Ricordando l’”Operazione pilastro di difesa” di Israele

MEMO. Di Hanaa Hasan.  Il 14 novembre 2012, Israele lanciò l’”Operazione Pilastro di Difesa” contro i Palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza. Negli otto giorni seguenti quasi 175 Palestinesi furono uccisi e più di 1.000 feriti. Cinque anni dopo, Gaza subisce ancora l’aggressione israeliana, in violazione ai termini dell’accordo di cessate il fuoco.

Cosa: Operazione Pilastro di Difesa

Quando: 14-21 novembre 2012

Dove: La Striscia di Gaza

Cosa è successo? 

Le tensioni tra le forze di occupazione israeliane e Gaza erano andate crescendo nei giorni precedenti l’operazione militare. Il 10 novembre, Israele rispose ad un attacco contro una jeep militare uccidendo quattro adolescenti palestinesi mentre giocavano a calcio in uno stadio di Gaza. Giorni di missili lanciati da ambo le parti infine portarono Israele a lanciare un’offensiva ufficiale, apparentemente contro Hamas, il partito che governava il territorio assediato.

Mercoledì  14 novembre di pomeriggio, l’esercito israeliano colpì e uccise Ahmed Jabari, il capo dell’ala militare di Hamas, provocando manifestazioni diffuse. L’esercito inoltre colpì 20 altri punti nella Striscia di Gaza, comprese le zone residenziali, sostenendo che le armi erano nascoste nei quartieri civili. Più di 10 persone furono uccise il primo giorno, tra cui il bimbo di 11 mesi Omar Misharawi, figlio del videogiornalista della BBC, Jihad Mishrawi.

Israele continuò a lanciare i suoi  missili per tutta la notte, e Hamas rispose lanciando missili nei sobborghi e nelle città israeliane il giorno dopo, anche se nessuno rimase ucciso.

Il 16 novembre, il primo ministro egiziano, Hisham Qandil, visitò Gaza per mostrare solidarietà al popolo palestinese, ma il cessate il fuoco di tre ore organizzato per la sua visita non durò a lungo; sia Israele che Hamas accusarono l’altro di sparare lungo il confine durante la breve pausa. Quella notte, Israele richiamò oltre 75.000 riservisti dell’esercito e segni visibili di un assembramento di forze terrestri vicino al confine di Gaza spinsero molti analisti a credere che poteva essere imminente un’offensiva terrestre.

Il governo israeliano allargò i suoi obiettivi nell’offensiva per includere siti del governo di Hamas e obiettivi militari, lanciando un attacco aereo sabato 17 novembre, che distrusse gli uffici del primo ministro Ismail Haniyeh. L’Organizzazione Mondiale della Sanità condannò gli attacchi, affermando che gli ospedali di Gaza erano sommersi di feriti e dovevano affrontare una carenza critica di farmaci e di rifornimenti medici. Lo stesso giorno Haaretz citò il ministro dell’Interno israeliano Eli Yishai che diceva che “L’obiettivo dell’operazione è di far tornare Gaza al Medioevo”.

Nella Cisgiordania occupata, centinaia di Palestinesi dimostrarono a sostegno del popolo di Gaza, ma subirono l’aggressione delle forze israeliane; decine di persone furono ferite negli scontri successivi.

Che cosa è successo dopo?

Il bombardamento della Striscia di Gaza continuò durante il fine settimana anche con la marina israeliana che colpiva l’enclave; questo fu il primo e il bombardamento navale uccise una ragazza di 13 anni e suo zio, domenica sera. Anche due edifici che ospitavano dei giornalisti di Sky News, ITN, Al-Quds TV e Press TV furono colpiti da un attacco israeliano, ferendo diversi reporter. La ONG Reporter senza frontiere condannò l’azione di Israele e la stampa straniera rilasciò una dichiarazione che esprimeva preoccupazione per l’attacco, sottolineando una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che proibisce gli attacchi contro i giornalisti nelle zone di guerra.

Quel giorno fu anche testimone del più alto numero di vittime di un singolo attacco durante l’operazione, quando un missile distrusse la casa della famiglia di Jamal Mahmoud Yassin Al-Dalu, uccidendo dodici persone; dieci membri della sua famiglia, tra cui cinque bambini e un’anziana donna, oltre a due suoi vicini di casa, tra cui un’altra donna anziana. Israele ammise poi che l’attacco all’edificio residenziale era stato intenzionale e che l’obiettivo era Mohamed Al-Dalu, un ufficiale di polizia ucciso nel bombardamento; i vicini dissero che non aveva affiliazioni politiche.

Nei giorni seguenti, i bombardamenti israeliani uccisero decine di persone a Gaza, mentre molte persone rimasero ferite in Israele a causa dei razzi lanciati dai Palestinesi assediati. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton giunse a Tel Aviv martedì 20 novembre, per cercare di giungere a un cessate il fuoco. Discusse la situazione esplosiva con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ma non incontrò Hamas, in quanto considerata dagli USA come “organizzazione terroristica”.

Il giorno dopo, il ministro degli Esteri egiziano Mohammed Kamel Amr era a fianco della Clinton e annunciava che un cessate il fuoco nelle ostilità Israele-Gaza avrebbe avuto effetto dalle 21.00 ora locale. La tregua giunse dopo ore di intensa spola diplomatica che coinvolgeva la Clinton e il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon.

Prima dell’annuncio, gli attacchi colpirono entrambe le parti del confine. In Israele, l’esplosione di una bomba su un autobus nel centro di Tel Aviv ferì 28 persone, tre seriamente. Nella città di Gaza, l’attacco incontrò l’approvazione del portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, che lo definì “vendetta per le morti civili a Gaza”, in particolare quella della famiglia Al-Dalu. In risposta bombe israeliane caddero sui territori.

Dopo che le forze di occupazione israeliane accettarono il cessate il fuoco, i residenti della Striscia di Gaza godettero della loro prima notte tranquilla in una settimana.

Quattro Israeliani e circa 174 Palestinesi, 107 dei quali civili, furono uccisi nel conflitto di otto giorni. Netanyahu dichiarò che l’offensiva israeliana era un successo, dicendo che le sue forze avevano assestato un doloroso colpo a Hamas, distruggendo migliaia di razzi e uccidendo molti “comandanti terroristi”. Anche Hamas dichiarò vittoria, nonostante le perdite palestinesi.

Secondo l’accordo per il cessate il fuoco, Israele era tenuto a “bloccare tutte le ostilità in terra, mare e aria della Striscia di Gaza, comprese  incursioni, e a colpire gli individui”. Lo stesso era richiesto dalle fazioni palestinesi. Tuttavia, le incursioni regolari di Israele contro i civili nella Striscia e il continuo assedio, significano che cinque anni dopo i Palestinesi nell’enclave non sono ancora in pace.

Traduzione di Edy Meroli