Rifugiati palestinesi nel 2007. Diritto alla protezione e al ritorno in patria.

 

Rifugiati palestinesi nel 2007

Riunione del Comitato esecutivo dell'UNHCR

Le ONG sollecitano l'Alto Commissario ONU per i Rifugiati a “provvedere a una protezione immediata e effettiva e a trovare soluzioni durevoli basate sui diritti per i rifugiati palestinesi, compresa il rimpatrio volontario”.

BADIL, Ginevra, 15 ottobre 2007:

Circa 270 Ong di tutto il mondo hanno ricordati ai membri del Comitato esecutivo dell'UNHCR che “i rifugiati palestinesi e i 'profughi interni' costituiscono il caso più ampio e di lunga durata, ancora non risolto, al mondo. Le Ong sollecitano la comunità internazionale a incrementare gli sforzi per trovare una soluzione duratura alla loro sventura […], compresa l'integrazione locale, la risistemazione il rimpatrio volontario”.

In due dichiarazioni diramate durante la riunione annuale del Comitato esecutivo dell'UNHCR, a inizio ottobre, le Ong hanno riconosciuto la generosità di Siria, Egitto e Giordania, che ospitano migliaia di rifugiati dall'Iraq, e hanno chiesto agli Stati di assicurare che ai circa 15.000 rifugiati palestinesi in Iraq e alle sue frontiera “sia garantita protezione temporanea e accesso a una soluzione duratura […]. In cooperazione con l'UNHCR, tutti i profughi palestinesi provenienti dall'Iraq dovrebbero essere registrati UNRWA come questione di alta priorità”.

L'Excom (Comitato esecutivo) UNHCR, è composto da 70 Stati membri di tutti i continenti (tra cui i maggiori finanziatori dell'UNHCR – Usa, Commissione Europea, Giappone, Svezia, Olanda, Norvegia, ecc., molti Paesi arabi e Israele), non ha potuto raggiungere il consenso per un impegno sul diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi nelle case e nelle città di origine, nell'attuale Israele o nei Territori occupati del 1967.

UNHCR sostiene che il mandato è limitato ai rifugiati palestinesi al di fuori dell'area di operazioni dell'UNRWA (UN Relief and Works Agency), come i profughi palestinesi in e fuori dell'Iraq. UNHCR-Israele non comprende i rifugiati palestinesi.

Gli Stati arabi sono riluttanti a cooperare con un'UNHCR che non è in grado di tenere a bada Israele e assicurare loro uguale peso rispetto ai ricchi Paesi occidentali. Così, per diverse ragioni, la maggior parte degli Stati arabi e occidentali, non ha intenzione di garantire protezione temporanea o una risistemazione per i profughi palestinesi provenienti dall'Iraq. Soltanto la Siria, la Giordania, il Canada, il Brasile, il Cile e la Norvegia hanno accettato di ospitarne un numero limitato.

Il risultato è una situazione dove la maggior parte dei rifugiati in e dall'Iraq attraversa i confini dei Paesi arabi vicini per conto proprio, dove si ritrovano da soli e senza alcuna protezione. Altri rimangono bloccati i Iraq o ai confini, in grave pericolo e in condizioni disumane.

(…) La “protezione” dei rifugiati palestinesi è negoziata con Stati già sovraffollati di rifugiati, e con altri sotto minaccia di conflitti armati. In questo contesto, BADIL lancia un appello all'UNHCR: 300 profughi palestinesi sono ammassati ai confini tra Siria e Iraq hanno rifiutato l'offerta inoltrata dal Sudan di ospitarli. Essi non vogliono trasferirvisi perché il Sudan potrebbe presto affrontare una guerra civili e dove il conflitto con la regione del Darfur ha già provocato 2,5 milioni di rifugiati locali.

BADIL sollecita le organizzazioni della società civile, in particolare le Ong che lavorano per il UNHCR, a continuare a sollecitare congiuntamente gli Stati membri affinché:

– provvedano a una protezione immediate e temporanea dei profughi palestinesi e ai rifugiati interni;

– garantiscano sforzi di protezione attraverso la collaborazione tra le agenzie, in particolare l'UNRWA e l'UNHCR;

– Sviluppare un regime di protezione comprensivo e globale per i rifugiati palestinesi interni ed esterni in cui vengano riconosciuti i diritti al rimpatrio, una soluzione duratura sotto l'egida delle leggi internazionali e delle risoluzioni Onu.

60 anni dopo il loro trasferimento forzato, i profughi e rifugiati palestinesi hanno diritto a un regime di protezione internazionale che possa evitare loro una nuova situazione di esodo, proteggerli durante i trasferimenti, promuovere un soluzione durevole basata sul diritto al ritorno.

(Sintesi a cura della redazione di Infopal.it da http://www.reliefweb.int/rw/RWB.NSF/db900SID/TBRL-77ZRGT?OpenDocument&rc=3&emid=ACOS-635PFR )

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