Report del corso “Basics of Advocacy and Lobbying”

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Report del corso “Basics of Advocacy and Lobbying” a cura dei Giovani Palestinesi in Italia. 

07-09 Agosto 2015, Lomazzo, Como.

In questo corso ci sono state presentate diverse sessioni. In ognuna, a parte quella iniziale in cui ci è stata illustrata la storia della Palestina, abbiamo studiato i ruoli che possono avere i diversi attivismi sulla questione Palestinese.

E’ stato come un invito a cercare quello in cui siamo bravi e ad attivarci in quello.

Ci è stato presentato il ruolo internazionale e politico nella causa Palestinese, il ruolo della politica italiana, quello del boicottaggio economico, il ruolo degli scrittori e intellettuali ed infine il ruolo dei mass media e della comunicazione.

Abbiamo trovato molto importante ciascun ruolo, nessuno che dia di meno e nessuno di più, Patrizia Cecconi ci ha spiegato che per quanto la letteratura possa sembrare secondaria, non lo è affatto. Resta indelebile nel tempo e la sua lettura rievoca sensazioni che donano la forza e lo spirito di lotta. Dunque non bisogna sminuire niente, tutto può aiutare a staccare quel filo che unisce inevitabilmente il mondo all’ideologia sionista. Possiamo tutto. Tramite la politica, tramite il giornalismo, tramite la letteratura, possiamo tramite il boicottaggio economico, che nei confronti di Israele è praticato dal BDS. Prima che la campagna di boicottaggio in Sudafrica cominciasse a vedere dei risultati, ci vollero 30 anni. Invece il BDS ci ha presentano i risultati ottimi dopo 10 anni di boicottaggio.Questo corso non ha escluso nessun modo e nessuna possibilità, nessuna strada impossibile, attraverso tutto possiamo e dopo questo pare non abbiamo più la possibilità di aver scuse.

Sono stati tre giorni intensi, ma al tempo stesso leggeri, la compagnia e lo spirito creato tra di noi bastava a farci sentire forti e uniti, le lezioni sono state magnifiche, professori preparatissimi.

Di seguito, scriveremo qualche appunto su ogni sessione. 

Prima sessione. Storia della Palestina. Enrico Gailer 

Il professore ci ha illustrato il suo cd, un progetto e uno strumento che presenta la storia della Palestina su power point ad immagini. Ci invita a distribuirlo ovunque possiamo e di pensare a progetti simili per sensibilizzare e far conoscere la causa.

Con lui abbiamo ripercorso le più importanti tappe della storia palestinese, partendo dall’origine ai giorni di oggi. Illustreremo brevemente alcuni punti (la storia la potete trovare ovunque)

Il primo punto da analizzare è che sin dal 1860 alcuni ebrei si sono trasferiti in Palestina per motivi strettamente religiosi e hanno contribuito ad elevare la Palestina dal punto di vista socio-economico e questo non dava assolutamente fastidio ai Palestinesi, anzi, vivevano in pace e sintonia.

Ma da quando si parla di stato sionista, allora lì sorsero i primi problemi.

Nel 1897, Theodor Herzl, un attivista austriaco, illustra la sua idea di Stato Sionista al Congresso in Basilea (Svizzera).

Dal 1900 vengono inviati in Palestina i primi pionieri sionisti.

Nel 1914, all’inizio della prima guerra mondiale, la Palestina è proprietà turca, ma alla fine della prima guerra mondiale, caduto l’impero turco-ottomano, la Palestina cade in mani inglesi.

Il Ministro inglese Balfour, nel 1917, invia una lettera al movimento sionista in cui dichiara di  vedere di buon occhio la creazione di un “focolare ebraico” in Palestina.

Nel 1922, vi è un grande attivismo diplomatico e Sammuel Herbert, viene designato amministratore da parte dell’Inghilterra in Palestina.

Nel 1936 viene creato un comitato di salvezza arabo e cominciano i primi scioperi.

1947, L’Inghilterra si rivolge all’ONU, il sei per cento della Palestina era stato comperato dai sionisti.

14 maggio 1948, viene dichiarato lo Stato d’Israele, l’Inghilterra si ritira.

E’ stato tangente il commento di Patrizia relativo a questo avvenimento, perché la verità è che l’ONU aveva chiesto all’Inghilterra di ritirarsi dalla Palestina il 15 maggio e allora, Israele, come a voler dimostrare all’ONU che loro non dipendono affatto dalle sue risoluzioni, ha deciso di fondare il proprio Stato un giorno prima.

(il resto della storia la potete trovare ovunque….)

