Roger Waters esorta Stevie Wonder a non accettare premi dall’Israele “dell’apartheid”

MEMO. Roger Waters ha esortato il collega-leggenda della musica, Stevie Wonder, a non accettare l’Israel’s Wolf Prize, riconoscimento che viene normalmente assegnato a coloro che hanno dato un contributo eccezionale alle arti e alle scienze. Il cantautore americano ha ricevuto il premio a febbraio dalla Wolf Foundation, un’organizzazione legata al governo israeliano, e dovrà recarsi nello stato occupante per la cerimonia di premiazione.

Waters ha caricato un video su Twitter e ha scritto: “@steviewonder, con rispetto, hai rifiutato la raccolta fondi dell’IDF di Haim Saban nel 2012. Per favore, rifiuta il @WolfPrize_in Israele nel 2021”. 

Nel video, la star dei Pink Floyd ha sottolineato che Wonder aveva annullato una performance del 2013 ad un galà di raccolta fondi per gli Amici delle Forze di Difesa Israeliane (FIDF). Il controverso evento annuale raccoglie fondi per l’esercito di occupazione israeliano e ha dato vita a una campagna nel 2018 che esortava le star e le celebrità di Hollywood a non partecipare al gala VIP. 

Denunciando lo “stato di apartheid”, Waters ha spiegato che “questa è Israele. Contribuirai a mascherare le loro azioni oltre ogni immaginazione”. Waters si aspetta che Wonder boicotti la cerimonia di premiazione proprio come ha boicottato l’evento FIDF del 2013.

Se Wonder ascolta la chiamata di Waters, si unirà a molte altre figure ben note che hanno annullato le loro apparizioni in eventi e cerimonie di alto profilo. I critici dello stato sionista sostengono che questi eventi sono usati per distogliere l’attenzione dai numerosi abusi sui diritti umani da parte di Israele. 

Nonostante abbia la doppia cittadinanza statunitense-israeliana, la star di Hollywood Natalie Portman rifiutò di visitare Israele nel 2018 per ricevere il Genesis Prize. L’attrice snobbò la prestigiosa cerimonia e un premio di 2 milioni di dollari USA, assegnato ogni anno agli ebrei in riconoscimento dell’eccellenza nei loro specifici campi.

Nello stesso anno, l’autore israeliano Yuval Noah Harari rifiutò un’onorificenza statale in segno di protesta contro la legge sullo stato-nazione. Difendendo la decisione di Harari, il suo manager Karin Eliahu-Perry disse all’epoca: “Preferiamo non rappresentare il governo fintantoché persiste in tale politica [la legge dello Stato-nazione]”.

La legge, approvata nel 2018, dichiara che solo gli ebrei hanno il diritto all’autodeterminazione nel Paese. Le clausole sanciscono per legge la creazione di insediamenti per soli ebrei nei Territori palestinesi occupati “come valore nazionale”. I critici della legge hanno sostenuto che essa consolida lo status di Israele come stato di apartheid.

In un documento di sintesi di gennaio, il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem ha citato il disegno di legge come una delle tante ragioni per poter concludere che Israele è uno stato di apartheid che “promuove e perpetua la supremazia ebraica tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano”.

 Traduzione per InfoPal di Giulia Barbini