Ricordando l’attacco d’Israele su Gaza del 2021

MEMO. Di Nasim Ahmed. Il 6 maggio 2021, Israele inasprì la repressione sui Palestinesi nella Gerusalemme Est occupata, scatenando una guerra con Hamas, durante la quale la Striscia di Gaza assediata è stata bombardata, fino all’entrata in vigore di una tregua, il 21 maggio 2021. 

Cosa: La guerra d’Israele a Gaza nel 2021

Quando: 6 maggio 2021- 21 maggio 2021

Cos’è successo? 

La guerra d’Israele del maggio 2021 su Gaza è la quarta aggressione militare sulla Striscia di Gaza assediata, da quando Israele ha imposto il blocco totale nel 2007, provocando un disastro umanitario.

Settimane di violenze delle forze israeliane e di coloni dell’estrema destra sui Palestinesi nella Gerusalemme Est occupata e sul complesso della moschea di al-Aqsa, hanno preceduto l’offensiva aerea e di terra su Gaza, chiamata “Guardiano delle Mura”.

Nelle condizioni di instabilità create da decadi di occupazione, le forze israeliane sono state autorizzate, un mese prima dell’offensiva a Gaza, a sfrattare le famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme Est occupata. Le famiglie hanno portato avanti una battaglia legale nei tribunali d’Israele per fermare il loro trasferimento forzato che avrebbe portato alla perdita delle loro case e proprietà a favore dei coloni israeliani. Le Nazioni Unite hanno avvertito che le espulsioni forzate potrebbero essere classificate come “crimini di guerra”.

L’espulsione delle famiglie palestinesi dalle loro case fu un catalizzatore per le proteste palestinesi in tutto il Territorio palestinese, e successivamente, in Israele. Le proteste furono duramente represse dalle forze israeliane, compresi gli attacchi sulla moschea di al-Aqsa durante il mese di Ramadan, coinciso con l’aumento delle violenze. 100 palestinesi rimasero feriti a causa dei colpi israeliani contro i fedeli nella moschea di al-Aqsa. 

Contemporaneamente, le bande di estrema destra israeliana attaccarono i quartieri palestinesi a Gerusalemme gridando “Morte agli Arabi”. In scene che ricordavano i pogrom, gruppi armati di coloni ebrei di estrema destra colpirono le case e le proprietà palestinesi, scatenando una condanna internazionale.

Khaled Meshaal, capo dell’ufficio politico in diaspora del movimento di resistenza palestinese, Hamas, descrisse la cacciata delle famiglie dalle loro case nel quartiere Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme orientale, come una “pulizia etnica”. 

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Hamas, considerato un gruppo terrorista da Israele e dai suoi alleati in Occidente, minacciò di contrattaccare per vendicarsi contro l’aggressione nei confronti dei residenti palestinesi di Gerusalemme e la moschea di al-Aqsa.

Avvertì che gli attacchi sul luogo sacro rappresentavano una “linea rossa”.

L’ufficio ONU per gli Affari umanitari nei Territori della Palestina occupata (OCHA) affermò che le forze israeliane avevano ferito 1000 palestinesi nella Gerusalemme orientale, tra il 7 e il 10 maggio. Il numero esatto dei feriti, comunque, è molto più elevato.

Israele proseguì la sua repressione sui palestinesi nella Gerusalemme Est con un’offensiva militare totale su Gaza. Affermò che la guerra era una risposta ai missili lanciati dal movimento di resistenza palestinese, Hamas, contro Israele.

Cosa successe dopo? 

Mentre, da un lato, Israele si piegava alla pressione internazionale e ritardava l’evacuazione forzata delle famiglie palestinesi dalle loro case, intensificava il suo assalto su Gaza. 

Più di 253 persone furono uccise, inclusi 66 bambini e 35 donne, dopo 11 giorni di attacchi indiscriminati sulla popolazione di Gaza.

Altre 2000 persone furono ferite e 10.000 furono costretti ad abbandonare le loro case. 

