Ricordando l’offensiva israeliana su Gaza del 2014

Imemc. In questo giorno di cinque anni fa, l’occupazione israeliana lanciava una delle offensive militari più letali contro la Striscia di Gaza della storia recente. Il conflitto provocò la morte di 2.251 persone, oltre 11.000 feriti, secondo fonti palestinesi e dell’ONU. A distanza di cinque anni, Gaza è ancora oggetto di intensi attacchi da parte di Israele e del continuo blocco imposto da oltre 11 anni.

Cosa: Offensiva israeliana contro Gaza nel 2014.

Quando: 8 luglio – 26 agosto 2014.

Dove: La Striscia di Gaza occupata.

Cosa  successe?

L’offensiva militare israeliana contro la Striscia di Gaza avvenne nel momento del secondo governo di unità palestinese formato agli inizi di giugno dal Movimento di Resistenza islamica – Hamas – nella Striscia di Gaza e dall’Autorità Palestinese in Cisgiordania. Minacciato dalla riconciliazione tra i due principali partiti palestinesi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avvertì l’ANP che doveva scegliere tra la pace con Hamas e la pace con Israele.

Dieci giorni dopo, il 12 giugno, tre coloni israeliani scomparvero in Cisgiordania, episodio per cui Israele accusò Hamas, nonostante non abbia mai fornito prove a sostegno dell’ accusa. Netanyahu affermò anche che il rapimento dimostrava che il patto di unità tra le  fazioni palestinesi non poteva essere approvato.

Alti funzionari di Hamas negavano il coinvolgimento e l’ANP attribuì i rapimenti al clan Qawasameh, un gruppo all’interno di Hamas che aveva spesso agito contro le politiche del partito. Lo storico israeliano Ilan Pappé dichiarò che la motivazione del rapimento era l’omicidio di due adolescenti palestinesi da parte delle forze israeliane nel maggio 2014; il rapporto dell’autopsia che mostrava i ragazzi uccisi dalle pallottole dei soldati israeliani era stato reso pubblico il giorno prima del rapimento.

All’indomani del rapimento, Israele sferrò una repressione contro i presunti associati di Hamas in Cisgiordania. 11 Palestinesi furono uccisi e a decine feriti fino al 2 luglio, centinaia arrestati, molti dei quali furono  liberati all’interno dell’accordo di scambio con il prigioniero Gilad Shalit. L’omicidio di un adolescente palestinese da parte di coloni israeliani scatenò poi diffuse proteste nei Territori Occupati. Israele bombardò anche la Striscia di Gaza, provocando lanci di razzi da varie fazioni nell’enclave assediata.

Dopo che i tentativi per concordare un cessate il fuoco fallirono, con Tel Aviv che si rifiutava di soddisfare le condizioni di Hamas che voleva ponesse fine all’assedio e  liberasse i prigionieri, il 7 luglio l’esercito israeliano annunciò l’inizio dell’Operazione Margine Protettivo per “colpire duramente Hamas”.

Nelle prime 48 ore dell’operazione, Israele gettò 400 tonnellate di bombe su Gaza. Nei due mesi successivi, lanciò circa 6.000 attacchi aerei sull’enclave costiera assediata di 365 km².

Il successivo bombardamento provocò la fuga di circa 500.000 persone; 300.000 civili furono costretti a rifugiarsi nelle scuole dell’UNRWA. L’elettricità agli ospedali fu tagliata, rendendo migliaia di persone senza cure mediche di base.

Hamas rispose lanciando razzi contro Israele, ma fecero pochi danni. Mancando di sistemi di guida di precisione, gli attacchi erano quindi indiscriminati, ma Hamas affermò in molte occasioni che i suoi missili erano sempre destinati a colpire obiettivi militari. Viceversa, Israele ha usato il suo potente arsenale di precisione finanziato dagli USA per colpire deliberatamente aree civili, sostenendo che i militanti si nascondevano nelle case, nelle scuole e negli ospedali.

L’esercito israeliano intraprese anche un’invasione di terra limitata, concentrandosi sulla distruzione dei tunnel usati per trasferire gli aiuti umanitari indispensabili alla popolazione assediata. I tunnel furono descritti come “la lifeline di Gaza”.

L’offensiva suscitò l’indignazione della comunità internazionale, con proteste organizzate in tutto il mondo a sostegno dei Palestinesi.

Cosa successe poi?

Il 3 agosto, l’esercito evacuò la maggior parte delle sue forze di terra dalla Striscia di Gaza dopo aver completato la distruzione di 32 tunnel. Una settimana dopo,  entrò in vigore una tregua di tre giorni appoggiata dall’Egitto, che portò a una serie di brevi cessate il fuoco, prima che Israele e Hamas accettassero la fine delle ostilità il 26 agosto.

La “Guerra di Gaza” ha avuto conseguenze per i due milioni di abitanti della Striscia. Più di 2.250 Palestinesi furono uccisi, 500 di loro erano minori, 11.000 feriti, mettendo a dura prova il settore medico già in crisi.

Inoltre, almeno 20.000 edifici furono distrutti nel bombardamento israeliano, ridotti in macerie o resi inabitabili, tra cui moschee, chiese, ospedali e scuole. Pierre Krähenbühl,  commissario generale dell’UNRWA, richiese 178 milioni di sterline (295 milioni di dollari) in aiuti internazionali attraverso le operazioni di recupero, ma poco della ricostruzione programmata è stato completato.

Il bilancio delle vittime israeliane è stato di 67 soldati e sei civili al momento del cessate il fuoco.

L’ONU  affermò nel 2015 che Israele aveva commesso crimini di guerra durante l’offensiva perché aveva colpito aree civili. Israele si era rifiutato di cooperare con l’indagine dell’ONU, che sosteneva di aver tratto le sue conclusioni in anticipo. Il rapporto ha appoggiato i Palestinesi nel presentare una petizione alla Corte Penale Internazionale (CPI), che deve ancora aprire un’indagine completa sulle accuse, nonostante i dossier di prove che sarebbero stati forniti dall’ANP.

Un’indagine di due anni compiuta dall’osservatorio ufficiale israeliano dell’operazione rivelò l’anno scorso che il governo non  riuscì a trovare soluzioni diplomatiche per evitare il conflitto di sette settimane. Il rapporto di 200 pagine critica il governo Netanyahu per aver ignorato diversi avvertimenti dei servizi di sicurezza riguardo il blocco in corso a Gaza che stava intensificando le tensioni e poteva portare alla violenza se non allentato.

A distanza di cinque anni, Al Ray aggiunge, i Palestinesi a Gaza continuano ad essere soggetti alla brutalità israeliana, come dimostrato di recente durante le proteste della Grande Marcia per il Ritorno dalla fine di marzo 2018. Almeno 2017 persone sono state uccise dalle forze israeliane, compresi i bambini, il personale medico e i giornalisti. Un ex funzionario israeliano ha twittato: “Niente era fuori controllo; tutto era accurato e misurato e noi sappiamo dove ogni proiettile [sparato da cecchini israeliani] è caduto “. Gli attivisti ritengono che solo questo sia sufficiente per vedere il personale militare israeliano accusato e condannato per crimini di guerra.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli (Il Giardino di Ibn Arabi)