Seconda sessione,  Dimensione internazionale della causa palestinese. 

Relatore: Zaher Birawi

Il professor Zaher Birawi, presidente dell’EuroPal Forum ci ha domandato di elencare i sentimenti che proviamo rispetto alla tragedia palestinese. Sono emersi i seguenti: rabbia, dolore, impotenza, vergogna, depressione, tristezza, delusione.

Poi ci ha chiesto cosa possiamo fare per contrastare questi sentimenti. Le nostre risposte sono state: attivismo politico, attivismo giornalistico, gruppi lettura, caffè letterari in cui si parla di Palestina, conferenze nelle scuole.

Il professore ci ha messi di fronte l’esempio di Theodor Herzl, un normale cittadino europeo, austriaco, che aveva a cuore la causa sionista, talmente tanto che non si vergognò di andare addirittura dall’imperatore ottomano a parlargli del progetto dello Stato sionista.

Fondò il congresso in Basilea e usò tutti gli strumenti possibili per fare qualcosa in termini pratici alla causa a cui tanto teneva.

Il professore ci ha detto che lottare per la causa palestinese è un dovere religioso, un dovere patriottico e umano, che da giovani dobbiamo avere la stessa forza di Theodor, dobbiamo avere la stessa spinta e desiderio di lotta, perché non essere in Palestina non significa non avere comunque un potere, la creazione dello stato sionista fu possibile proprio grazie all’attivismo degli stati europei, per il loro senso di colpa che li ha spinti a rendere possibile lo sviluppo del sionismo.

Nel corano, la aya 112 della surat Imran dice: “Saranno avviliti ovunque si trovino, grazie ad una corda di Allah o ad una corda d’uomini. Hanno meritato la collera di Allah, ed eccoli colpiti dalla povertà, per aver smentito i segni di Allah, per aver ucciso ingiustamente i Profeti, per aver disobbedito e trasgredito”.

(gGrazie ad una corda di Allah o ad una corda d’uomini), quindi loro saranno avviliti ovunque si trovano, tranne se Allah deciderà di tenere tra Lui e loro una corda o se gli uomini decideranno di allacciare con loro un legame. Dunque Dio in questa aya ci dice che grazie a noi e al nostro sforzo, possiamo davvero cambiare le cose, che staccare ogni tipo di legame e rendere impossibile qualunque filo per quanto sottile, può indebolirli.

Il legame che l’Inghilterra e l’America hanno instaurato con gli ebrei sionisti è stato fondamentale per la loro esistenza, e ancora oggi lo è. Dunque non dobbiamo sminuire il potere che noi cittadini europei abbiamo nei confronti di questa causa. 

BDS, 

Relatori : Roberto Piccinini, Raffaella del Deo 

Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni

Boicottaggio. Non acquistare prodotti Israeliani, Fare pressioni ai supermercati per chiedere sospensione della commercializzazione

Disinvestimento. Fare pressioni su aziende, banche, università

Sanzioni. Fare pressioni sull governo italiano e sulle istituzioni. 

  • Campagna internazionale di boicottaggio lanciata nel 2004
  • Nel 2005 circa 170 associazioni della società civile Palestinese lanciano l’appello per una campagna
  • Non violenta
  • Non contro i cittadini Israeliani, ma contro le politiche del loro governo

(in Sudafrica 30 anni per cominciare a vedere i risultati della campagna di boicottaggio.

  • E’ stata chiamata campagna “strategica” alla pari cioè ad un attacco militare. 

Il boicottaggio non deve essere solo commerciale, ma anche culturale e sportivo.

Culturale. Boicottaggio di eventi culturali all’estero e tournèe di antisponsotizzati

Sportivo. Esclusione di Israele dalla FIFA, ecc.

STRATEGIA, SUCCESSI, CAMPAGNE 

Come selezionare le campagne

  1. Considerare il livello di complicità
  2. Creazione ampie alleanze
  3. Buone possibilità di risultati

Definire obbiettivi. Obiettivi realizzabili, non impossibili.

Pianificazione della campagna 

Obiettivo. Ritiro vendita gasatori (es. sodastream)

  • Raccolta firme/sensibiliazzione pubblico
  • Mappatura presenza prodotto sul territorio
  • Suddivisione zone tra gruppi
  • Consegna o spedizione lerrera ai responsabili (informazione)
  • Verifica riscontri

IL RUOLO DEGLI SCRITTORI ALLA CAUSA

Patrizia Cecconi

Patrizia Cecconi ci ha parlato del ruolo della scrittura, ha introdotto il discorso non parlando di se stessa, ma dando una risposta ad una delle domande che più le viena posta.

