Relatore dell’ONU per la Palestina: l’uccisione di Shireen Abu Aqleh è un “possibile crimine di guerra”

MEMO. L’uccisione della nota giornalista palestinese e corrispondente di Al-Jazeera, Shireen Abu Aqleh, è ​​un “potenziale crimine di guerra”, ha affermato mercoledì la Relatrice speciale dell’ONU per la Palestina, Francesca Albanese, in un’intervista a un’agenzia di stampa turca.

Albanese, che il mese scorso è succeduta al professor Michael Lynk, ha dichiarato all’Agenzia Anadolu che l’uccisione di Abu Aqleh costituisce una “grave violazione del diritto internazionale umanitario ed è potenzialmente un crimine di guerra secondo lo Statuto di Roma e del Tribunale Penale Internazionale”.

“La tragica morte di Shireen Abu Aqleh è l’ennesimo grave attacco al giornalismo, alla libertà di espressione e al diritto alla vita e alla sicurezza nei Territori Palestinesi Occupati”, ha affermato Albanese.

“L’omicidio di Abu Aqleh deve essere indagato a fondo in modo trasparente, rigoroso e indipendente”, ha continuato Albanese affermando che “è il momento giusto per chiedere che l’occupazione illegale della Palestina venga smantellata”.

Al-Jazeera ha accusato Israele della morte di Abu Aqleh dicendo che la 51enne è stata “assassinata a sangue freddo” dalle forze di occupazione. I colleghi di Abu Aqleh che hanno assistito all’omicidio hanno affermato che è stata colpita da un cecchino israeliano che li aveva attaccati sulla strada dove è stata uccisa la giornalista.

Le autorità di occupazione sono state accusate di negare, di offuscare e mentire in seguito ai loro tentativi di incolpare i Palestinesi per l’uccisione di Abu Aqleh. Un video accettato dall’esercito israeliano e ampiamente condiviso dai sostenitori dello Stato di Apartheid è stato confutato dal gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem. È emerso che l’uomo armato palestinese mostrato nel video si trovava in un luogo completamente diverso da quello in cui è stata uccisa Abu Aqleh.

“Questa mattina, il ricercatore sul campo di B’Tselem a Jenin ha documentato i luoghi esatti dove l’uomo armato palestinese raffigurato in un video distribuito dall’esercito israeliano ha sparato, così come il luogo esatto dove è stata uccisa la giornalista Shireen Abu Aqleh”, ha twittato B’ Tselem.

Ha ribadito: “La documentazione degli spari palestinesi distribuita dall’esercito israeliano non possono essere i colpi che hanno ucciso la giornalista Shireen Abu Aqleh”.

Funzionari israeliani hanno anche fatto pressione sull’Autorità Palestinese per essere inclusi nelle indagini. La richiesta della forza di occupazione responsabile della morte di 86 giornalisti palestinesi nel corso dei decenni è stata incredibilmentte accolta.

L’Autorità Palestinese ha ribadito il suo rifiuto di collaborare con Israele nelle indagini. Un membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, Hussein Al-Sheikh, ha annunciato che l’Autorità Palestinese ha respinto la richiesta dell’occupazione israeliana di aprire un’indagine congiunta.

Al-Sheikh ha dichiarato su Twitter che l’Autorità Palestinese è determinata a completare l’indagine in modo indipendente e “informerà la sua famiglia [di Abu Aqleh], l’America, il Qatar e tutte le autorità ufficiali e popolari dei risultati dell’indagine con estrema trasparenza”.

Ha ribadito che “tutti i segnali indiziali, le prove e i testimoni confermano il suo assassinio da parte di unità speciali israeliane”. Il ministero della Salute palestinese ha affermato che anche il giornalista Ali Samoudi è stato colpito alla schiena dall’esercito dell’occupazione, ma ha definito stabile il suo stato.

Rendendo omaggio ad Abu Aqleh, Al-Jazeera ha affermato che è una delle prime corrispondenti sul campo dell’agenzia e che ha coperto per un quarto di secolo la brutale occupazione di Israele nonostante il rischio per la sua vita.

L’anno scorso l’ICC ha avviato un’indagine sui crimini di guerra israeliani, così come l’ONU. L’organismo mondiale ha istituito una Commissione internazionale d’inchiesta per indagare sulle violazioni nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, e in Israele.

(Foto: Mohammed Asad/Middle East Monitor).

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli