Sei gruppi della società civile palestinese accolgono con favore le dichiarazioni contro l’arbitraria criminalizzazione del loro lavoro da parte di Israele

Ramallah-Wafa. Il giorno 20 luglio 2022, sei organizzazioni palestinesi per i diritti umani e la società civile (OSC) criminalizzate da Israele hanno accolto con favore i recenti passi compiuti dagli Stati e dai legislatori contro l’arbitraria e infondata designazione da parte di Israele delle sei come “organizzazioni terroristiche”.

“Sottolineiamo che tali passi vanno nella giusta direzione e sono essenziali per la protezione della società civile e dei difensori dei diritti umani in Palestina”, hanno dichiarato le sei organizzazioni in un comunicato.

Il 18 luglio, la deputata statunitense Ayanna Pressley, insieme a 21 colleghi del Congresso, ha scritto al Segretario di Stato americano Antony Blinken e al Direttore dell’Intelligence nazionale Avril Haines, chiedendo loro di respingere pubblicamente la decisione di Israele contro le sei OSC palestinesi e di invitare ulteriormente Israele a invertire la sua rotta. La lettera evidenzia che “la legislazione antiterrorismo non deve essere applicata alle legittime attività umanitarie e per i diritti umani”, descrivendo inoltre la criminalizzazione dell’organizzazione come una “tattica repressiva” volta a negare il diritto fondamentale alla libertà di associazione.

I parlamentari statunitensi hanno riconosciuto nella loro lettera che tali azioni fanno parte della più ampia campagna israeliana per mettere a tacere e ridurre lo spazio contro i diritti umani e le organizzazioni umanitarie israeliane, palestinesi e internazionali, con un conseguente impatto negativo sulla loro “capacità di fornire assistenza e di difendere i diritti umani”. Ciò è evidente dopo le lettere del ministero della Difesa israeliano a tre dei sei rappresentanti legali delle organizzazioni, in cui si chiedeva di ottenere l’approvazione dai ministri delle Finanze e della Difesa israeliani per rappresentare legalmente le organizzazioni designate, o di incorrere in responsabilità penali ai sensi delle leggi israeliane contro il terrorismo. In particolare, la lettera della deputata statunitense Ayanna Pressley è sostenuta da più di 130 gruppi e organizzazioni locali, nazionali e internazionali.

In precedenza, il 12 luglio, i portavoce dei ministeri degli Esteri di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Spagna, Svezia e Paesi Bassi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta a sostegno delle sei importanti organizzazioni della società civile e dei diritti umani. La dichiarazione respinge la designazione israeliana delle sei organizzazioni come “organizzazioni terroristiche” e afferma che “non è stata ricevuta alcuna informazione sostanziale da Israele che giustificherebbe la revisione della nostra politica nei confronti delle sei ONG palestinesi sulla base della decisione israeliana di segnalare queste ONG come “organizzazioni terroriste”. La dichiarazione ribadisce, inoltre, che i nove Stati membri dell’UE continueranno a cooperare e sostenere la società civile palestinese, soprattutto per la loro indispensabile funzione nella promozione dei valori democratici.

“Riteniamo che tali passi, anche se tardivi, siano importanti verso l’attuazione della revoca della designazione delle nostre organizzazioni da parte del regime coloniale e di apartheid di Israele. Invitiamo, inoltre, gli Stati a fare pressione su Israele affinché annulli la sua decisione contro le organizzazioni, compreso l’ordine militare emesso per mettere fuori legge il nostro lavoro nei Territori Palestinesi Occupati (OPT)”, hanno affermato le sei organizzazioni.

“È giunto il momento che tutti gli Stati, senza eccezioni, si muovano in questa direzione e richiedano con forza che Israele revochi questa designazione illegale e arbitraria contro le nostre organizzazioni. L’attuale risposta della comunità internazionale sarà la prova più imminente della sua determinazione a proteggere i diritti umani dei palestinesi e di coloro che li sostengono. Assicuriamo il nostro impegno a sostenere e proteggere l’attuazione della dignità e dei diritti del popolo palestinese nella sua lotta per la libertà, la giustizia e il diritto all’autodeterminazione”, hanno dichiarato.

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna