Riunione Quartetto annullata: un effetto della campagna israeliana contro il riconscimento dello Stato di Palestina

An-Nasira (Nazareth) – InfoPal. Contro il riconoscimento internazionale, seppur in via formale, dello Stato palestinese entro i confini occupati da Israele nel 1967, da tempo, lo Stato ebraico ha messo in moto un'intensa campagna diplomatica a livello mondiale.

L'ultimo prodotto è l'annullamento della riunione del Quartetto per la pace in Medio Oriente (Russia, Unione Europea, Usa e Onu), prevista per domani, 15 aprile, a Berlino, per discutere sulla risoluzione di condanna delle colonie illegali di Israele nei Territori palestinesi occupati.

In prima linea vi è sempre il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, il quale da mesi è impegnato  personalmente nel fare pressioni su trenta Paesi europei affinché non si accolga la richiesta dell'Organizzazione di Liberazione della Palestina (Olp) per un riconoscimento entro settembre prossimo patrocinato dall'Assemblea generale Onu.

Per discutere di questo, e per scoraggiare l'Europa dal riconoscere lo Stato palestinese, lunedì scorso, diversi ambasciatori dei Paesi europei in Israele sono stati convocati da esponenti di governo.

L'esecutivo israeliano ha tuttavia fatto sapere che “gli Stati Uniti si sono già impegnati a porre di nuovo il veto contro un riconoscimento formale e unilaterale di uno Stato palestinese”.

“Diplomazia e l'irrinunciabile condizione della sicurezza” sono le carte che Israele sta giocando in questi giorni.

Risalgono a poche ore fa le dichiarazioni del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, secondo le quali “troppe questioni restano in sospeso tra israeliani e palestinesi. La strada per il riconoscimento di uno Stato palestinese è ancora troppo lunga. Essi (i palestinesi) non possono volgere le spalle al nostro invito a riprendere i negoziati”.

Nelle dichiarazioni di Netanyahu riportate dalla stampa israeliana, il premier ha espresso anche rammarico per l'assenza di una risposta da parte palestinese e ha aggiunto: “Siamo andati incontro all'Anp, aiutandola a migliorare le condizioni socio-economiche e di sicurezza in Cisgiordania. Tuttavia, le questioni fondamentali restano irrisolte”.

Ciò su cui sta investendo Israele per distrarre la comunità internazionale dalla colonizzazione della Palestina è proprio la messa a punto di nuove condizioni per invitare al tavolo dei negoziati l'Autorità palestinese (Anp).

Ma i precedenti negoziali e lo scandalo del veto statunitense, a febbraio scorso, per bloccare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu di condanna agli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati, avevano catapultato un'altra volta i palestinesi nel mezzo dell'oltranzismo di Israele.

Per Netanyahu le colonie “non rappresentano un ostacolo insormontabile alla pace”, stando a quanto ha confidato al Cancelliere tedesco, Angela Merkel, nell'ultimo incontro, dove Israele ha ricevuto anche rassicurazioni sul rifornimento, a prezzi stracciati, dalla Germania di sei sottomarini con capacità nucleare.

 

“Rinunciare ancora allo Stato palestinese e tollerare l'espansione coloniale”. Solo due giorni fa, il premier di Israele aveva comunicato al ministro della Difesa Ehud Barak di concedere permessi scavalcando l'iter previsto per le licenze e, riportando la notizia, la stampa israeliana aveva ammesso che “i piani di espansione a nord-ovest della Cisgiordania occupata e nella Valle del Giordano non hanno precedenti storici”.

Simile all'approccio adottato da Netanyahu, nel tentare di tenere le due cose separate (Stato palestinese e colonie), o affrontando l'argomento con una leggerezza, decisamente poco consona alla gravità dei diritti umani dei palestinesi nei Territori occupati, il ministro per le Infrastrutture nazionali, Uzi Landau, ha minacciato: “Riconoscimento dello Stato palestinese? Annetteremo subito i maggiori blocchi coloniali nella Valle del Giordano”.

Il fronte palestinese sembra comunque determinato a chiedere al foro internazionale il riconoscimento della Palestina entro i confini occupati nel 1967.

Dall'Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp) si sono levate diverse voci, tutte di condanna per l'annullamento della riunione di Berlino, “risultato del disfattismo operato dagli Stati Uniti”.

Per la cancellazione dell'incontro del Quartetto, Salah Rafat ha condannato gli Stati Uniti, verso i quali anche Tayseer Khaled ha manifestato critiche esplicite perché “complici di Israele nel raggirare leggi e attori della comunità internazionale”.
“Decisione ingiustificata e irresponsabile” per Ghassan ash-Shaka'ah, direttore del dipartimento per le relazioni internazionali Olp.

Da Israele (Territori palestinesi occupati nel '48, ndr), Ahmed at-Tibi, deputato palestinese presso la Knesset (parlamento israeliano), ha manifestato delusione per quanto appreso, ma ha aggiunto: “Il processo da noi promosso per il riconoscimento dello Stato palestinese è comunque inarrestabile. Viviamo sotto l'occupazione più lunga che la storia moderna abbia mai conosciuto. La Palestina sarà riconosciuta e sarà anche ben accolta dalla comunità internazionale, mentre Israele pagherà con l'isolamento il prezzo del suo decennale oltranzismo“.

Il Fronte popolare di liberazione della Palestina (Fplp) ha chiesto di indire immediatamente “una conferenza internazionale che svolga la funzione di foro alternativo al Quartetto, la cui missione è palesemente fallita”.

“E' necessario concretizzare il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e non possiamo più accettare i falsi negoziati pericolosamente proposti da Israele. Essi non sono credibili perché si tradurrebbero con il proseguo dell'occupazione e dell'imposizione della sua politica unilaterale”.

E mentre il presidente dell'Anp, Mahmud 'Abbas, non aveva escluso la possibilità di dimettersi in protesta al mancato riconoscimento a settembre prossimo, il premier palestinese Salam Fayyad e il ministro per la Pianificazione 'Ali Jarbawi hanno incoraggiato a proseguire in tale direzione. Ieri, da Bruxelles, entrambi hanno chiesto “un certificato di nascita dello Stato di Palestina“.

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