Riconciliazione, un anno dopo: unità irraggiungibile

Il leader di Fatah, il presidente Mahmud 'Abbas, e il leader di Hamas Khaled Mish'al camminano insieme all'emiro del Qatar, Shaykh Hamad bin Khalifa al-Thani, appena giunti a Doha per firmare un accordo reciproco; febbraio 2012 (Reuters/Stringer, File).

Gaza City – Ma’an. A un anno dall’accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah, Ma’an ha chiesto ai leader di partito perché la politica palestinese eviti ancora di realizzare l’unità nazionale.

Il 4 maggio 2011, il presidente Mahmud ‘Abbas di Fatah e il capo di Hamas Khaled Mesh’al si incontrarono al Cairo, riproponendosi di formare un governo e prepararsi alle elezioni nel giro di un anno. Tuttavia, entrambe le parti continuano a gestire governi separati, rispettivamente in Cisgiordania e a Gaza.

Parlando dal Cairo, il leader di Hamas Ahmad Yusef ha dichiarato che l’accordo si è imbattuto in ostacoli che andavano “oltre la volontà dei due partiti”.

Questi ultimi hanno cercato d’imporsi l’un l’altro le rispettive posizioni, secondo Yusef, ma Israele, la comunità internazionale ed alcune dichiarazioni “scoraggianti” rilasciate da Fatah hanno la loro parte di colpa per il proseguire delle divisioni.

L’Egitto, che sponsorizzò l’accordo di riconciliazione, continua però a spingere per la sua realizzazione, e ‘Abbas e Mesh’al s’incontreranno nuovamente al Cairo dopo le elezioni interne di Hamas, a detta dello stesso Yusef.

Il leader ha quindi assicurato che, dal 4 maggio dell’anno scorso, Fatah ha operato liberamente nella Striscia di Gaza, e le relazioni reciproche hanno conosciuto un miglioramento.

Dall’altra parte, il membro di Fatah Faysal Abu Shahla, membro del parlamento a Gaza, ha invece rivelato a Ma’an che, nonostante i molti colloqui seguiti all’accordo, non si è avuto un progresso reale sul campo.

In particolare, ha denunciato, il governo di Hamas continua ad arrestare membri del movimento di Fatah mentre si trovano a Gaza.

Da parte sua, il leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina Kayed al-Ghul si è mostrato concorde, confermando che non vi è stato alcun reale passo avanti in direzione dell’unità.

“Sembra che interessi privati stiano ancora tenendo sotto controllo la via per la riconciliazione”, ha confidato al-Ghul a Ma’an.

Il leader del Fronte di lotta popolare Mahmud Zak, impegnato in uno sciopero della fame all’interno di una tenda di protesta piazzata a Gaza in segno di solidarietà con i detenuti, ha invece ricordato che le divisioni nazionali hanno frustrato tutti i palestinesi.

Intanto Walid al-‘Awad, membro dell’ufficio politico del movimento di sinistra Ppp (Partito del popolo palestinese), sostiene che non è stato realizzato alcun aspetto dell’accordo di unità nazionale.

La riconciliazione richiede azione più che accordi, ha aggiunto al-‘Awad, che ha quindi invitato Hamas a permettere alla commissione elettorale di riprendere i lavori per aggiornare il registro degli elettori di Gaza.

Gli ha fatto eco ‘Abd al-‘Aziz Qudayh, portavoce del Comitato per la riconciliazione sociale, secondo cui la commissione elettorale necessita dell’approvazione di Hamas per preparare le votazioni a Gaza.

“Fatto quello, sarà l’urna a decidere chi deve governare”, ha affermato Qudayh.

Formare un governo unito, ha aggiunto, è fondamentale per offrire un ambiente favorevole alla riconciliazione.

Esaminando la situazione, l’analista politico Akram ‘Attallah ha concluso che la riconciliazione è ferma perché alcuni membri di Fatah e Hamas non vogliono l’unità nazionale.

I leader palestinesi, secondo ‘Attallah, non riconoscono infatti l’importanza della riconciliazione stessa e della riforma del sistema politico; ecco perché, aggiunge, l’Egitto e il Qatar hanno allentato le loro pressioni sui vari partiti.