Si scrive “Joe Biden”e si legge “Donald Trump”

A cura dei Giovani Palestinesi d’Italia.
Lo sapevamo, noi non ci siamo mai illusi davanti alla fotografia di Joe Biden, presentato come uomo della discontinuità, come speranza per la politica internazionale dopo quattro anni di Trump. Noi lo sapevamo, e già prima la sua campagna elettorale avevamo prestato attenzione alle posizioni sioniste del nuovo Presidente e della sua Vice Kamala Harris. Noi lo sapevamo, e già qualche giorno prima del suo insediamento avevamo riportato le dichiarazioni del nuovo Segretario di Stato Antony Blinken, in merito alla sede diplomatica americana e alle questioni degli insediamenti e dell’annessione della Cisgiordania.
E gli yankees non ci hanno smentito. Ieri il Senato americano ha votato quasi all’unanimità per mantenere a Gerusalemme l’ambasciata degli Stati Uniti; su 100 senatori, si sono opposti solo tre democratici: Bernie Sanders, Elizabeth Warner e Tom Carper.
L’ambasciata è stata trasferita da Tel Aviv a Gerusalemme nella primavera 2018, in seguito a una decisione controversa dell’allora presidente Donald Trump, che ha provocato la rottura dei rapporti fra Washington e l’ANP. Ricordiamo anche che il giorno dell’inaugurazione della sede diplomatica americana, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso circa 60 manifestanti a Gaza.
La nuova amministrazione dice di voler ricucire i rapporti con i palestinesi, ma come pensano di farlo legittimando Gerusalemme come capitale dello stato sionista? Come pensano di collaborare con i palestinesi non condannando le violenze delle forze di occupazione? Come credono di cooperare se la prima vicepresidente donna afroamericana e di origine indiana e suo marito sono ferventi sostenitori e difensori del sionismo? Parlavano di discontinuità, ma è evidente che vale per tutta la politica estera americana, tranne che per la Palestina.
Grazie mille a @leila.belmoh