Report sui detenuti palestinesi, le loro sofferenze e la loro situazione critica

downloadImemc. Il 17 aprile è stata la Giornata del Prigioniero palestinese, il giorno della solidarietà nazionale, araba ed internazionale con i prigionieri politici palestinesi detenuti da Israele che affrontano gravi e continue violazioni sempre in aumento.

Per celebrare questa importante giornata, il Comitato dei Detenuti Palestinesi ha pubblicato un rapporto completo per documentare la continua sofferenza dei detenuti, e porre all’attenzione di  tutto il mondo la loro causa.

Il Consiglio nazionale palestinese, la più importante autorità dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), organizzò una manifestazione, il 17 aprile 1974, e decise di dichiarare questa data un giorno di solidarietà con tutti i detenuti, per dare supporto alle loro battaglie, e per agire in solidarietà con i detenuti e con la loro costante lotta per la libertà.

La giornata ha anche lo scopo di fornire solidarietà alle famiglie dei detenuti, e alla loro stessa sofferenza.

Da allora, il 17 aprile è divenuto il Palestinian Prisoners Day, celebrato in Palestina ed in altri luoghi in tutto il mondo, in collaborazione con gli attivisti per i diritti umani.

Quest’anno, il 17 aprile è giunto in un periodo di violazioni israeliane che vanno via via intensificandosi, con l’aumento dei rapimenti di Palestinesi in diverse zone della Palestina occupata, ed in qualsiasi ora del giorno e della notte.

Gli arresti colpiscono tutti i segmenti della società palestinese, dato che i soldati israeliani hanno rapito, dal 1967 fino ad aprile 2015, circa 850.000 Palestinesi, comprese 15.000 donne e migliaia di bambini.

Secondo una dettagliata documentazione del Comitato dei Detenuti palestinesi, i soldati israeliani hanno compiuto più di 85.000 arresti, compreso l’arresto di 10.000 bambini e 1.200 donne, oltre a 65 ministri e parlamentari del governo precedente, ed emesso almeno 24.000 ordini di detenzione amministrativa in modo arbitrario, trattenendo migliaia di persone senza accuse o processi.

Gli arresti colpiscono bambini, anziani, donne, ammalati, disabili, studenti, medici, artisti, poeti, scrittori, giornalisti…

“Gli arresti e le procedure utilizzate da Israele sono effettuati in completa violazione del diritto umanitario internazionale, i detenuti vengono torturati, abusati fisicamente e psicologicamente”, ha affermato il Comitato. “Il 100% dei Palestinesi rapiti ha dichiarato di aver affrontato almeno una forma di tortura, soprattutto fisica, ma anche psicologica, e sono stati umiliati davanti ai loro familiari, o comunque davanti ad altre persone”.

Il Comitato ha evidenziato anche una grave escalation nell’arresto di bambini, soprattutto durante gli ultimi quattro anni, dato che i soldati hanno rapito 3.755 bambini, inclusi i 1.266 che sono stati rapiti nel 2014.

Le violazioni di Israele contro i bambini non si fermano qui, ma comprendono anche aggressioni ripetute ed uso eccessivo della forza contro di loro, anche con utilizzo di forza militare letale.

Il primo quadrimestre del 2015 ha visto l’arresto di più di 200 bambini che sono in seguito stati abusati, maltrattati ed intimiditi, oltre ad esser loro negati i diritti fondamentali. Argomento, questo, che pone una seria minaccia per la loro crescita e per il loro futuro.

I detenuti in cifre

– 6.500 Palestinesi ancora incarcerati da Israele, e tra di loro:

1) 480 detenuti condannati ad almeno un ergastolo

2) 200 bambini

3) 24 donne

4) 14 parlamentari ed un ministro di governo

5) 30 detenuti arrestati prima dell’Accordo di Oslo del 1993

6) 16 detenuti che sono in carcere da più di 25 anni, compresi Karim Younis e Maher Younis che sono stati rapiti 33 anni fa

7) 85 ex-detenuti che erano stati rilasciati con l’Accordo per lo Scambio di Prigionieri con Shalit e sono poi stati rapiti nuovamente, la maggior parte dei quali era stata in carcere almeno 20 anni prima dell’accordo Shalit.

I detenuti vengono tenuti in 22 carceri, centri di detenzione e per interrogatori, per la maggior parte a Nafha, Ramon, Asqalan, Hadarim, Galboa’, Shatta, al-Maskobiyya, Ramla, Damoun, HaSharon, nel campo di detenzione del Negev, ‘Ofer e Majeddo.

Donne detenute

Le detenute vengono picchiate ed umiliate, affrontano commenti e confronti degradanti, soprattutto durante il loro spostamento verso i centri per gli interrogatori o la detenzione, e sono soggetti a torture ed intimidazioni.

Devono subire inoltre minacce di violenze fisiche, anche sessuali, a loro o ai loro familiari, oltre a condizioni di vita estremamente difficili; vengono spesso negate loro le visite dei familiari e subiscono ricerche corporali provocatorie, e viene loro negato anche l’accesso all’educazione.

