Sei detenuti amministrativi continuano in sciopero della fame nelle prigioni israeliane

Ramallah – PIC. Sei prigionieri palestinesi sono in sciopero della fame ad oltranza per protestare contro la loro detenzione amministrativa, senza né accusa né processo.

Il prigioniero Kayed al-Fasfous, di Dura, a Hebron/al-Khalil, è considerato il detenuto da più tempo in sciopero della fame, arrivato ormai a 113 giorni.

Gli altri detenuti amministrativi in ​​sciopero della fame sono Miqdad al-Qawasmeh, Alaa al-Araj, Hisham Abu Hawash, Ayyad al-Harimi e Louay al-Ashqar. Sono in sciopero della fame rispettivamente da 105, 88, 78, 42 e 24 giorni.

Secondo la Commissione palestinese per gli affari dei detenuti e degli ex-detenuti, la maggior parte dei prigionieri in sciopero della fame, in particolare Fasfous e Qawasmeh, soffre di problemi di salute potenzialmente letali.

La Commissione ha recentemente accusato l’autorità d’occupazione israeliana di aver cercato di uccidere lentamente gli scioperanti della fame, invece di prendere una decisione che ponga fine alla loro detenzione amministrativa.

In un contesto correlato, il prigioniero Rateb Heribat è in sciopero della fame da 26 giorni, in solidarietà con gli altri compagni.

In un’altra dichiarazione, la Commissione ha affermato che il prigioniero Muwafaq Arouk, 78 anni, malato di cancro, versa in gravi condizioni di salute.

Arouk, a cui è stato rimosso lo stomaco e gran parte dell’intestino all’inizio di febbraio del 2020, soffre di forti dolori, febbre alta ed un notevole calo di peso, e può mangiare e bere solo usando un tubo che passa attraverso un’apertura chirurgica nell’addome, secondo quanto affermato dalla Commissione

I medici israeliani avevano scoperto che Arouk aveva un cancro al fegato e allo stomaco nel luglio 2019, ma il Servizio carcerario israeliano ha continuato a bloccare il suo trasferimento in un ospedale speciale per ricevere la chemioterapia fino a novembre dello stesso anno, aggravando così le sue condizioni.

Arouk, di 78 anni, è in carcere dal 2003, scontando una condanna a 30 anni.