Il valico era stato chiuso per ordine del governo israeliano dal 25 giugno scorso, a seguito della cattura del soldato israeliano da parte delle brigate della resistenza palestinese.
La riapertura è solo temporanea, per "casi umanitari" e per 11 ore soltanto.
Ricordiamo che nelle scorse settimane, molte persone in attesa davanti al terminal di Rafah – tra cui giovani donne e bambini – sono morte a causa del caldo, della fatica e della mancanza di cibo e acqua.
Qualche giorno fa, il ministro della Sanità palestinese, Basem Naim, aveva chiesto alla comunità internazionale e alle organizzazioni umanitarie di trovare una soluzione immediata per il problema dei palestinesi fermi al valico di Rafah.
"Tra di loro – aveva spiegato il ministro – ci sono molti malati e anziani che stavano rientrando da viaggi di cura fuori dalla Palestina, e che ora stanno vivendo in situazioni umanamente molto difficili a causa della chiusura del valico da parte dellautorità di occupazione israeliana".
Naim aveva lanciato l’allarme sulla "pericolosità di mantenere la chiusura del valico e sulle decisioni del governo israeliano che tendono ad aumentare la possibilità di contrarre malattie tra le migliaia di persone bloccate". E aveva espresso il proprio ringraziamento al governo e al popolo egiziano per "il grande ruolo nell’offrire aiuti alle persone bloccate al valico", alla Mezzaluna Rossa egiziana, all’Ordine dei medici arabi e alle associazioni umanitarie arabe.