Il Comitato dei Detenuti ha detto che vi sono sette donne detenute che hanno anche i loro mariti, figli o fratelli imprigionati da Israele, e non è permesso loro di vederli o di parlare con loro.

Detenuti in difficoltà

Oltre 1.500 detenuti soffrono di varie malattie e problemi di salute, dovuti in gran parte alla mancanza di assistenza medica, di celle e camere contaminate, torture ed abusi; 16 di loro vivono nella clinica del carcere di Ramla, soffrono di paralisi ed altre malattie; molti necessitano di interventi chirurgici, mentre i medici esterni non possono nemmeno visitarli, e quindi neanche trattare le malattie che li colpiscono.

Oltre 80 detenuti sono in condizioni di salute gravi e croniche, 24 di loro hanno diversi tipi di cancro, ed altre decine soffrono di disabilità fisica e mentale.

Molti detenuti sviluppano problemi psicologici a causa di maltrattamenti, condizioni di vita estremamente difficili, malnutrizione, umidità e sporcizia delle celle, in aggiunta al fatto di essere sistemati in ambienti sovraffollati.

Parecchi detenuti sono stati arrestati dopo esser stati colpiti dai soldati israeliani, e sono stati torturati durante gli interrogatori anche con percosse praticate su ferite già esistenti, nel tentativo di strappare loro informazioni e confessioni.

Molti detenuti in difficoltà hanno malattie della pelle, polmoniti, ulcere, tumori, insufficienza renale, reumatismi, ernie al disco, coaguli di sangue, problemi al midollo spinale, diabete, problemi ai denti, problemi di vista e molte altre situazioni gravi.

Detenuti amministrativi

La detenzione amministrativa è il nemico sconosciuto che migliaia di detenuti devono affrontare; si tratta di una detenzione senza accusa e senza processo, gli avvocati non possono difendere i detenuti visto che Israele rivendica il fatto che su ogni detenuto possiede un “file segreto”, un file non accessibile nemmeno agli avvocati.

Un ordine di detenzione amministrativa dura di solito da uno a sei mesi, viene emesso dai comandanti militari nei territori occupati che basano le loro regole su “considerazioni militari e di sicurezza”.

Tali ordinanze vengono frequentemente rinnovate, in molti casi superando le dieci volte, cosicché i detenuti finiscono per essere trattenuti per più di cinque anni senza nessuna accusa.

Questo tipo di detenzione non colpisce soltanto i giovani, ma anche donne, intellettuali, scrittori, giornalisti, professori universitari, parlamentari, ministri e studenti.

Condizioni di vita

Le condizioni di vita sono molto difficili, accompagnate in gran parte da torture, isolamento, divieto di visite familiari, abusi, cibo pessimo, frequenti intrusioni e ricerche nelle celle dei detenuti, multe costose, carenza di assistenza medica e altre numerose violazioni.

Morti tra i detenuti

Il Comitato dei Detenuti ha documentato 206 decessi dal 1967, tra i quali 71 morti a causa delle torture eccessive, 54 dovuti alla carenza di assistenza medica, 74 giustiziati dai soldati dopo il loro arresto, 7 uccisi dai soldati e dalle guardie del carcere, oltre a decine di altri che sono morti dopo il loro rilascio per malattie delle quali soffrivano quando si trovavano in carcere.

Il comitato ha inoltre affermato che Israele ha rilasciato anche un certo numero di detenuti dopo che le loro condizioni di salute erano ormai allo stato terminale, e che quindi sono deceduti poco tempo dopo.

Alcuni di essi sono stati identificati coi nomi di Hayel Abu Zeid, Morad Abu Sakout, Ashraf Abu Threi, Zakariyya ‘Issa, Seitan al-Waly, Zoheir Lubbada, Hasan Torabi e molti altri, compresa l’ultima vittima, Ja’far ‘Awad, di 26 anni, che è morto venerdì 10 aprile.

Il Comitato dei Detenuti invita il popolo palestinese, in Palestina e nel resto del mondo, le nazioni arabe e musulmane, ed ogni persona che crede nella giustizia e nella libertà, in ogni angolo del globo, a celebrare il 17 aprile ogni anno, per agire sempre in solidarietà con i detenuti e con la loro causa.

E’ necessario che essi facciano pressione sui loro governi, gruppi per i diritti umani e varie organizzazioni, allo scopo di portare supporto alla lotta dei detenuti, e di obbligare Israele a rispettare il diritto internazionale.

Il Comitato ha inoltre aggiunto che la lotta deve continuare fino a quando tutti i detenuti non vengano rilasciati, come pre-requisito per una reale e completa pace e giustizia, ed ha affermato che non vi possono essere pace, sicurezza e stabilità nella regione senza la libertà per tutti i detenuti e senza l’indipendenza della Palestina.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi