Rinviata al 19 giugno la decisione sulla liberazione dell’attivista libanese filo-palestinese Georges Ibrahim Abdallah

A cura di Alessandro Barbieri. Giovedì 20 febbraio, la Corte d’Appello di Parigi ha rinviato al 19 giugno la decisione sulla richiesta di liberazione dell’attivista libanese filo-palestinese Georges Ibrahim Abdallah, detenuto da 40 anni nel carcere di Lannemezan e liberabile dal 1999, dopo essere stato condannato per complicità negli omicidi di diplomatici americani e israeliani in Francia in un processo controverso.

Secondo una fonte giudiziaria e il suo avvocato, Jean-Louis Chalanset, il tribunale ha rinviato la sua decisione affinché il condannato potesse giustificare il risarcimento delle parti civili, ovvero degli Stati Uniti, cosa che ha sempre rifiutato di fare. “Poiché la questione del risarcimento è stata affrontata solo brevemente durante i dibattiti, date le numerose questioni giuridiche sollevate, sembra opportuno rinviare la decisione per consentire al condannato di giustificare, entro questo termine, uno sforzo sostanziale per risarcire le parti civili”, ha dichiarato la Corte d’appello. La somma che è richiesta per indennizzare gli Stati Uniti è stimata a 100.000 €.

L’avvocato ha dichiarato che “si tratta di una decisione molto particolare, se non meschina. Da un lato accolgono la liberazione di George Abdallah, ma dall’altro gli danno qualche mese per indennizzare la parte civile, cioè gli Stati Uniti, cosa che ha sempre rifiutato. Vediamo ora se il Libano si prende la responsabilità di pagare questa cifra. Il suo mantenimento in detenzione viola la Convenzione europea dei diritti dell’uomo” e, conclude l’avvocato, “sta bene intellettualmente. È un militante, è fedele alle sue idee, legge molto e si tiene aggiornato su ciò che accade in Medio Oriente. Gli scrivono da tutto il mondo”.

Georges Abdallah, comunista libanese e attivista per la causa palestinese, è stato arrestato nel 1984 e condannato nel 1987 per complicità in omicidio a seguito di un’inchiesta incriminata, in un contesto di indagini falsificate, una campagna mediatica virulenta e pressioni da parte degli Stati Uniti. Liberabile dal 1999, solo nel 2013 una prima richiesta di liberazione è stata convalidata dai tribunale, ma condizionata a un ordine di espulsione che il governo francese ha bloccato.

Al processo del 1987, Georges Abdallah si presentò con la pesante etichetta di nemico pubblico numero 1 in Francia, sospettato all’epoca di essere il mandante di un’ondata di attentati a Parigi, in realtà compiuti da militanti filo-iraniani. Per molto tempo dimenticato, negli ultimi anni la mobilitazione per la sua liberazione è cresciuta in Francia e all’estero, grazie anche al suo comitato di sostegno, a sindacati e alcuni parlamentari di sinistra e a celebrità come il premio Nobel Annie Ernaux.

La settimana scorsa è stato visitato in carcere dai deputati della France Insoumise Eric Coquerel e Sylvie Ferrer, venuti a chiedere la fine dello “scandalo di Stato” rappresentato dalla durata della sua detenzione. “È una vergogna per lo Stato francese”.