Segregazione razziale: la linea politica di Israele

Israel separation wall in West Bank
Israel separation wall in West Bank

Memo. Durante una sua recente conferenza, il partito laburista israeliano ha ribadito alcuni punti di quella che viene chiamata “soluzione di compromesso”, promossa sin dal 1990. Tale soluzione differisce dalle politiche dell’attuale governo di destra. Il partito laburista ha rispolverato queste idee nella sua decisione di prevenire la soluzione di un unico Stato, promuovendo invece quella dei due Stati, e adottando quello che viene chiamato “piano di separazione”. Tutto ciò è stato ampiamente discusso in quanto si vorrebbe consegnare un certo numero di terre in Cisgiordania e alcuni quartieri di Gerusalemme Est all’Autorità Palestinese, per completare la costruzione di un altro muro di separazione attorno al gruppo di insediamenti in Cisgiordania.

La decisione prevede anche che, congiuntamente a ciò, vengano trasferiti all’Autorità Palestinese dei privilegi civili, e che l’area B, sotto il controllo di Israele per quanto riguarda la sicurezza e sotto quello dell’ANP per quanto riguarda i civili, venga ampliata “a spese delle zone controllate oggi da Israele”. Per quanto concerne Gerusalemme Est, il partito laburista avrebbe deciso di lavorare per rimuovere decine di villaggi palestinesi che circondano Gerusalemme dal controllo della municipalità.
Nonostante la proposta, non vi è l’intenzione di estromettere completamente Israele dalla Cisgiordania. In ogni caso l’adozione di queste linee, simili a quelle proposte da Benjamin Netanyahu nei “negoziati di pace”, simboleggiano una vittoria per il leader del partito Isaac Herzog agli occhi di chi invece lo criticava, accusandolo di non avere una linea politica chiara.
L’ex ministro del partito laburista Haim Ramon aveva fatto costante appello sui media israeliani per la costruzione di un ulteriore “muro di segregazione”, estensione di quello già esistente tra Israele e le municipalità palestinesi. Questo avrebbe facilitato la confisca di ancora più terre palestinesi; il muro esistente ha già occupato circa il 10 per cento dei territori della Cisgiordania.
Questo in breve è ciò che caratterizza il piano di separazione proposto, che costituirà anche la struttura di riferimento per il piano politico presentato dal partito laburista. Gideon Levy, opinionista di Haaretz, ha fortemente criticato tale proposta, sottolineando che questa vecchia e nuova strategia di Herzog è ancora discriminante: “Loro sono là e noi siamo qua”, per parafrasare Ehud Barak.
“Vorrei separarci da quanti più palestinesi possibile, il più in fretta possibile” ha detto Herzog all’Istituto per gli Studi della Sicurezza Nazionale a Tel Aviv. “Loro di là e noi di qua; costruiremo un enorme muro tra di noi. Questo è il solo tipo di co- esistenza possibile ora”.
Herzog ha usato la parola “separazione” venti volte nel suo discorso. La separazione, ha insistito, preserva la sicurezza e mantiene la purezza ebraica a Gerusalemme.
Sempre su Haaretz, Ephraim Sneh sostiene il progetto del partito laburista. “Negli anni ’90, quando discutevamo con i palestinesi in cerca di un accordo, avevamo coniato l’espressione ‘Gaza e Gerico in primis’. Il nuovo progetto del maggior partito di opposizione recita ‘Gerusalemme in primis’. Il coraggio politico dietro a questa affermazione è degno di lode. Se il progetto venisse appoggiato, e molti israeliani concordano su ciò, potremmo procedere con la soluzione, indispensabile ora, dei due Stati”.
Sneh crede che la comunità internazionale, quei Paesi che supportano l’iniziativa di pace per gli arabi, debbano necessariamente approvare questo progetto di separazione per Gerusalemme. “Al momento nessun altro progetto può fermare il deterioramento che sta portando entrambi i popoli al disastro”.
Per questo, data l’attuale situazione di stallo nei negoziati e nella stipula di una risoluzione politica, l’opposizione israeliana non ha altra scelta che approvare ciò che è già stato proposto 25 anni fa, con l’aggiunta della costruzione e ampliamento del muro di segregazione. Il partito laburista sa bene più di chiunque altro che un accordo è improbabile, perché apertamente in contrasto con le posizioni del governo di estrema destra, che invece mira a mantenere a lungo la situazione attuale, la più propizia per trasformare Israele in uno “Stato ebraico”, indipendentemente da quanto tempo ci si impiegherebbe.
Questo è contrario all’opzione dei due stati o di uno stato bi nazionale. Persino se in futuro venisse creata una coalizione di governo, che sembra improbabile ora, l’atteggiamento di chiusura prevalente, verso uno dei più complicati temi della storia moderna, bloccherebbe qualunque prospettiva di disgelo. Per quanto riguarda i palestinesi, le spinte nazionaliste hanno lasciato il posto ad un atteggiamento di presunto consenso, legato al cambiamento di posizioni dell’ANP e delle fazioni che detengono il potere.
Traduzione di Marta Bettenzoli