Segnali di caos crescente nella sicurezza in Cisgiordania

MemoLa Cisgiordania ha recentemente visto un aumento delle tensioni nella sicurezza, come mai accaduto in precedenza, a seguito della decisione dell’Autorità palestinese di arrestare i sostenitori di Hamas. Si sono registrati numerosi scontri armati tra i giovani e le forze di sicurezza, oltre ad attacchi contro uffici di alcuni politici di Gaza che vivono attualmente in Cisgiordania.

Mentre Hamas continua a chiedere la fine degli abusi di potere da parte dell’Autorità palestinese, quest’ultima continua a colpire i membri di Hamas così come anche singoli individui che resistono attualmente contro l’occupazione. Nel tentativo di creare panico e caos in Cisgiordania, l’Autorità palestinese ha insinuato di recente che sia stato sottoscritto un accordo tra Hamas, Israele e Mohammad Dahlan. Vi sono anche gruppi che attualmente cercano di far cessare il ruolo di Mahmoud Abbas in Cisgiordania e di emulare l’azione di Hamas a Gaza della metà del 2007.

E’ quasi certo, ormai, che la crescente sensazione di caos che colpisce la Cisgiordania va oltre gli arresti politici e le persecuzioni. L’AP sta vivendo una ossessione pericolosa fondata su parecchi scenari regionali e locali, i quali tentano di porre fine all’era di Abbas. Questa, almeno, sembra essere la realtà quando si considera che tutti, da Israele a Hamas e a Dahlan, trarrebbero interesse sbarazzandosi temporaneamente di Abbas.

Abbas si trova attualmente in una situazione non certo invidiabile dato che sta lottando per la propria sopravvivenza su molti fronti, sia all’interno, quando si tratta di Hamas e di Dahlan, sia all’esterno, quando si tratta di Israele. E ancora, egli non si sarebbe trovato in questa situazione se avesse concentrato le sue energie per risolvere le crisi piuttosto che per esacerbarle. Ad esempio, Abbas ha incitato i propri nemici con la decisione di tagliare i salari dei sostenitori di Hamas nella Striscia di Gaza quando avrebbe invece potuto focalizzare la propria energia sul numero crescente di sostenitori di Dahlan. E’ a causa di questi fattori e di molti altri che egli adesso si trova davanti a queste minacce.

La fazione di Dahlan ha avvertito l’Anp molte volte sui pericoli di un collasso nella sicurezza se il giro di vite in Cisgiordania continua, dato che si tratterebbe di ripetere la divisione che accadde a Gaza nella metà del 2007. Vi sono al momento molte teorie di cospirazione che circolano le quali suggeriscono che vi sia in atto un tentativo di effettuare un colpo di stato contro l’Anp.

Nello stesso contesto, vi sono attualmente molte discussioni che avvengono in sordina tra i membri del circolo palestinese del processo decisionale che cercano di far crescere le preoccupazioni della sicurezza in Cisgiordania. Vi è anche un incremento del livello di preoccupazione per il sempre maggior isolamento di Mahmoud Abbas, dato che molte persone ora sono preoccupate per il fatto che sembra vi siano sempre più politici palestinesi che collaborano con le amministrazioni di Israele e degli Stati Uniti informandoli sulle riunioni private di Abbas. Questi dettagli permettono a Tel Aviv e a Washington di anticipare le mosse politiche di Abbas prima che egli abbia l’effettiva possibilità di metterle in pratica, ma anche per avvertirlo sulle conseguenze nel prendere alcune decisione in modo unilaterale.

Eppure, nonostante tutte queste sfide, Hamas insiste continuamente nell’affermare che Abbas è in definitiva responsabile per la sensazione di caos che regna in Cisgiordania, che obbliga i Palestinesi a provare un senso di sconfitta dato che non sono capaci di affrontare adeguatamente l’occupazione.

Per di più, le tensioni crescenti nella sicurezza in Cisgiordania sono senza dubbio fonti di inconvenienti per Abbas, visto che deve affrontare le minacce di Israele e gli avvertimenti di non trattare con loro o gli israeliani bloccheranno i trasferimenti di fondi alla tesoreria dell’Anp. Pertanto, adesso Abbas si trova in uno scenario molto simile a quello della posizione dell’ex-presidente Arafat quando fu estromesso dai poteri decisionali israeliani e palestinesi.

Perciò, Abbas attualmente è interessato ad apportare modifiche severe nel settore della sicurezza; quelle modifiche che sono rivolte ad alcuni individui che stanno cercando di eliminarlo dal fronte politico. Nonostante il fatto che l’Anp continui a promettere che non permetterà che niente minacci la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania, sebbene sia il metodo nella prevenzione del caos o nel non permettere che niente possa accadere che minacci la sicurezza dei cittadini palestinesi, molti scontri armati sono avvenuti in diversi campi di rifugiati in tutta la Cisgiordania. Il più recente di questi scontri è accaduto nel campo rifugiati di Balata, a Nablus, tra giovani di Fatah e le forze di sicurezza.

L’incremento delle tensioni a cui abbiamo assistito in Cisgiordania coincide con gli sforzi degli Arabi e dei diplomatici esteri, nelle scorse settimane, di incontrare personalità politiche palestinesi, sia del governo che di altro tipo, per discutere i prossimi passi del popolo palestinese. In definitiva, l’attuale situazione in Cisgiordania ricorda moltissimo il periodo nel quale il presidente Arafat fu tenuto in ostaggio al Muqata’a, a Ramallah, nel 2003, che coincideva con l’invasione israeliana di molte città palestinesi, scontri interni a Fatah guidata da Dahlan, e l’aumento delle differenze politiche con Hamas prima della divisione nazionale. Allo stesso modo, i paesi arabi vicini erano preoccupati per le guerre al loro interno e non erano, quindi, interessati alla questione palestinese.

L’Anp tenterà del suo meglio per mantenere il pugno di ferro sui Palestinesi in Cisgiordania, senza timore di raggiungere un punto di non ritorno. Non esiste nessuna assicurazione che permetterebbe all’Anp di compiere cambi veramente sostanziali, sia all’interno che all’esterno, visto che essi stanno cercando di trovare una via per far cadere Abbas senza causare un bagno di sangue tra i Palestinesi.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi