Lo Shin Bet monitorerà i social media per rilevare piani individuali di resistenza

Memo. I servizi di intelligence israeliani stanno attualmente lavorando per intensificare il monitoraggio dei social network usati dai palestinesi, in particolare dai giovani che vivono nella Gerusalemme occupata. Questo allo scopo di identificare coloro che sarebbero pronti a compiere azioni di resistenza individuale. Secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahranoth, tale compito è sotto la responsabilità dell’agenzia di intelligence per gli affari interni Shin Bet.

Il quotidiano ha evidenziato che la ragione per cui lo Shin Bet sta cercando di sventare operazioni individuali in questo modo risieda nel fatto che non può usare gli stessi metodi utilizzati per prevenire operazioni eseguite da gruppi associati alla resistenza organizzata. Tuttavia, l’agenzia di intelligence ha ammesso che vi sono scarse probabilità di fermare in tal modo azioni perpetrate da singoli individui, a differenza delle operazioni portate avanti da gruppi, le quali richiedono maggiore pianificazione e comunicazione, spesso telefonica, quindi più facili da monitorare utilizzando le tecnologie disponibili più avanzate.

L’analista militare di Yedioth Ahronoth, Ron Ben-Yishai, ha rivelato che l’esercito israeliano e i leader dell’intelligence sono preoccupati delle pressioni all’Autorità Palestinese da parte dell’opinione pubblica locale per fermare la cooperazione per la sicurezza con Israele. Tale cooperazione ha permesso ad Israele di bloccare un numero di azioni di resistenza. Ha notato che i palestinesi comuni considerano la resistenza a Gerusalemme una risposta “naturale e necessaria” alle violazioni alla moschea di al-Aqsa per mano di gruppi ebraici di estrema destra. L’idea è che questo sia la causa di un recente calo dei contatti delle agenzie di sicurezza dell’Anp con la sua controparte israeliana.

Ben-Yishai ha osservato che le masse di palestinesi non forniscono alcuna copertura per la cooperazione per la sicurezza con Israele; pensano che gli agenti siano spie degli israeliani, perché cercano di ostacolare il lavoro della resistenza contro l’occupazione. Le agenzie israeliane per la sicurezza confermano che l’opinione pubblica palestinese ha avuto un impatto negativo sui servizi di sicurezza dell’Anp e il loro desiderio di fermare il deterioramento della sicurezza nella Cisgiordania occupata.

Tuttavia, due ex capi dello Shin Bet hanno detto che l’uso della forza non fermerà la resistenza e che la soluzione risiede nel raggiungere un accordo politico al fine di terminare il conflitto.

In un articolo pubblicato dal quotidiano israeliano di destra Makor Rishon, Ami Ayalon, direttore dello Shin Bet dal 1996 al 2000, ha detto che il passo più importante che bisogna fare è impegnarsi in serie negoziazioni che siano condotte sulla base dell’accordo di Israele di creare uno Stato palestinese. Inoltre, ha messo in guardia sul fatto che se i palestinesi non faranno progressi o otterranno risultati, questo li spingerà a continuare la loro resistenza.

Ayalon ha chiesto misure sul campo per aumentare il senso di sicurezza personale dei coloni nella Gerusalemme occupata dislocando migliaia di soldati, ufficiali di polizia e agenti dei servizi segreti nella città, così come collocando guardie in strutture pubbliche in modo da ridurre la possibilità di attacchi da parte dei palestinesi.

Il direttore dello Shin Bet dal 2005 al 2012, Yuval Diskin, crede che la leadership della destra israeliana stia fuorviando i suoi cittadini affermando che un’insurrezione e una terza intifada a Gerusalemme possano essere fermate intensificando l’uso della forza. Parlando con Yedioth Ahronoth, Diskin ha detto: “In quanto persona che ha fronteggiato la prima intifada e l’intifada di al-Aqsa, e in quanto uomo che ha guidato operazioni e partecipato a guerre, dico che la logica della destra di usare più forza per fronteggiare la resistenza palestinese è infondata”.

Traduzione di Elisa Paganelli