“Cosa ti ha fatto avvicinare alla causa palestinese in questo modo così passionale?”

Patrizia ci dice che ognuno di noi possiede un suo imprinting, un timbro acquisito tramite un avvenimento, una particolare situazione, qualsiasi cosa che ci abbia reso inclini a un certo pensiero, passione o causa.

Era piccola, aveva i capelli lunghi, sua mamma le fa due trecce laterali, in cucina la nonna la avvicina e le dice: “Assomigli così tanto a quella creatura!” lo dice sgranando gli occhi, con un pizzico di paura e commozione.

“Una creatura” ripete la nonna, “Una creatura che abbiamo nascosto e per la quale rischiavamo di essere uccisi, tutti. Tuo nonno, io, tua mamma”.

Partizia aveva cinque anni, si guarda le trecce, guarda la nonna ancora senza capire.

“Ma chi era nonna?”

Solo dopo Patrizia avrebbe capito che era una bambina ebrea, che la nonna non conosceva, che nessuno della sua famiglia conosceva, ma che avevano protetto durante il nazismo.

“Perché l’avevate fatto?” Avrebbe domandato dopo Patrizia.

La nonna aveva trovato non poca difficoltà nel rispondere a quella domanda. Ci pensò a lungo, balbettò un poco, fissò il nulla e rispose… “Perché, perché, era giusto”.

Ecco, Patrizia lotta per la causa palestinese perché è la cosa giusta.

Ci dice che la letteratura può dare tanto ad una causa e che la poetessa Fadwa Touqan con le sue parole veniva considerata più pericolosa di cento fidaiiyyin.

Ci invita a presentare la causa palestinese anche dal punto di vista culturale, di presentare la sua letteratura, le sue poesie, di farla conoscere attraverso i suoi prodotti culturali, la sua cucina.

Conoscere alcuni autori palestinesi e leggere la tragedia tramite le loro parole, è importante, tra gli autori ci ricorda: Ghassan Kanafani, Edward Said, Khalid Sakakini, Mahmoud Darwish, Fadwa Touqan. E di quest’ultima ci ha letto alcune poesie dal libro “Cento anni di cultura Palestinese”.

IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE E DEL GIORNALISMO NELLA CAUSA PALESTINESE

Relatori: Hossam Shaker, Angela Lano

Il professore ci ha divisi in gruppi e ad ogni gruppo ha chiesto di elencare qualsiasi attività che possa far conoscere la Palestina. Qualsiasi dettaglio o lavoro che può far conoscere la nostra causa.

Dopodiché la sua lezione si è incentrata sul ruolo che può avere il giornalismo sulla causa. Il professore ci ha invitati a non parlare sempre e solo di numeri, perché questo non attira affatto il pubblico. Bisogna provare ad avere idee innovative, parlare di una storia particolare di un ragazzo in prigione, nella quale le persone possano ritrovarsi, possano piangere e immedesimarsi.

Ci ha fatto l’esempio di un video nel quale alcuni ragazzi hanno raccontanto la situazione dei gatti sotto bombardamento a Gaza. Un’idea del tutto innovativa, un punto di vista nuovo, che attira, poiché non c’è nessuno che non provi tenerezza per un gatto.

La tragedia orwelliana dell’informazione italiana (e internazionale)

Angela Lano

  • Non muro di separazione, perché non divide ma muro di imprigionamento perché imprigiona e circonda totalmente.

Art.2 legge 69/

E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione

  • Rispetto della verità
  • Rispetto delle persone
  • Rispetto delle fonti
  • Rispetto dei colleghi ed editori

La legge prevede anche le RETTIFICHE:

DEVONO ESSERE RETTIFICATE LE NOTIZIE CHE RISULTINO INESATTE

Il destinatario delle comunicazione giornalistica NON è più il lettore/telespettatore, ma il committente pubblicitario.

I fatti sono pochi, i commenti molti.

Articoli pieni di sottintesi sapienti, di accostamenti suggestionanti, di insinuazioni attribuite a fatti e protagonisti che tendono a influenzare negativamente il lettore e a portarlo sulla linea del giornalista e della direzione del giornale.

Accostamenti suggestionanti, parlare di un altro fatto grave che viene collegato dal lettore a quello iniziale.

Perché i media anfinchè informare disinformano, manipolano e raccontano bugie (il più delle volte)? 

Non esiste un giornalismo indipendente. Tutto è in mano a decine di grandi imprese che tutelano i propri interessi- economici, bancari, industriali, militari, bellici, ecc.