Riprendono le esportazioni della produzione di Gaza. Perché Israele lo permette solo ora?

Gaza – Paltoday. Nel buio dell'assedio israeliano su Gaza a causa del quale ogni aspetto delle vite dei palestinesi è stato soffocato e che, insieme alla guerra di fine 2008, ha devastato a lungo termine l'economia locale, a Gaza si spera sempre di una ripresa dei mercati e della produzione.
Oggi Israele mette in pratica un'altra tattica, annunciando di aver dato luce verde al passaggio, in entrata e in uscita, di una serie di merci da Gaza.

Si prevede la ripresa delle esportazioni da Gaza verso l'Europa tra novembre e dicembre.

Il dirigente dei valichi di frontiera, Nazmi Muhanna, ha confermato la notizia, specificando che “Israele ha approvato l'esportazione della produzione di Gaza verso i mercati europei. Frutta e verdura, fragole e fiori coltivati a Gaza usciranno dal territorio assediato dal 20 novembre prossimo”.

'Ali Al-Hayek, vice presidente del sindacato degli Industriali, ha informato che “il primo carico andrà in Europa e in Cisgiordania. Aziende della Striscia di Gaza si sono aggiudicate una gara d'appalto per forniture scolastiche, e sarà sempre arredo scolastico quello che partirà in direzione della Repubblica Ceca”.

Nel periodo precedente all'assedio israeliano, più di cinque anni fa, da Gaza uscivano ogni giorno 47 camion di prodotti locali.

Il 65% erano prodotti agricoli e nel 2005 il valore totale delle esportazioni si aggirava intorno ai 110milioni di dollari al giorno, per scendere a 80milioni nel 2007.
Prima dell'assedio le importazioni ammontavano a due miliardi di dollari al giorno.

Hayek dice di auspicare che di riflesso si avvi la ricostruzione di almeno dieci aziende di Gaza, ma ammette la difficoltà derivante da restrizioni e divieti persistenti all'introduzione di materiale da costruzione.

L'analista economico locale, Muhassen Abu Ramadan, ha rilasciato un'intervista telefonica al'agenzia “Paltoday”: “Quella dell'allentamento sulle esportazioni è una tattica di Israele per fare un autoritratto da porgere alla comunità internazionale, chiamata a emettere condanne per il trattamento che lo Stato ebraico riserva agli attivisti internazionali che tentano di rompere l'assedio su Gaza. Così Israele prova a mettere a tacere il mondo sui fatti di pirateria che pratica in acque internazionali”.

“E' una piccola breccia mediatica pensata da Israele per superare le quotidiane critiche rivoltegli dal mondo dell'informazione globale per la brutale occupazione e per l'assedio su Gaza.
E' pura politicha ed è richiesta invece la assoluta rimozione dell'assedio”, aggiunge l'esperto.

La parte del mondo più densamente popolata oggi ha bisogni che sono superiori a quelli del periodo pre-assedio, e dopo anni di divieti e privazioni di ogni sorta di bene.
Oltre 25mila impianti sono stati distrutti da Israele a Gaza.

In conclusione, Abu Ramadan ha chiesto ai commercianti e a tutti i palestinesi coinvolti nel giro d'affari che Israele presume riprenderà a Gaza, “di collaborare perché non sia un gesto fine a se stesso, ma che sia il preludio della fine dell'assedio, in vigore da terra, mare e cielo”.

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