Report: a maggio, le forze israeliane hanno arrestato 471 Palestinesi

mother_palestine_palestinian_political_prisonersRamallah-PIC. Giovedì, un gruppo di fondazioni per i prigionieri ha scritto un rapporto mensile sulla costante detenzione arbitraria dei Palestinesi da parte delle forze di occupazione israeliane (IOF) e sulle continue violazioni commesse contro i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.

Il rapporto ha sottolineato che, nello scorso mese di maggio, le IOF hanno arrestato 471 Palestinesi, portando il numero di cittadini palestinesi detenuti dall’inizio dell’Intifada (rivolta) di Gerusalemme, iniziata a ottobre 2015, a 5.805.

Il rapporto diffuso dalla Società per i prigionieri palestinesi, Addameer, dal Centro al-Mezan per i diritti umani, dal Comitato per i prigionieri e ex prigionieri e altre organizzazoni, ha sottolineato che tra i Palestinesi arrestati durante il mese di maggio, 84 sono bambini, 15 donne, 5 ragazze minori e il deputato del Consiglio Legislativo Palestinese, Abdel-Jabbar Fuqhaa.

La relazione indica che la più alta percentuale di arresti è avvenuta nella città di Gerusalemme, dove le IOF hanno sequestrato 111 gerosolimitani. Al-Khalil (Hebron) è al secondo posto, con 80 cittadini detenuti, segue Ramallah e el-Bireh con 61,  Betlemme con 48, Nablus con 45, Jenin con 34, Tulkarem con 24, Qalqilya con 14, Salfit Tubas e Gerico con 20, e  34 della Striscia di Gaza.

Il numero dei detenuti nelle carceri israeliane è così salito a circa 7.000 prigionieri, tra cui più di 330 bambini, 71 donne, 15 ragazze minori, sette deputati del PLC e 750 detenuti amministrativi.

Il rapporto ha anche sottolineato che le IOF hanno emesso 156 ordini amministrativi nel mese di maggio, tra cui 40 nuovi. Il rapporto ha affrontato i casi di detenzione nella Striscia di Gaza, sottolineando che la maggior parte dei detenuti sono pescatori.

Il rapporto ha citato il trattamento crudele e degradante a cui sono sottoposti  i detenuti durante la detenzione e gli interrogatori. Ha anche esaminato i casi di almeno otto prigionieri che hanno iniziato  lo sciopero della fame nel mese di maggio 2016 in segno di protesta contro le violazioni sistematiche commesse contro di loro nelle prigioni israeliane. Il rapporto ha poi affrontato le politiche e le violazioni dell’amministrazione delle prigioni israeliane contro i prigionieri in sciopero della fame.

La “Bosta”. Ha inoltre sottolineato la sofferenza dei prigionieri perché il servizio carcerario israeliano (IPS) utilizza la cosiddetta “Bosta” per trasferirli e la sofferenza che provoca ai prigionieri sottoposti a frequenti trasferimenti tra carceri, ospedali e tribunali.

I prigionieri vengono trasferiti con un veicolo chiamato “Bosta”, tutto in metallo, estremamente caldo d’estate e molto freddo d’inverno. Il processo di trasferimento via Bosta dura dalle otto ore a tre giorni dal momento in cui lasciano il carcere e tornano. Il prigioniero potrebbe essere detenuto in locali di attesa che mancano delle minime condizioni igieniche in più di una prigione prima di raggiungere il tribunale o l’ospedale. In questo contesto, il rapporto ha evidenziato il caso del prigioniero Rami Sabarneh di Hebron, che è stato aggredito dai soldati delle IOF tornando al carcere Raymond via “Bosta”, dopo l’appendicectomia a cui era stato sottoposto in un ospedale israeliano, causandogli la riapertura della sutura.

Il rapporto ha affrontato  l’uso continuo della tortura e dell’intimidazione da parte delle IOF come politica per abusare dei bambini, anche dopo che sono stati portati nei centri di detenzione e di interrogatorio. Questi criteri includono: minacce di lunga detenzione, di arresti dei membri della loro famiglia,  di mantenerli nello stesso posto a lungo.

Inoltre, le IOF praticano la tortura fisica su di loro, picchiandoli e ammanettandoli alla sedia durante gli interrogatori e altre pratiche crudeli.

Per quanto riguarda l’uso continuativo di ordini di detenzione amministrativa arbitraria per i prigionieri palestinesi, la relazione fa riferimento al caso del prigioniero Imad Barghouti, che era stato arrestato dalle IOF nel mese di aprile 2016, affrontando nel dettaglio il suo processo, dimostrando che il suo arresto è arbitrario e senza alcuna prova convincente, e che i tribunali israeliani non mirano ad ottenere la giustizia in qualsiasi modo, ma conferiscono una forma giuridica alle decisioni dei servizi di sicurezza israeliani.

Il caso del prigioniero Imad al-Barghouthi dimostra che l’occupazione usa la detenzione amministrativa come strumento di repressione, punizione, ritorsione e violazione della libertà di opinione e di espressione. Le quattro fondazioni hanno rinnovato la loro condanna per le gravi e sistematiche violazioni israeliane alle norme del diritto internazionale contro i detenuti palestinesi. D’altra parte, esprimono il loro orgoglio per la lotta dei prigionieri palestinesi contro il nemico.

Lo organizzazioni hanno sottolineato che continueranno negli sforzi in difesa dei prigionieri palestinesi e ad esporre gli abusi commessi contro di loro. Continuano ad affermare che la questione dei prigionieri, oltre ad essere nazionale palestinese, è umanitaria e morale e che gli sforzi arabi e internazionali devono unirsi per esercitare la massima pressione sullo stato di occupazione per fermare le sue gravi e sistematiche violazioni dei principi di diritto e dei diritti internazionali umanitari, e spingere per il rilascio dei prigionieri palestinesi.

In tale contesto, le organizzazioni hanno invitato la società civile, le realtà internazionali per i diritti umani, i partiti nel mondo ad adottare seri provvedimenti per esporre le violazioni alle norme del  diritto internazionale commesse dalle IOF. Le istituzioni hanno invitato le Nazioni Unite e la comunità internazionale ad agire per fermare le gravi violazioni contro i detenuti palestinesi, in particolare le continue pratiche di tortura e altri trattamenti crudeli e degradanti, e le continue sistematiche violazioni dei diritti dei bambini, sia con arresti arbitrari o durante l’interrogatorio e la detenzione. Hanno inoltre chiesto un intervento urgente per costringere Israele a rispettare gli obblighi legali e i diritti dei detenuti, ivi compreso il divieto della tortura e dei maltrattamenti, le prestazioni per le necessità dei detenuti, tra cui l’assistenza sanitaria e le visite dei familiari. Infine hanno invitato a far pressione su Israele per liberare immediatamente i bambini e le donne detenute e tutti i detenuti senza processo o accusa.