Gerusalemme occupata – PIC. Shaykh Ekrima Sabri, capo del Consiglio superiore islamico nella Gerusalemme occupata, ha avvertito che il dipartimento dei Beni religiosi islamici – Awqaf – nella Città Santa “sta gradualmente perdendo il controllo della gestione della moschea di Al-Aqsa, in particolare nell’area orientale dove si trova la sala di preghiera Bab al-Rahma”.
Nelle recenti osservazioni alla stampa, Shaykh Sabri ha sottolineato la gravità della situazione nella moschea di al-Aqsa e ha ritenuto “i Paesi arabi responsabili di questa situazione avendo abbandonato Gerusalemme e la moschea e normalizzato i loro legami con lo Stato occupante israeliano, incoraggiandolo così a persistere nei suoi crimini e violazioni”.
Sabri, che è anche imam nella moschea di al-Aqsa, ha sottolineato che lo Stato occupante ha pianificato di convertire l’area di preghiera Bab al-Rahma in una sinagoga, ma questo piano è stato interrotto dalla sua riapertura nel febbraio 2019 dal gruppo “Fedeli musulmani e funzionari degli Awqaf”.
Ha, inoltre, sottolineato la necessità che il dipartimento degli Awqaf si assuma le proprie responsabilità sulla moschea di al-Aqsa e impedisca allo Stato occupante e alle sue forze di oltrepassare i limiti.
L’area di Bab al-Rahma del complesso della moschea di al-Aqsa era stata chiusa ai fedeli musulmani per circa 16 anni, prima che fosse riaperta nel febbraio 2019 dopo che centinaia di palestinesi avevano forzato l’ingresso arrivando sino alla sala di preghiera.
La struttura di Bab al-Rahma si trova all’interno della moschea di al-Aqsa, ma la polizia di occupazione israeliana – che non ha giurisdizione sul sito santo islamico – lo aveva chiuso nel 2003 e aveva giustificato la misura arbitraria sostenendo che la società islamica operante fosse associata ad Hamas.
Traduzione per InfoPal di Chiara Parisi