Shaykh Bukeirat condanna la normalizzazione culturale nella Biblioteca Nazionale di Israele

Al-Quds (Gerusalemme) – PNN. Copie del Corano e antichi manoscritti, alcuni risalenti anche a migliaia di anni fa, sono solo alcuni del raro tesoro islamico in mostra all'Università Ebraica di Gerusalemme con la sponsorizzazione della Biblioteca Nazionale di Israele.

Erano proprietà di sultani e governatori e, prima di passare alla biblioteca, appartenevano al ricercatore e arabista israeliano Abraham Shalom Yehuda.

La maggioranza dei visitatori della galleria d'arte sono israeliani, e qualche musulmano dello staff della biblioteca. La mostra è stata inaugurata con la recitazione di alcuni versi del Corano e una serie di interventi ad opera di ricercatori israeliani e palestinesi. Va dalla giuriprudenza islamica, credenze e misticismo, Corano e tradizione del Profeta, alla storia dell'Imam Abu Hamid al-Ghazali, uno dei teologi più illuminati dello scorso millennio a quella del teologo conservatore Ibn Taymiyya.

Rachel Yokles, curatrice della mostra islamica presso la Biblioteca Nazionale di Israele, ha affermato che “gran parte dei manoscritti, comprese una centinaia di copie del Corano e altri 1.184 manoscritti antichi, sono stati donati da Yehuda”.

“La galleria d'arte mira a diffondere la conoscenza sulla cultura islamica attraverso l'esposizione di questi tesori che ne riflettono bellezza e spessore”, ha specificato Yokles.

Shaykh Najeh Bukeirat, direttore del dipartimento dei manoscritti presso la moschea di al-Aqsa, ne conferma l'autenticità dicendo che nel mondo ve ne sono solo poche copie, ma si dice sconvolto dal fatto che questo materiale sia passato dall'Iraq alla Biblioteca israeliana.

Bukeirat si chiede “come può Israele esporre questa mostra d'arte lucrando su cultura e patrimonio islamico”, e aggiunge di non intendere collaborare con la biblioteca.

“Non esistono modi per cooperare con un'organizzazione che deruba la proprietà – ha affermato Shaykh Bukeirat – e devono essere restituiti ai prorietari originari”.

Egli ha poi invitato i musulmani a non visitare né partecipare agli eventi presso la galleria d'arte, da lui definita “una forma di normalizzazione culturale”.

Di Maysa Abu Ghazaleh

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(Foto: PNN)

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