Riflessioni da Gaza dopo le elezioni israeliane

Gaza-Palestinechronicle.com. Di Haider Eid. Quando i miei studenti rifugiati mi chiedono il significato di “orientalismo”, dico loro di guardare a Israele. Pregiudizi, fantasie e cliché razzisti forniti dal sionismo su palestinesi, arabi e abuso coloniale di potere e dominio da parte di una cultura autoproclamata superiore rispetto a un’altra.

Come il disumano sistema di apartheid precedente, l’apartheid israeliano non è in grado di comprendere la sofferenza palestinese e la natura della sua oppressione nei confronti di coloro che vivono a Gaza. Questo fa parte di ciò che il defunto Edward Said chiama “incolpare la vittima”.

Niente giustifica il furto di terre e ricordi intimi altrui. Questo è un crimine contro l’umanità; è immorale e non etico. Questo è il motivo per cui il colonialismo dei coloni in Palestina dovrebbe essere condannato. È ora che la comunità internazionale dichiari illegali tutte quelle organizzazioni che sostengono gli insediamenti e il colonialismo dei coloni in Palestina.

Nella sua pionieristica Politica dell’espropriazione, ribadendo l’argomentazione di Ghassan Kanafani in Ritorno a Haifa, Edward Said afferma in modo molto convincente:

“La domanda da porsi è per quanto tempo la storia dell’antisemitismo e dell’Olocausto in particolare può essere usata come un recinto per esentare Israele da discussioni e sanzioni per il suo comportamento nei confronti dei palestinesi, discussioni e sanzioni che sono stati usati contro altri governi repressivi, come quello sudafricano. Per quanto tempo negheremo che le grida della gente di Gaza siano direttamente collegate alle politiche del governo israeliano e non alle grida delle vittime del nazismo? “Politics of dispossessions”, p.172.

È indicativo della mentalità ufficiale israeliana che l’assedio genocida della Striscia di Gaza pare non sia mai stato registrato nella strategia complessiva dello Stato ebraico. E ora abbiamo Benjamin Netanyahu che fa un ritorno trionfante con i suoi alleati fascisti, Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Per quanto riguarda gli israeliani o i funzionari israeliani, Israele ha ritirato le sue truppe e i coloni da Gaza nel 2005, lasciando Gaza libera.

Tuttavia ha conservato le chiavi dei valichi che la separano da Gaza e ha lasciato l’ultimo valico nelle mani dei suoi alleati egiziani. Per quanto riguarda i politici tradizionali israeliani, i palestinesi di Gaza sono degli ingrati per non aver accettato il blocco, per avergli resistito e per aver chiesto i loro diritti, sanciti a livello internazionale!

Infatti, sostenuto da una cospirazione internazionale del silenzio, per non dire della collusione, lo scopo di Israele è di farci abituare così tanto all’oppressione da smettere di sentirla come oppressione. Semplice. La cosiddetta comunità internazionale ha deciso di rimanere sorda nonostante il fatto lampante della clausola 50 della Convenzione dell’Aia del 1907 che afferma inequivocabilmente il rifiuto, da parte della comunità internazionale, della punizione collettiva. Ciò è stato ribadito dalla Quarta Convenzione di Ginevra nella Clausola 33 del 1949. Come ha sottolineato Ajamu Baraka sulla sua pagina Facebook durante i primi giorni dell’attacco russo all’Ucraina:

“Abbraccio il ‘whataboutism’ perché il cosiddetto ‘whataboutism’ non è altro che il pensiero dialettico critico che informa la lotta contro la mistificazione ideologica borghese. La responsabilità ideologica dei socialisti rivoluzionari è rivelare ciò che è nascosto, denunciare ciò che viene messo a tacere e ricontestualizzare i tentativi di decontestualizzazione di questioni, idee e pratiche”.

Come se il blocco israeliano di Gaza non bastasse, sembra che il carattere di classe della Palestina si sia rivelato nel risentimento verso i palestinesi di Gaza che sono percepiti come sostenitori e membri di Hamas, e quindi costituiscono una seria minaccia al cosiddetto progetto nazionale.

Di conseguenza, una delle domande (occidentali) più ripetute che dobbiamo affrontare è: ma cosa significa “togliere l’assedio”?

Significa sostanzialmente l’apertura dei sei valichi, le cui chiavi sono nelle mani di Israele, e il flusso di ogni tipo di merce, soprattutto di prima necessità, da e per #Gaza. Significa fornire a Gaza elettricità e acqua pulita, e garantire la libertà di movimento dei due milioni di palestinesi di Gaza. Significa anche l’apertura permanente del valico di Rafah.

Questa è la responsabilità della potenza occupante, vale a dire Israele. Ma anche questo non soddisfa i diritti minimi fondamentali del popolo palestinese, vale a dire la libertà, l’uguaglianza e la giustizia. Nessuna normale relazione con l’Israele dell’apartheid dovrebbe essere ripresa senza che quest’ultimo rispetti il ​​diritto internazionale che garantisce i diritti fondamentali dei palestinesi.Un giorno, come in Sud Africa, avremo dichiarazioni d’impatto delle vittime che ci faranno dire ai nostri assassini, da Benjamin Netanyahu a Gantz a Yair Lipid, come hanno sconvolto per sempre la nostra vita.

(Foto: giovani di Gaza vengono in aiuto della loro comunità, nel mezzo di una crescente crisi alimentare nella Striscia di Gaza assediata. Mahmoud Ajjour, The Palestine Chronicle).

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice