Sciopero dei prigionieri: raggiunto un accordo con le autorità carcerarie

Gaza – InfoPal. Dopo 28 giorni di sciopero della fame, i prigionieri politici palestinesi hanno vinto il braccio di ferro con i loro aguzzini, i carcerieri israeliani che negavano loro ogni diritto umano.

L’alto comitato dei prigionieri in sciopero ha raggiunto un accordo con l’Ips – Israeli prison service – che prevede la fine della protesta, iniziata il 17 aprile scorso, contro l’accoglimento delle loro richieste da parte delle autorità israeliane. Ne ha dato annuncio l’Ufficio politico di Hamas.

L’accordo è stato raggiunto con la mediazione egiziana e prevede, tra l’altro, il rilascio di tutti i prigionieri in detenzione amministrativa entro i termini già stabiliti e senza proroghe, le visite dei familiari ai carcerati gazawi, e la fine della “legge Shalit”.

I dettagli sulla trattativa. Nel momento in cui è stata ufficializzata la notizia della fine dello sciopero della fame, l’euforia dei palestinesi si è manifestata per le strade, a Gaza e nel resto dei Territori occupati.
A Gaza in numerosi hanno sfilato per le strade in cortei con striscioni e slogan di gioia per la vittoria conseguita dal Movimento dei prigionieri.

I prigionieri palestinesi in sciopero condizionavano la fine della forma di protesta generale alla realizzazione di determinate richieste: costringere Israele a porre fine a detenzioni in isolamento, il ripristino dei diritti di base come quello a ricevere le visite e, in generale, il rispetto tutti quei diritti violati a partire dal 2006, dall’applicazione delle leggi Shalit. 

I punti dell’accordo:

  • entro 72 ore dalla firma dell’accordo, avranno fine le detenzioni in isolamento
  • ai parenti dei prigionieri provenienti dalla Striscia di Gaza sarà permesso fare loro visita, ma solo a quelli di primo grado
  • i prigionieri potrano riprendere gli studi in un’università israeliana
  • valutando i singoli casi, Israele si impegna a non estendere automaticamente i periodi delle detenzioni amministrative (senz’accusa e prorogabili ad oltranza, ndr)
  • sarà abrogato il pacchetto di leggi e provvedimenti per la repressione dei prigionieri palestinesi, le leggi Shalit. 

Accordo contro le richieste dei prigionieri. Taher an-Nunu, portavoce del governo di Gaza, riferisce che la leadership dell’Alto comitato dei prigionieri in sciopero è stata convocata nel carcere di ‘Asqelon alla presenza dell’amministrazione carceraria israeliana e dell’ambasciatore egiziano.

An-Nunu ha voluto precisare l’impegno del proprio governo nelle trattative. Il premier di Gaza, Isma’il Haniyah, ha seguito personalmente l’andamento del negoziato tra Israele e la leadership egiziana, la cui condotta, anche in quest’occasione, viene definita “ammirevole”.

Per an-Nunu, l’accordo raggiunto è una pietra miliare nella storia della lotta nelle prigioni israeliane e dice: “Il braccio di ferro vinto con Israele ha riportato a casa i valori più importanti per il popolo palestinese: la vita in libertà e la dignità”.

La felicità dei familiari dei prigionieri. La moglie del prigioniero Jaber Hasanaat, da Gaza, si dice incredula al solo pensiero di poterlo rivedere dopo quasi tre anni e mezzo. Jaber è detenuto in una prigione israeliana da otto anni.

Come accade di consueto quando si raggiunge un successo in campo palestinese, alle fazioni e al Movimento dei prigionieri è stato rivolto il maggior grado di riconsocenza per l’esito dell’accordo da parte della gente.

Oltre 100 salme verranno restituite. In altra sede, le autorità d’occupazione israeliane hanno deciso la consegna alla parte palestinese delle salme di cento caduti. La richiesta era stata fatta dal presidente dell’Autorità palestinese (Anp), Mahmoud ‘Abbas, all’inviato israeliano, Yitzhak Molcho.

“I corpi dovevano essere trasferiti ai palestinesi più di un anno fa, quando avevamo rimandato le trattativa per non compromettere quella per il rilascio di Gil’ad Shalit”, ha dichiarato alla stampa Ofer Gendelman, portavoce del premier israeliano.

Sono i caduti palestinesi che Israele definisce “combattenti nemici”, sepolti nel cimitero che i palestinesi soprannominano “dei numeri”.