Shtayyeh al COP26: “Israele è la minaccia più critica all’ambiente palestinese”

Glasgow – Palestine Chronicle. Il primo ministro dell’Autorità palestinese (ANP) Mohammed Shtayyeh ha sottolineato in un tweet l’impatto negativo dell’occupazione israeliana sull’ambiente palestinese, al suo arrivo lunedì al vertice sul clima di Glasgow.

“Con i leader di tutto il mondo, esploreremo vie di cooperazione reciproca per proteggere il nostro prezioso pianeta”, ha affermato Shtayyeh, aggiungendo: “Siamo qui oggi per dire al mondo che l’occupazione israeliana è la minaccia più critica a lungo termine verso l’ambiente palestinese”.

Fin dalla sua fondazione sulle rovine di città e villaggi palestinesi nel 1948, Israele ha messo in atto politiche con un impatto catastrofico sulla natura e sull’ambiente palestinesi.

Le colonie israeliane nella Cisgiordania occupata sono state costruite su terreni agricoli e pascoli confiscati ai palestinesi. Oltre a consumare enormi quantità delle loro già scarse risorse idriche, i coloni generano ogni giorno circa 145 mila tonnellate di rifiuti domestici, secondo quanto affermato da uno studio condotto dall’Ufficio per l’ambiente dell’amministrazione civile israeliana in Cisgiordania.

Inoltre, Israele è responsabile della distruzione e dello sradicamento quotidiano degli alberi palestinesi. Nazeh Fkhaida, direttore del Dipartimento di documentazione dei danni agricoli palestinesi, ha dichiarato all’agenzia di stampa Anadolu nel dicembre 2020 che “i coloni israeliani hanno sradicato, bruciato e avvelenato chimicamente 101.988 ulivi” dal 2010 al 2020. Inoltre, per la costruzione del Muro dell’Apartheid, decine di migliaia di ulivi sono stati sradicati dai bulldozer israeliani.

Nella Striscia di Gaza assediata e impoverita, l’esercito israeliano spruzza regolarmente diserbante vicino alla recinzione che la separa da Israele.

Inoltre, la crisi idrica a Gaza è un problema di proporzioni spaventose. Il motivo principale è che “gli impianti di trattamento delle acque non sono operativi. Sono stati presi di mira durante l’offensiva israeliana alla Striscia del 2014, e non sono mai stati ricostruiti, perché l’assedio israeliano non consente l’introduzione di materiali da costruzione e pezzi di ricambio”, come hanno scritto in un recente articolo i redattori del Palestine Chronicle Ramzy Baroud e Romana Rubeo.