Scontri in Egitto, 9 morti e decine feriti

egitto maan

Il bilancio attuale è di oltre 9 morti e decine di feriti.

Il Cairo-Ma’an/Afp. Lunedì 22 luglio, quattro persone sono rimaste uccise negli scontri scoppiati tra i sostenitori e gli oppositori di Mohammed Mursi, mentre la famiglia del presidente deposto ha annunciato di voler citare in giudizio l’esercito egiziano.

Fonti ospedaliere hanno rivelato che nello stesso giorno, gli scontri tra le due fazioni opposte hanno provocato il ferimento di almeno 26 persone, colpite da pietre e da armi ad aria compressa.

La polizia ha impiegato il gas lacrimogeno nel tentativo di disperdere i manifestanti in pieno scontro.

Le violenze sono scoppiate in seguito all’annuncio della famiglia di Mursi di voler citare in giudizio i militari “per aver rapito il presidente eletto”.

Le violenze sono scoppiate nonostante un appello lanciato dal governo civile provvisorio, eretto dai militari, in cui ha esortato i dimostranti a dare segni di moderazione, dopo settimane di manifestazioni che hanno coinvolto tutto il paese e diversi casi di violenza mortale nella penisola del Sinai.

In una conferenza stampa, Shaimaa Mohammed Mursi, la figlia del presidente deposto, ha reso noto che la sua famiglia sta pianificando di intraprendere azioni legali, in Egitto e all’estero, contro il ministro della Difesa, Abdel Fattah al-Sisi, e il suo gruppo golpista, che hanno diretto il colpo di stato.

Ha anche espresso sgomento per “il silenzio delle organizzazioni per i diritti e quelle della società civile nei confronti del reato di sequestro, commesso contro il presidente legittimo”. L’elezione di Mursi è avvenuta nel giugno 2012, ed era stata considerata la prima elezione libera di un leader in Egitto.

Inoltre, la famiglia del deposto presidente egiziano ha ritenuto il generale al-Sisi, responsabile per la sicurezza di Mursi, che si trova in un luogo ignoto fino ad ora.

Dal canto suo, il figlio di Mursi, Osama, ha affermato che la famiglia non ha alcuna notizia del presidente deposto. “Nessuno di noi ha avuto alcun contatto con nostro padre, sin dal pomeriggio del colpo di stato, avvenuto il 3 luglio scorso”, ha dichiarato ai giornalisti.

Usa e Germania hanno guidato gli appelli internazionali per il rilascio di Mursi, tuttavia, le autorità provvisorie dell’Egitto hanno affermato che egli si trova in un luogo sicuro.

In seguito al suo rovesciamento, i sostenitori di Mursi hanno organizzato manifestazioni, cortei e marce di protesta in tutto il paese.

In alcuni casi, le manifestazioni si sono trasformate in teatro di scontri sanguinosi e, ieri, almeno quattro persone sono morte e 26 sono rimaste ferite, secondo quanto riferito dalle fonti mediche.

Una vittima è caduta nei pressi di piazza Tahrir, al Cairo, epicentro della rivoluzione del 2011 che ha posto fine a tre decenni di governo autocratico, guidato da Hosni Mubarak.

I membri della Camera alta del parlamento (Consiglio della Shura), ormai sciolta, dominata dai sostenitori islamici di Mursi, hanno tenuto una riunione di sfida nella piazza di Rabaa al-Adawiya, al Cairo.

Altri sostenitori di Mursi hanno affisso le foto del presidente deposto sulle porte dell’ufficio del Pubblico Ministero, scandendo lo slogan: “Al-Sisi è un assassino”, e hanno inveito contro la polizia.

“Esercitando più pressione nelle strade, credo che Mursi ritornerà in carica presto”, ha affermato Mohammed Awad, uno dei manifestanti.

Altri manifestanti hanno espresso il loro rifiuto di riconoscere la legittimità delle nuove autorità provvisorie.

I sostenitori di Mursi si sono anche radunati nella zona di Abbasiya, al Cairo, nei pressi del ministero della Difesa.

Domenica scorsa, il governo egiziano ha tenuto una riunione di gabinetto, incentrata sull’economia e sugli sforzi da compiere per migliorare la deteriorata situazione della sicurezza nel paese.

Da quando Mursi è stato deposto, militanti armati hanno sferrato diversi attacchi contro le forze di sicurezza nella turbolente Sinai. Domenica scorsa, quattro membri dei servizi di sicurezza e due civili, sono stati uccisi.

A Rafah, la cittadina del Sinai che si trova al confine con la Striscia di Gaza, soggetti ignoti hanno attaccato, con mortai e razzi, un accampamento della polizia antisommossa, ferendo cinque poliziotti.

Gli analisti attribuiscono la violenza nel Sinai ai militanti islamici, che cercano di sfruttare il deterioramento delle condizioni di sicurezza che ha seguito il rovesciamento di Mursi.