RILASCIATI I DUE GIORNALISTI STRANIERI RAPITI 2 SETTIMANE FA A GAZA.

I due giornalisti di Fox News rapiti a Gaza due settimane fa da un sedicente gruppo del "Santo Jihad" sono stati rilasciati questa mattina. La notizia della loro "accettazione" dell’Islam aveva preceduto quella del rilascio.

Sembra in realtà che la loro liberazione arrivi dopo trattative tra questa neo-formazione e i Comitati di Resistenza Popolare.
I due giornalisti sono stati portati in auto al Beach Hotel nella Striscia di Gaza, dove si trovavano prima del rapimento.

Questa mattina di buon’ora, i rapitori dei due cronisti avevano annunciato che non li avrebbero uccisi perché i due prigionieri si erano volontariamente convertiti all’Islam. E hanno aggiunto che avrebbero comunque sospeso l’esecuzione e li avrebbero rilasciati.

In un comunicato trasmesso dalle Brigate "Santo Jihad", che avevano rivendicato la responsabilità del rapimento, si legge: "In un momento in cui i paesi atei hanno arrogantemente rifiutato di salvare i due giornalisti catturati, Dio ci ha onorato e ha permesso loro di entrare liberamento nell’Islam".

Gli Stati Uniti si erano rifiutati di trattare con i rapitori la liberazione dei prigionieri, e l’ultimatum era scaduto ieri.

Il portavoce del governo palestinese, Ghazi Hamad, ha sottolineato al canale satellitare Al-Jazeera che il suo governo aveva intrapreso tutti gli sforzi, sotto la leadership del premier Ismail Haniyah, per il rilascio dei due giornalisti.

Steve Centanni, il giornalista americano, successivamente ha spiegato al telefono da Gaza alla CNN che "hanno sentito che dovevano convertirsi": "Provo il più grande rispetto per l’Islam, ma abbiamo sentito che dovevamo farlo perché loro avevano le pistole e noi non sapevamo che diavolo sarebbe successo". 

Il premier Haniyah ha dichiarato che il gruppo del "Santo Jihad" è un’organizzazione sconosciuta, che non è legata né a Al-Qa’ida né con gruppi palestinesi, ma agisce autonomamente.


(Fonte: il nostro corrispondente – agenzia Al-Watan – da Gaza,
www.maannews.net, www.aljazeera.net)

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