Secondo giorno di proteste in Cisgiordania. Decine di feriti, uno gravissimo

Cisgiordania-Ma’an e InfoPal. Lunedì 25 febbraio, per il secondo giorno consecutivo, centinaia di persone sono scese nelle strade della Cisgiordania e la Striscia di Gaza per protestare contro la morte di un prigioniero, a causa delle torture subite, secondo quanto annunciato dai funzionari dell’Autorità nazionale palestinese (Anp).

Domenica 24 febbraio, il ministro dell’Anp per gli Affari dei detenuti ha reso noto che i risultati dell’autopsia, eseguita sul corpo di Arafat Jadarat, indicano che la sua morte è dovuta alle torture subite, smentendo quanto sostenuto dalle autorità carcerarie israeliane, che l’avevano attribuita ad un arresto cardiaco.

Centinaia di persone hanno marciato dall’Università di Birzeit radunandosi fuori dalla prigione militare israeliana di Ofer, a Ramallah, dove le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma e ferito undici persone.

Un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che “500 rivoltosi hanno lanciato pietre, bombe incendiarie e appiccato il fuoco nei pneumatici di fronte alle forze israeliane, che hanno risposto con mezzi antisommossa”. E ha aggiunto che sei persone sono state colpite da proiettili di gomma.

A Betlemme, vicino al campo profughi di Aida, Mohammad Khaled al-Kirdi, 13 anni, è rimasto seriamente ferito dopo essere stato colpito alla schiena e al piede.

I suoi famigliari hanno riferito a Ma’an che Mohammed, sottoposto ad un intervento chirurgico nell’ospedale di Beit Jala, è ora in condizioni gravi ma stabili.

Sempre negli scontri avvenuti lunedì, nel campo profughi di Aida, un ragazzo palestinese è stato raggiunto alla testa da un proiettile sparato da un soldato israeliano. Le sue condizioni sono state definite disperate.

Abdel Halim Ja’afra, direttore della Mezzaluna Rossa di Betlemme, ha reso noto che ‘Uday Sarhan, 16 anni, è rimasto gravemente ferito da una pallottola che ha trafitto il suo cranio distruggendo parte del suo cervello, aggiungendo che il giovane è stato ricoverato nell’ospedale israeliano di Hadassah-Ein Karem, dove ha subito un delicato intervento chirurgico.

Fonti giornalistiche palestinesi hanno riferito che il giovane è morto clinicamente, tuttavia, fino a questo momento, non è giunta alcuna conferma ufficiale.

Nella serata di lunedì, gli scontri scoppiati  tra i giovani palestinesi e i soldati israeliani nelle vicinanze della moschea Bilal bin Rabah, all’ingresso del campo profughi di Aida, si sono intensificati, con un bilancio di alcuni giovani feriti, soprattutto al torace e alla testa, a causa dei proiettili di gomma e metallo sparati dai soldati israeliani.

Altre due persone sono rimaste ferite durante una manifestazione di protesta, organizzata da alcuni giovani nelle vicinanze di una torre di avvistamento militare, vicino al campo profughi.

Un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che 150 palestinesi hanno lanciato pietre e bombe incendiarie contro i soldati israeliani, che hanno risposto con i loro mezzi antisommossa. E ha aggiunto che i soldati israeliani, con l’approvazione del loro ufficiale, hanno usato proiettili veri contro i manifestanti, dopo che una serie di granate rudimentali sono state gettate contro la tomba di Rachele. In quel incidente, le forze israeliane hanno fatto fuoco con le pistole Ruger, calibro 22 millimetri.

Fonti militari israeliane hanno riferito che i proiettili veri sono stati utilizzati anche a Hebron, dove 200 palestinesi hanno lanciato pietre e bombe incendiarie contro le forze israeliane.

A Tulkarem, invece, testimoni oculari hanno riferito di 14 persone rimaste lievemente ferite dai proiettili di gomma e i candelotti di gas lacrimogeno israeliani. 

Palestinesi in lutto per i funerali di Jadarat. Nella mattinata di lunedì, migliaia di palestinesi in lutto avevano partecipato al funerale di Arafat Jaradat, celebrato nel suo villaggio natale di Sair, a Hebron.

Il suo decesso, avvenuto sabato scorso, ha suscitato molta indignazione tra i palestinesi, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, dove la questione dei detenuti ha un impatto profondo sulla popolazione.

Robert Serry, coordinatore dell’Onu per la pace in Medio Oriente, ha chiesto “un’indagine indipendente e trasparente sulle circostanze della morte del signor Jaradat, cui risultati dovranno essere resi pubblici nel più breve tempo possibile”.

In un comunicato, l’ufficio di Serry ha reso noto che “l’Onu sta monitorando attentamente la situazione sul terreno, dove le crescenti tensioni rappresentano una minaccia seria di destabilizzazione”.

Sempre lunedì, il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, ha dichiarato ai giornalisti che “gli israeliani vogliono il caos ….. Non permetteremo loro di trascinarci dentro e mettere a rischio la vita dei nostri bambini e giovani”.

E ha aggiunto: “Abbiamo perso Arafat Jaradat, arrestato, è tornato in una bara, e ciò non passerà senza conseguenze. Non permetteremo loro di rinchiudere i nostri in galera per tutta la vita, per crimini che non hanno commesso”.