Sede negata: campagna contro la conferenza Genocide Washing in Sud Africa considerata “una grande vittoria”

(Photo: via @AG_Dialogues TW Page)

The Palestine Chronicle. Di Nurah Tape. “Con il pretesto del ‘dialogo’, l’obiettivo dell’evento è quello di occultare la sofferenza dei palestinesi tessendo nuove narrazioni sul ‘conflitto’”.

La campagna contro la controversa conferenza, che si sarebbe dovuta tenere in Sud Africa per discutere delle “Presupposti narrativi per la pace in Medio Oriente”, secondo i critici ha ottenuto un grande successo.

Infatti, agli organizzatori della conferenza è stato negato il permesso di utilizzare la storica sede del Constitution Hill a Johannesburg. Il sito è un’ex-carcere e fortezza militare, dove è stato imprigionato anche il tenace e famoso detenuto politico Nelson Mandela che lottava contro l’apartheid, e anche sede della Corte costituzionale, la più alta corte di giustizia del paese.

“La campagna per denunciare il fatto che l’African Global Dialogue è una conferenza che serve per ripulire il genocidio ha avuto successo!”, ha dichiarato pubblicamente la South African BDS Coalition.

Dopo aver fatto notare che la conferenza “non è stata in grado di proseguire come previsto a Constitution Hill o in qualsiasi altro luogo pubblico”, la BDS Coalition ha affermato che “Col pretesto del ‘dialogo’, l’obiettivo dell’evento è quello di occultare la sofferenza dei palestinesi tessendo nuove narrazioni sul ‘conflitto'”.

Pubblicizzata per fornire un “dialogo costruttivo” per la “pace in Medio Oriente”, la conferenza African Global Dialogues, organizzata dal New South Institute, avrebbe dovuto svolgersi dal 18 al 20 settembre a Constitution Hill.

Ma la BDS Coalition, il gruppo SA Jews for a Free Palestine (SAJFP) e altre associazioni della società civile hanno protestato contro l’organizzazione di una simile conferenza in Sudafrica, definendola un tentativo di “ripulire il genocidio” (genocide washing) da parte di alcuni “apologeti israeliani” estraendo pagine dal “manuale sionista”.

E in effetti, il sito web della conferenza affermava: “Unisciti ad acclamati leader e studiosi internazionali in un dialogo costruttivo per promuovere una pace sostenibile”.

“Propaganda sionista”.

Tra i relatori pubblicizzati c’era Benny Morris, professore israeliano di storia presso la Ben-Gurion University, il quale aveva affermato, in un’intervista rilasciata ad Aljazeera il mese scorso, che Israele “non ha bombardato, per quanto ne so, gli ospedali” a Gaza.

“Questa conferenza fa parte della propaganda sionista per creare una falsa narrazione volta a minimizzare gli aspetti del genocidio”, si legge nella dichiarazione del BDS.

Il BDS ha aggiunto inoltre che “Questa narrazione elimina la causa palestinese con il pretesto della ‘pace’ che esclude i diritti inalienabili del popolo palestinese, in particolare la liberazione nazionale, l’autodeterminazione e il ritorno dei rifugiati alle loro case”.

La Coalizione ha inoltre affermato: “È inaccettabile che un evento che scredita l’azione del Sudafrica contro Israele per genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia possa aver luogo a Constitution Hill, un memoriale vivente della nostra lotta di liberazione e della democrazia post-apartheid”.

Supporto ANC.

Il vice segretario generale dell’ANC, Nomvula Mokanyana, si è unito a un gruppo di manifestanti fuori dalla sede della conferenza durante una protesta, nella settimana precedente l’evento.

Ha detto ai manifestanti che il Sudafrica, che sta guidando il caso di genocidio contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia, non può ospitare “questo sionista, questo terrorista, che ora vuole venire e trasformare il genocidio in un picnic scolastico della domenica”.

La Coalizione BDS ha anche sottolineato che “la maggior parte degli invitati e dei partecipanti non erano presenti”, mentre alcuni alcuni di loro hanno dichiarato di non essere nemmeno a conoscenza della conferenza.

“Tuttavia gli organizzatori sono talmente disonesti che hanno continuato a pubblicizzare [i nomi] dei relatori, dopo aver invece reso assolutamente chiaro che questi non avevano intenzione di partecipare, non erano d’accordo con gli obiettivi della conferenza o non avevano alcuna conoscenza dell’evento”, ha affermato la Coalizione.

“Queste persone includono il ministro Ronald Lamola, Siphamandla Zondi, Philani Mthembu, Ismail Vallodia, Adebayo Olukoshi, Kuben Naidoo, Saths Cooper, Achille Membe, Zeblon Vilakazi, Ferial Haffejee e Lieopollo Pheko che hanno condannato ‘l’uso non etico [dei nomi] di questi colleghi, senza permesso, usando metodi che sottintendono che questi individui approvano il sionismo, la pulizia etnica, il razzismo e il genocidio”.

“Normalizzare il sionismo”.

Josh Marcus dell’organizzazione SA Jews for a Free Palestine (SAJFP) ha dichiarato al Palestine Chronicle che, nonostante la cosa migliore fosse “che la conferenza non si svolgesse”, il cambio di sede “è stata una grande vittoria” comunque.

“Volevano indebolire il ruolo di SA nella lotta usando un importante punto di riferimento”, ha sottolineato Marcus.

Tuttavia, “la reazione e il rifiuto da parte di Constitution Hill sono una chiara affermazione di come percepiamo questo tipo di genocidio”.

Marcus in precedenza aveva descritto la conferenza come un elemento “del manuale sionista”, perché “spesso usano degli oratori bianchi e l’ebraismo per far credere che si tratta di esperti”.

“E non concedono spazio alla prospettiva palestinese perché, fin dall’inizio, parte del progetto sionista e della propaganda è stato fingere che non esistesse una prospettiva palestinese”, ha affermato.

Marcus ha spiegato che “la minaccia” di questa conferenza, o ciò che il pubblico generale pensa spesso, è che i sionisti di destra sono “i più estremisti, sono la minaccia peggiore perché sono quelli che vogliono apertamente commettere un genocidio”.

“Ma dal nostro punto di vista, sono i sionisti liberali la minaccia più grande, perché normalizzano il sionismo”, ha spiegato.

“Scandaloso” – gli organizzatori.

A seguito della reazione negativa, The Constitution Hill Trust, che opera anche presso We The People, ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava di non avere “alcun coinvolgimento nella conferenza intitolata ‘Narrative Conditions Towards Peace in the Middle East’ organizzata dall’African Global Dialogues. Non è stato discusso dal Trust. L’approvazione della sede non rientra nel mandato o nei poteri del Trust”.

Ha sottolineato inoltre che la sede è di proprietà del governo di Gauteng.

Promettendo che la conferenza “andrà avanti” comunque, gli organizzatori hanno affermato pubblicamente il 16 settembre che “condannano fermamente la recente decisione di Constitutional Hill di negare la disponibilità della sua sede, rifiutandosi di ospitare una conferenza politica sulla situazione in Medio Oriente”.

“Questa resa alle richieste di un piccolo gruppo di attivisti estremisti crea un pericoloso precedente che mina i principi di libertà di parola e dialogo aperto”, si afferma nella dichiarazione.

Ed aggiunge che è “davvero scandaloso che un evento con buone intenzioni, progettato per riunire esperti internazionali per una discussione costruttiva, potesse essere percepito come controverso”.

“La conferenza African Global Dialogues andrà avanti. Ulteriori dettagli saranno comunicati”, conclude la dichiarazione.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi