Shihadeh: ‘Il Diritto di Ritorno prescinde dal diritto allo Stato’

Ramallah – InfoPal. Il segretario generale del fronte arabo-palestinese e membro del Comitato esecutivo dell'Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp), Jameel Shihadeh, ha dichiarato che “i timori espressi circa la decisione di rivolgersi all'Onu, sono la dimostrazione dello stato di partecipazione, soprattutto per quanto riguarda il Diritto al Ritorno dei profughi palestinesi.

“Questo conferma la fermezza del popolo palestinese su questioni inalienabili, come è appunto quella del Ritorno”.

Shihadeh ha anche affermato che esso “prescinde dal diritto del popolo palestinese ad avere uno Stato perché quello del Ritorno è un diritto legale, collettivo e individuale.

“La risoluzione internazionale 194 affermava che 'il popolo palestinese ha il diritto di tornare nelle terre da dove è stato espulso' senza menzionare uno Stato palestinese”, ha aggiunto Shihadeh.

“Sostenere che, rivolgendosi all'Onu, l'Olp danneggerà l'immagine dei palestinesi all'estero non è corretto perché il riconoscimento chiesto è quello di uno Stato palestinese che rappresenti tutti i palestinesi, ovunque essi si trovino.

“Gli Usa stanno facendo delle pressioni enormi per evitare il favore per lo Stato palestinese presso il Consiglio di Sicurezza, e questo dimostra l'incapacità dell'America di essere promotori del processo di pace iniziato nel 1993 senza conclusioni, quelle previste per il 1999 con la fine del periodo ad interim.

“Insomma, è giunto il momento che la comunità internazionale emetta il proprio verdetto al riguardo”.

Per Shihadeh “la decisione di rivolgersi all'Onu è stata invece una mossa politica coraggiosa che ha reinserito la causa palestinese nell'agenda mondiale, che presenta ad americani e israeliani il reale peso della causa palestinese come le conseguenze a livello internazionale ed un atto che segna la fine della politica unilaterale degli Usa impegnati a difendere Israele per mezzo dei negoziati”.

La riconciliazione nazionale per il dirigente palestinese “è l'occasione per sanare le divisioni su tutti i livelli e la sua realizzazione fungerà da arbitrio nella risoluzione delle controversie.

“Il dialogo non potrà reggere se ciascuna della due parti continuerà a insistere sui propri tornaconti”.

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