Report da Beddawi. I profughi dimenticati.

Riceviamo da Elisabetta Filippi.

Storie di profughi.

Dal mio arrivo a Beddawi sono ospite della famiglia di Waida. Waida vive con 3 sorelle, 2 fratelli, la nuora e l’anziana madre vedova. Il padre di Waida è stato rapito e poi ucciso durante la guerra civile, quando Tel el Zaatar è stata distrutta. Waida mi racconta che solo dopo un anno dalla sua scomparsa, il governo libanese ha detto che il corpo era stato gettato in
mare. Waida e la sua famiglia non sanno chi ha ucciso il padre, se
l’esercito libanese o i falangisti.
Ieri sera con waida abbiamo fatto 2 passi per le viuzze affollate e rumorose del campo. Waida mi ha presentato la famiglia Akel, profughi di Naher el
Bared: 5 adulti e 7 bambini. Il più piccolo dei quali di 3 anni.
Da 3 mesi
vivono in un magazzino dove venivano depositate le angurie. Non ci sono
acqua né servizi igienici e la famiglia Akel utilizza quelli dei vicini. Il
capofamiglia era proprietario di alcuni piccoli supermerati in Naher el
Bared, ma ha perso tutto. Anche loro come le altre famiglie di profughi sono fuggite con quello che indossavano.

Elisabetta

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