue, in lingua russa e in lingua ucraina, è il seguente (traduzione ufficiosa): “È favorevole alla secessione dell’oblast’ di Zaporož’e dall’Ucraina, alla formazione di uno Stato indipendente dell’oblast’ di Zaporož’e e al suo ingresso nella Federazione Russa come soggetto federato della Russia?”

Come si vede l’elettore con il voto sta esprimendo sia la propria volontà di indipendenza sia l’entrata, come Stato federato, nella Federazione Russa (ad oggi 85 soggetti federati).

Come è avvenuto il voto? A spiegarlo è proprio stata Graziarosa Villani:

“Chi si presenta ai seggi mostra il proprio documento. Vengono poi annotate le sue generalità in un registro. Quindi gli viene consegnata la scheda. Alcune cabine elettorali sono a disposizione per votare dentro con una penna – non con una matita copiativa come in Italia – il cui inchiostro dovrebbe risultare indelebile. L’elettore vota ponendo una croce sul sì o sul no, lasciando in bianco o annullano la scheda. A sera quando il seggio viene chiuso per poi riaprire il mattino seguente – anche qui la peculiarità di queste consultazioni referendarie – le schede presenti nell’urna vengono contate ed inserite in una busta dedicata sigillata sulla quale il presidente della commissione elettorale distrettuale appone la sua firma.”[3]

Il voto è avvenuto ad “urne trasparenti” perché – come ha verificato la delegazione italiana nel seggio di Giancoi in Crimea – “è tale l’orgoglio di appartenere alla nazione russa che non c’è vergogna di votare praticamente in modo palese”. Villani ha poi aggiunto ironicamente: “Una vera anomalia per chi come gli Italiani fanno del principio del voto segreto, sancito costituzionalmente, un vero e proprio tabù tranne poi cadere nelle pratiche del voto di scambio”.

Il conteggio dei voti è iniziato immediatamente dopo la fine delle votazioni del 27 ed è stato comunicato dai membri della commissione distrettuale, ovvero, la vittoria schiacciante per l’annessione alla Federazione Russa e per l’indipendenza delle Repubbliche popolari con il…

Come è stato raccontato in Occidente, nei media mainstream e sulla stampa borghese? È stato definito un “referendum farsa”. Tutti uniti nel racimolare presunti fonti che dicano che è stata una farsa, che si sono notate irregolarità e quant’altro. Nessuno dei mezzi di informazione ufficiale mainstream ha però coinvolto coloro che hanno partecipato alla tornata elettorale, ovvero gli osservatori internazionali, ma si affidano a non-precisate “fonti del posto”, salvo poi snobbare da sempre giornalisti che sul posto ci sono stati, come per esempio Sara Reginella, Franco Fracassi, Giorgio Bianchi e il tanto rimpianto Giulietto Chiesa.

Gli osservatori internazionali della delegazione italiana, guidata da Vito Grittani, non ha registrato irregolarità nel processo elettorale, ma anzi hanno riscontrato una certa intenzione nell’impedire che la gente si recasse al voto. Come ha descritto Villani, si è trattato di “un voto blindato perché proprio probabile bersaglio di attentati di parte ucraina” – aggiungendo – “Non sono certo uno scherzo i morti, a colpi di attentati, che si contano per le consultazioni referendarie in corso nei territori contesi tra Ucraina e Federazione Russa di Zaporozhie, Lugansk, Donetsk, Kherson. Se fosse tutto una burletta perché organizzare agguati che fanno saltare in aria persone impegnate nella raccolta del voto?”[4]

Infatti, mentre l’Occidente parla di “referendum farsa” nessun mezzo di comunicazione occidentale ha parlato dell’omicidio del 16 settembre dei coniugi Boyko[5]. Ludmila Boyko era impegnata nella direzione della commissione elettorale territoriale della città di Berdiansk per la preparazione del referendum ed è stata uccisa con il marito Oleg nel loro garage. Il 25 settembre, Villani ha incontrato direttamente il governatore di Zaporozhie Eugeney Vitalievich Balicki che ha parlato di 20 morti[6].

Altre fonti raccontano addirittura come in Germania la giornalista tedesca Alina Lipp sia stata minacciata, così come diversi altri osservatori internazionali, solo per il fatto di aver viaggiato verso il Donbass per assistere al processo referendario. La giornalista britannica Vanessa Bealy, su RT, ha raccontato come le autorità occidentali abbiano effettivamente minacciato gli osservatori indipendenti che hanno seguito il processo di voto sull’adesione delle quattro regioni alla Federazione Russa. Inoltre ha anche sottolineato che nessuno dei 133 osservatori, compresa lei stessa, ha riscontrato una sola violazione durante la votazione. Infine è stata la stessa Graziarosa Villani a dichiarare: “Sarà anche un referendum ‘anomalo’, ma io non ho visto nessuno votare sotto la minaccia delle armi”.

Se i referendum sono stati ritenuti una “farsa” dall’area atlantista del mondo, gli esponenti di alcune nazioni presenti all’assemblea hanno salutato l’esperienza come una nuova fase di scambio che mette al centro il principio di autodeterminazione e dà il giusto riconoscimento alle nazioni dimenticate dalla politica occidentale. 

A tal proposito, arriva la proposta di Vito Grittani, lanciata nel corso dell’incontro che ha riunito alla Camera Civica di Mosca gran parte degli osservatori stranieri dei Referendum: creare un collettivo, un coordinamento di persone ed attivisti che possano incontrarsi tra loro, scambiare idee ed esperienze, nell’ambito degli Stati in qualche modo fuori dall’orbita Onu, dal continente africano a quello sudamericano, fino all’India ed oltre.

“Ho creato – ha spiegato Grittani – un osservatorio diplomatico internazionale che può mettersi a disposizione per raccogliere i frutti di questa esperienza sul campo”. 


[1] https://www.ecolagodibracciano.it/home/lugansk-donetsk-kherson-zaporozhie-oggi-al-voto-per-i-referendum-oltre-un-centinaio-di-osservatori-da-tutto-il-mondo/

[2] Giornalista professionista Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo “Successione tra Stati nei Trattati” (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E’stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L’Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell’Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell’Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.

[3] https://www.ecolagodibracciano.it/home/il-referendum-che-conta-quando-un-si-puo-cambiarti-la-vita/

[4] https://www.ecolagodibracciano.it/home/referendum-territori-contesi-i-morti-che-dimostrano-che-non-e-una-farsa/

[5] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/09/16/triplice-attacco-di-kiev-a-istituzioni-filorusse-razzi-sul-municipio-di-kherson-una-bomba-a-luhansk-uccisi-due-politici-a-berdyansk/6806003/

[6] Incontro con governatore dell’oblast di Zaporozhie su referendum e centrale nucleare https://www.youtube.com/watch?v=F_7UI-iSceE