Scontri a Hebron per le dichiarazioni di Netanyahu sulla moschea Ibrahimi

Hebron. Diversi scontri si sono verificati ieri nella città cisgiordana di Hebron, durante le proteste di centinaia di palestinesi contro una dichiarazione rilasciata domenica dal primo ministro Benjamin Netanyahu, secondo cui la moschea Ibrahimi farebbe parte del patrimonio culturale ebraico.

Secondo fonti mediche, almeno cinque palestinesi sarebbero stati ricoverati, mentre altri avrebbero ricevuto soccorsi per aver inalato del gas lacrimogeno. Tra questi vi sarebbe l'ex ministro dell'Informazione Mustafa Barghuthi, ricoverato all'ospedale al-Muhtaseb insieme a quattro dei suoi figli.

Una portavoce militare israeliana ha dichiarato di aver avuto notizia di un solo palestinese ferito e di quattro arrestati. Secondo il suo resoconto, un membro della polizia di confine sarebbe stato colpito da una pietra, la stessa sorte toccata al palestinese. Il tutto, in base alle sue parole, sarebbe accaduto in un clima di “rivolta violenta e illegale”, in cui i palestinesi avrebbero lanciato pietre ed esplosivi alle forze israeliane.

Da parte sua, un altro portavoce militare ha rivelato all'agenzia Ma'an che un palestinese è stato arrestato dopo essere stato trovato in possesso di un coltello nelle vicinanze della moschea.

Gli scontri sarebbero stati contenuti principalmente nelle aree sotto il controllo dell'esercito israeliano, come hanno riferito testimoni oculari. Il giornale in lingua ebraica Maariv aggiunge inoltre che sono coincisi con una visita alla moschea da parte dei coloni – che chiamano il sito “La Grotta dei Patriarchi” – effettuata per protestare contro la decisione da parte del governo israeliano di fermare l'espansione di alcuni insediamenti.

Diverse decine di dimostranti e pacifisti hanno inoltre manifestato a favore della riapertura di via ash-Shuhada, da due anni chiusa al transito dei palestinesi. Tra i partecipanti alla protesta vi era il membro della Knesset Mohammed Barakeh.
La giornata di ieri ha anche segnato 16 anni dal massacro di 26 palestinesi all'interno della stessa moschea Ibrahimi per opera di un colono israelo-americano, Baruch Goldstein, che venne linciato sul posto subito dopo la strage.

L'episodio ebbe l'effetto di precipitare la divisione della moschea, una parte della quale è oggi chiusa ai palestinesi. Gli abitanti della zona temono ora che le dichiarazioni di Netanyahu comporteranno ulteriori restrizioni all'accesso dei fedeli.


 

 

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