Report del DCI: I bambini palestinesi costretti a confessare

460_0___10000000_0_0_0_0_0_cryingchildkidnappedImemcSecondo il Defense for Children International-Palestine i bambini palestinesi arrestati dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata nel corso del 2014, sono stati vittime di abusi condotti sistematicamente per costringerli alla confessione.

Il DCI-Palestine ha dichiarato che, sulla base dei resoconti raccolti dall’agenzia WAFA, una delle esperienze più terribili è costituita dal regime di detenzione in isolamento, una misura correttiva che andrebbe riservata agli adulti e, comunque, solamente dopo la condanna.

Secondo una ricerca del DCIP, nel 2014, il tempo medio trascorso da ogni bambino in regime di isolamento durante la fase di interrogatorio è stato pari a 15 giorni. In un caso, le autorità israeliane hanno trattenuto un minore in isolamento per un totale di 26 giorni.

Tra il 2012 e il 2014, l’esercito, la polizia e gli agenti di sicurezza israeliani hanno imposto l’isolamento a 54 minori per interrogarli, prima ancora di formulare veri e propri capi di accusa.

Secondo l’UNICEF, “I metodi di interrogatorio dovrebbero essere sottoposti a un minuzioso esame indipendente. Dovrebbe essere garantita la presenza di un legale, di un parente o di un tutore legale e si dovrebbe fornire una registrazione audiovisiva degli interrogatori condotti sui minori”.

I dati raccolti dal DCIP sulla base di 107 affidavit di bambini palestinesi di età compresa tra i 12 e i 17 anni, arrestati nel 2014, dimostrano che i minori sono stati, invece, lasciati da soli.

“A differenza dei bambini israeliani, a quelli palestinesi è stato negato il diritto di essere accompagnati da un genitore durante l’interrogatorio. Nel 93% dei casi, sono stati privati della presenza di un legale, e solo raramente sono stati informati dei loro diritti, soprattutto della garanzia contro l’auto-incriminazione”, continua il DCIP.

La ricerca ha anche evidenziato che i minori vengono condotti nei centri per l’interrogatorio bendati, legati e dopo svariate ore insonni. Il 75% dei bambini ha subito forme di violenza fisica durante la detenzione e gli interrogatori; nella metà dei casi, sono stati anche oggetto di perquisizioni dopo essere stati denudati.

Nei rapporti dell’UNICEF, si legge che un minore dovrebbe essere ammanettato esclusivamente se “costituisce una minaccia per se stesso o per gli altri, solamente dopo aver esperito ogni altro mezzo, o come misura precauzionale alla fuga durante il trasferimento, ma in ogni caso, solo per il tempo strettamente necessario”.

“Quasi tutti i bambini confessano anche colpe che non hanno commesso pur di porre fine agli abusi. In oltre il 25% dei casi registrati nel 2014, hanno sottoscritto dichiarazioni redatte in lingua ebraica, senza conoscerla”, dichiara il DCIP.

Ayed Abu Eqtaish, direttore dell’Accountability Program del DCIP, ha affermato: “Il sistema israeliano di detenzione militare sottopone i bambini palestinesi a diversi giorni di isolamento e interrogatori prolungati, allo scopo di ottenere una confessione ad ogni costo”.

“Le confessioni estorte vengono ammesse come prove dai tribunali militari, allo scopo di condannare i minori, in palese violazione dei principi dell’equo processo”.

Il report ha confermato che Israele è l’unico stato che processa automaticamente e sistematicamente i minori in tribunali militari in assenza delle garanzie fondamentali dell’equo processo.

“Ogni anno, dai 500 ai 700 bambini palestinesi, alcuni persino dodicenni, vengono arrestati, detenuti e giudicati dal sistema militare israeliano. Nella maggioranza dei casi, sono accusati di aver lanciato pietre. Nessun minore israeliano è stato mai giudicato da un tribunale militare”.

Il DCIP chiede che le autorità israeliane pongano fine agli arresti notturni, proibiscano l’uso del regime di isolamento, e assicurino che le prove ottenute con l’impiego della forza o con metodi coercitivi siano escluse dai tribunali militari.

L’organizzazione richiede altresì alle autorità israeliane di consentire l’accesso di un legale prima dell’inizio degli interrogatori e la presenza di un genitore durante lo svolgimento degli stessi.

“L’impunità per le violazioni ha costituito un ostacolo notevole nel 2014, quando il DCIP ha presentato nove denunce contro le autorità israeliane per maltrattamenti e tortura ai danni di cinque bambini in regime di detenzione militare in Israele. Nessuno degli imputati è stato rinviato a giudizio”.

Secondo il DCIP, molte famiglie palestinesi si rifiutano di presentare denunce per paura di ritorsioni o, semplicemente, perché non credono nell’imparzialità e nella giustizia del sistema giudiziario.

Il gruppo internazionale conclude il rapporto sostenendo che le recenti modifiche alla legge marziale israeliana in materia di minori hanno avuto effetti insufficienti sul trattamento loro riservato nelle 24-48 ore successive all’arresto, quando avvengono i maltrattamenti più significativi ad opera di soldati, poliziotti e agenti che conducono l’interrogatorio.

Traduzione di Romana Rubeo