I nativi palestinesi ritengono che le autorità israeliane facilitino il tour come metodo deliberato di intimidazione, rendendo loro la vita intollerabile e insostenibile al fine di spingerli allo spostamento.
Durante il tour, ai coloni viene raccontata una storia distorta di Hebron che trascura e contraddice quella documentata di convivenza pacifica tra arabi ed ebrei nella città prima del 1948. Il racconto identifica l’eredità della terra come esclusivamente ebraica.
I coloni sono scortati da numerosi soldati e agenti della polizia di frontiera, che trattengono i palestinesi per i controlli di identità e impediscono loro la libera circolazione nel suq durante la durata del tour.
Militari e poliziotti si appostano sui tetti delle case palestinesi, molti dei quali sono ora vuoti a causa di sgomberi forzati a fini di sorveglianza.
I palestinesi che vivono nella Città Vecchia sono sotto costante minaccia di invasioni da parte dei coloni e dell’esercito israeliano. Ciò contribuisce ulteriormente allo sfollamento e al furto di proprietà palestinesi.
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