Rizqa: il valico di Rafah non ha mai causato alcun danno all’Egitto

Gaza-Quds Press. Il governo palestinese della Striscia di Gaza ha rinnovato le sue richieste alle autorità egiziane per riaprire il valico di Rafah di fronte ai cittadini palestinesi. Ha anche ribadito il suo rifiuto di sostituirlo con il valico di Erez (Beit Hanoun).

Youssef Rizqa, consigliere politico del premier di Gaza, ha affermato che la protratta chiusura del valico di Rafah aggrava la sofferenza di centinaia di palestinesi, costretti a lasciare la Striscia sia per ricevere le cure mediche che per studiare o lavorare. Ha dichiarato: “È indispensabile prendere in considerazione la sofferenza di questi palestinesi, e degli altri intrappolati nella Striscia di Gaza, oltre a quella di coloro che vorrebbero rientrare ma non sono in grado di farlo”.

Rizqa ha affermato che il valico di Rafah non ha mai causato alcun danno all’Egitto. Egli ha anche sottolineato che il numero dei passeggeri che hanno attraversato il valico ha raggiunto i 1300 all’epoca del presidente deposto Mohammed Mursi, mentre ora, il numero è sceso a 150, ancor prima della chiusura completa del valico, avvenuta lunedì scorso.

Ha anche ribadito il rifiuto del suo governo di adottare il valico di Erez come alternativa a quello di Rafah. “Il fatto che Erez sia in mano di Israele, che controlla la sua uscita e entrata, può renderlo una trappola per i viaggiatori palestinesi”, ha dichiarato.

Il consigliere di Haniyeh ha affermato che “la cosiddetta convenzione sui valichi, stretta tra l’Autorità palestinese (Anp) e gli israeliani nel novembre 2005, è già decaduta dopo un anno dalla sua firma”. Egli ha anche sottolineato che quello di Rafah è un valico egiziano – palestinese, e nessun’altra parte può avervi un controllo.

In un contesto correlato, Rizqa ha ritenuto che la decisione del governo di Haniyeh di consentire il ritorno delle guardie appartenenti alla presidenza palestinese nel valico di Rafah “non rappresenta alcuna novità, bensì, ciò fa parte degli accordi raggiunti tra i palestinesi”. “Si tratta di una mossa prettamente tecnica, nulla di più, ciò è stato concordato durante le sedute di dialogo nazionale che non sono state ancora completate” ha concluso .