Report: salute di Samer al-‘Issawi ad alto rischio, richiesti provvedimenti immediati

UFree Network | Media CentreMigliaia di palestinesi subiscono le conseguenze dei meccanismi di oppressione, tortura e intimidazione di Israele, ben ramificati nel paese. Lontani dall’assedio a Gaza, dalle politiche di confisca e furto delle terre in Cisgiordania, dal sistema di apartheid nello “Stato di  Israele”, i palestinesi soffrono in diversi modi. Le prigioni israeliane sono uno dei modi in cui i palestinesi soffrono. Le prigioni sono la roccaforte della tortura, delle violazioni dei diritti umani, di pratiche illegali e di negligenze sanitarie.

Samir Al Isawi è nato il 16 dicembre 1979 a Isawiya un paese nella Gerusalemme occupata. Samir è cresciuto, come tutti i bambini palestinesi, in un luogo dove l’infanzia era legata alla resistenza contro l’occupazione e l’oppressione più che ad attività tipiche di quell’età. Egli, come molti bambini della sua età, ha partecipato pacificamente alla prima Intifada. Più tardi, nel 2004, è stato arrestato dalle Forze militari israeliane e condannato a 30 anni di reclusione, di cui ne ha scontati 10.

Manipolazione e disimpegno

Samir è stato rilasciato nell’ambito dell’accordo “Shalit” di scambio di prigionieri insieme a centinaia di altri prigionieri, nel novembre 2011. Di conseguenza è stato definito “OK” e gli è stata garantita l’amnistia dal Presidente israeliano, il quale ha abolito le sentenze precedenti.

Contrariamente alle condizioni e alle regole dell’accordo di scambio, Israele ha arrestato nuovamente alcuni dei palestinesi rilasciati, tra cui Samir. Gli ex-prigionieri erano ricercati dalle Autorità israeliane per terminare le pene di reclusione comminate, nonostante ciò sia contro l’accordo siglato con Hamas attraverso la mediazione egiziana. Questa vicenda evidenzia le politiche manipolative e di disimpegno, messe in atto da Israele.

Samir è stato arrestato nuovamente a luglio del 2012, pochi mesi dopo il suo rilascio. Israele ha giustificato il suo arresto sostenendo che Samir si è recato in Cisgiordania, che secondo gli accordi era una zona proibita!

Questa è inoltre una palese violazione di uno dei diritti umani fondamentali: la libertà di movimento.

Sciopero della fame e assalto alla famiglia

Dopo il suo arresto, Samir ha iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta contro ciò che gli israeliani gli hanno fatto subire. Lo sciopero dura ormai da 194 giorni e le sue condizioni di salute sono gravi. Secondo UFree Network la salute di Samir sta rapidamente e inesorabilmente peggiorando, tanto che il giovane è stato ricoverato all’ospedale due volte nella serata di domenica 24 novembre 2012.

Paradossalmente, mentre la salute di Samir è a rischio, non gli è fornita alcuna assistenza medica, ma in alternative Samir è stato interrogato da diverse Corti ad Ofar e dalla Corte Marziale di Israele. Inoltre, Samir è stato picchiato dalle Forze di Sicurezza Israeliane, così come la madre e la sorella Shereen, durante una delle udienze.

La sorella di Samir, Shereen ha raccontato cosa è avvenuto alla Corte israeliana: “Ogniqualvolta Samir ha cercato di stringere la mano a mia madre o anche solo di toccarla, i soldati israeliani glielo hanno impedito. E dato che Samir ci ha provato più volte, i soldati hanno assalito lui e la mia famiglia. È stato veramente brutale e disumano”.

Secondo quanto recentemente riportato da Fadi Ibaidat, il difensore del ministero palestinese dei Prigionieri, Samir Al-Isawi è vicino alla morte poiché il suo corpo si sta indebolendo sempre di più, il suo peso è di soli 48 chili. Ibaidat ha anche aggiunto che i reni di Samir potrebbero smettere di funzionare e che sta soffrendo moltissimo.

Nelle dichiarazioni alla stampa, la madre di Samir ha rivolto un appello all’organizzazione per i Diritti Umani per salvare immediatamente il figlio, che potrebbe morire da un momento all’altro. La donna ha espresso le proprie preoccupazioni in quanto non sono stati effettuati reali sforzi da parte di nessuno per salvare la vita di Samir. La madre ha ringraziato tutti gli attivisti e i sostenitori che stanno diffondendo la consapevolezza delle difficoltà in cui si trova il figlio ed altri prigionieri palestinesi.

A questo punto, UFree Network ha agito in diversi modi per salvare le vite di Samir e di altri prigionieri in sciopero della fame. Il network ha contattato le diverse organizzazioni per i Diritti Umani e ha protestato per le condizioni dei prigionieri, specialmente di quelli in sciopero della fame.

Inoltre UFree Network ha incontrato l’ambasciatore egiaziano in Palestina, con il quale ha discusso la mediazione egiziana nel momento in cui Israele ha violato il patto ri-arrestando i prigionieri rilasciati. L’organizzazione ha anche mandato una lettera al presidente egiziano Muhammad Mursi, chiedendogli di intervenire e obbligare Israele a rispettare il patto di scambio dei prigionieri.

Intimidazione e tortura, provvedimenti necessari 

È stato largamente riportato che Israele sta utilizzando diversi metodi di tortura ed intimidazione come quelli attestati dall’organizzazione Miftah. L’organizzazione ha documentato molti metodi, come brutale pestaggio dei detenuti, presi a calci e pugni; l’ammanettamento per lunghi periodi di tempo in posizioni contorte, su una piccola sedia o legati a un tubo del soffitto, esponendoli a musica molto alta o ad urla forti. Altri metodi includono la privazione del sonno, di cibo, acqua e  dell’uso del bagno, minacce di abusi sessuali o veri e propri abusi, isolamento, minacce psicologiche e insistenza a collaborare, posizionamento di sacchi sporchi e pesanti sulla testa dei detenuti e negazione di assistenza medica.

Secondo le ong peri Diritti Umani, Israele ha significativamente violato i diritti del popolo palestinese in Israele con l’Apartheid (discriminazione) legalizzato, nei Territori Occupati; con il sistema di oppressione politica, sfruttamento economico e applicazione di leggi disumane, soprattutto in risposta alla ribellione dei palestinesi contro l’oppressione e lo sfruttamento.

Secondo quanto affermato in questo report, UFree Network esorta gli attivisti, i parlamentari, i giornalisti e le organizzazioni per i Diritti Umani ad agire immediatamente per salvare la vita di Samir e quella degli altri prigionieri in sciopero della fame. UFree Network afferma che la questione dei prigionieri è fondamentale nel momento in cui I loro diritti fondamentali vengono violati. Per questo motivo, l’organizzazione fa appello all’Onu per tenere una seduta all’Assemblea Generale o al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra per porre fine alle pratiche illegali di Israele. Nel frattempo la rete invita tutti i membri del mondo libero a firmare la petizione per i prigionieri:

Firma qui: http://www.ipetitions.com/petition/freedom-and-justice-for-palestinian-detainees-in/

UFree Network | Media Centre 

media@ufree-p.net

http://www.ufreenetwork.eu

http://www.ufreenetwork.eu

UFree Network is an independent European-wide human rights network; set up to defend the rights of Palestinian political prisoners and detainees.

Traduzione per InfoPal a cura di Cinzia Trivini Bellini