Riservisti israeliani “esausti” rifiutano il servizio per paura di un impiego “infinito”

Tel Aviv – The Cradle. L’esercito israeliano ha recentemente riscontrato un netto calo nel numero di persone che si presentano per il servizio di riserva, anche tra i soldati delle unità di combattimento a Gaza e in Libano, ha riferito Yedioth Ahronothl’11 novembre.

Nei primi mesi della guerra a Gaza, iniziata il 7 ottobre dello scorso anno, il tasso di coloro che si sono presentati era superiore al 100%. I ranghi di tutte le unità di riserva erano pieni e altri riservisti si sono arruolati volontariamente nell’esercito per combattere. Tuttavia, nelle ultime settimane, il numero di coloro che si sono presentati in servizio è sceso tra il 75 e l’85%.

L’esercito attribuisce questo fenomeno all’aumento dell’impiego dei soldati della riserva, che si prevede continuerà fino al 2025. Un alto funzionario della sicurezza ha confermato che il prossimo anno i riservisti dovranno prestare servizio per almeno 100 giorni.

“La risorsa dei riservisti non è illimitata, ed è molto difficile per le persone essere così assenti nel bel mezzo della vita quotidiana. Per questo c’è un rifiuto silenzioso di presentarsi in servizio, senza proteste o in modo pubblico. Non si può discutere con loro, né chiedere loro di venire con la forza”, hanno dichiarato fonti dell’esercito a Yedioth Ahronoth.

Parlando alla Knesset, il soldato di riserva Yonatan Kidor ha espresso la sua frustrazione: “Il mio battaglione è stato chiamato per un ordine di riserva alla fine di settembre, che doveva essere limitato nel tempo, e due giorni dopo che siamo stati reclutati, l’ordine è stato aperto fino a nuovo avviso”.

“Avremmo dovuto essere rilasciati già due settimane fa, e in questo momento siamo nelle riserve senza fine […]. Noi e le nostre famiglie sul fronte interno siamo logorati”.

Ha aggiunto: “Ci sono brigate che prestano servizio per 300-350 giorni di fila. Non c’è una fine all’orizzonte, non c’è un futuro e non c’è fiducia […]. Mettete fine a questa guerra in qualche modo”.

Inoltre, i funzionari della sicurezza avvertono che non sono ancora stati assicurati i fondi per continuare a pagare i generosi pacchetti finanziari che i riservisti hanno ricevuto l’anno scorso, che ammontavano a decine di migliaia di shekel per ufficiale.

Il disprezzo per i riservisti è evidenziato, osserva il giornale in lingua ebraica, dal continuo utilizzo da parte dell’esercito israeliano “dell’Ordine aperto 8”, che consente all’esercito di richiamare qualsiasi riservista senza preavviso. L’ordine è destinato a essere usato con parsimonia solo in situazioni di emergenza quando scoppia una guerra, ma è stato usato per 14 mesi.

L’esercito sta anche sostenendo l’approvazione di una nuova legge sulla riserva che raddoppierebbe o triplicherebbe il numero di giorni di riserva che ogni soldato dovrebbe servire all’anno rispetto agli anni precedenti la guerra, insieme all’estensione del servizio obbligatorio da 32 mesi a tre anni completi.

Questi due emendamenti alla legge non sono ancora stati approvati a causa di considerazioni politiche. Molti militari e le forze politiche che li rappresentano sono irritati dal continuo rifiuto di circa 60 mila ultraortodossi di prestare servizio nell’esercito.

Il riservista Michael Sasson ha dichiarato: “Sono molto arrabbiato. So che c’è molta rabbia. Ci rivolgiamo continuamente alle riserve. Ci sono 30 mila giovani che possono arruolarsi. Sono un uomo di destra, religioso e un colono. Sono arrabbiato per quello che è successo”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.