La prima tappa è stata nella città di Adana dove si trovano centinaia di profughi siriani e palestinesi.
Abbiamo ascoltato le loro storie e le loro esigenze e abbiamo distribuito 250 pacchi viveri alle varie famiglie, in casi estremi anche soldi.
In seguito, ci siamo spostati verso il confine con la Siria, la città di Al Rayhaniya che conta 140 mila profughi siriani e palestinesi.
Anche qui abbiamo distribuito più di 300 pacchi viveri e abbiamo visto casi di estrema povertà. Ci ha colpito in particolare la situazione di una famiglia che vive in una stanza sola, in cui si svolgono tutte le faccende domestiche. La donna vive con i suoi genitori e i figli dopo che ha perso il marito durante la guerra in Siria.
Nelle case non esiste il riscaldamento e il gelo si percepisce anche dai visi dei bambini a cui spesso non si riescono a procurare scarpe o calze.
La terza tappa è stata la città di Antakya che confina con la città siriana di Al Ladhiqiyah. Qui è davvero notevole il numero di profughi: sono più di 240 mila siriani e palestinesi e in certe zone della città si sente parlare solo l’arabo.
A tutti coloro che abbiamo chiesto se tornerebbero in Siria, la risposta è stata la stessa: tutti vorrebbero tornare nei loro paesi e nelle loro case, ma ora non possono.
Purtroppo sono veramente poche le associazioni umanitarie che arrivano in queste zone, nonostante la situazione drammatica dei profughi palestinesi e siriani. Dalla nostra parte abbiamo promesso loro di tornare e di continuare queste missioni umanitarie perché la necessità di intervenire è veramente urgente per alleviare almeno di poco il dolore dei nostri fratelli palestinesi e siriani.
Ricordiamoci che siamo tutti fratelli nell’Umanità.
Abspp onlus – Genova-Milano-Roma