In quello che è stato uno dei più controversi attacchi, Israele bombardò la Torre al-Jalaa di 13 piani, che includeva la Associated Press. L’editore esecutivo statunitense dell’agenzia chiese un’indagine indipendente. A seguito della propria indagine, Human Rights Watch (HRW) respinse le affermazioni israeliane sulla presenza di alloggi per terroristi e concluse che non era stata trovata alcuna prova di operazioni militari negli edifici quando il quartiere fu attaccato. In un rapporto pubblicato due mesi dopo, HRW dichiarò che “le forze israeliane effettuarono attacchi a Gaza, a maggio, che devastarono intere famiglie senza alcun apparente obiettivo militare nelle vicinanze”.

In scene che non si vedevano da anni, c’erano immagini di “risveglio” dei palestinesi nelle maggiori città arabe in Israele che manifestarono in solidarietà con Gaza e Gerusalemme Est contro lo stato di occupazione. Ci furono proteste a Jaffa, Haifa, Umm al-Fahm, Nazaret, Lyd (Lod), Ramleh, Acri, Tiberiade, Beersheba e altre parti dentro quella che i palestinesi chiamano la Palestina del 1948. Ispirati da questi eventi, i palestinesi nella Giordania e nel Libano, patria di milioni di rifugiati i cui nonni furono cacciati dai paramilitari sionisti durante la creazione di Israele, manifestarono in solidarietà verso i confini della Palestina. 

In Israele, gli estremisti di destra israeliani linciarono i palestinesi, trascinarono un uomo fuori dall’auto e lo aggredirono fin quasi ad ucciderlo. I negozi nei quartieri palestinesi furono vandalizzati, e folle (di coloni, ndr) fece irruzione nelle case, terrorizzando quelli all’interno. A loro volta, le sinagoghe furono date alle fiamme durante violenze tra comunità che sfidarono le affermazioni dei sionisti di una “coesistenza pacifica con i quartieri arabi”.

Il giorno prima che la guerra terminasse, Hamas espose le sue condizioni per la tregua: “Prima di tutto, le forze israeliane devono fermare le incursioni nel complesso di al-Aqsa e rispettare il luogo. In secondo luogo, Israele deve fermare l’evacuazione forzata dei residenti palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah. Questa condizione è in accordo con la legge internazionale, e non solo una condizione prevista dall’autorità di Hamas”.

Israele cercò di spacciare i suoi risultati nell’operazione del 2021 come un grande successo, ma molti videro la guerra come una sconfitta per lo stato di occupazione. In quei 11 giorni furono uccisi quasi il doppio dei civili in Israele rispetto a quanti ne furono uccisi nei 51 giorni della guerra su Gaza del 2014. Anche la capacità di Hamas di lanciare raffiche di razzi contro lo stato di occupazione evidenziò le vulnerabilità del Paese.

Inoltre, la decisione dei palestinesi in Israele di unirsi in solidarietà fu un segnale potente di unità che non si vedeva da molto tempo. Mise in luce le crepe della società israeliana che manifestarono con il linciaggio dei cittadini palestinesi d’Israele. I commentatori israeliani descrissero come l’operazione “Guardiano delle Mura” a Gaza si fosse trasformata in “una delle guerre meno riuscite e più inutili di tutti i tempi”. In Israele riemerse la preoccupazione riguardo la terza Intifada in Cisgiordania, e molti esperti avvertirono che le condizioni avrebbero potuto portare ad un’insurrezione popolare. La guerra servì anche ad assestare un colpo ai cosiddetti “Accordi di Abramo”. Portò alla luce le menzogne e l’inutilità della normalizzazione delle relazioni con Israele, mentre i palestinesi continuano a vivere sotto una violenta occupazione militare.

(Traduzione per InfoPal di Michela Cioppa con editing della redazione).

(Foto: un incendio infuria su Khan Yunish a seguito di un attacco aereo israeliano nella Striscia di Gaza, il 12 maggio 2021 [YOUSSEF MASSOUD/AFP via Getty Images]).