Sindacato dei giornalisti vuole portare Israele davanti alla Corte penale internazionale

MEMO. Ci sono “motivi fondati” per concludere che la presa di mira sistematica da parte di Israele dei giornalisti che lavorano in Palestina, oltre alla mancanza di volontà di indagare adeguatamente sulle uccisioni di addetti stampa, equivalgono a crimini di guerra, secondo quanto afferma una denuncia presentata alla Corte penale internazionale (ICC).

La Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ), in collaborazione con il Sindacato dei giornalisti palestinesi (PJS) ed il Centro internazionale di giustizia per i palestinesi (ICJP), ha chiesto agli studi legali “Bindmans e Doughty Street Chambers” di presentare una denuncia all’ICC che dettaglia “la presa di mira sistematica di giornalisti palestinesi, a nome di quattro reporter – Ahmed Abu Hussein, Yaser Murtaja, Muath Armaneh e Nedal Eshtayet – che sono stati uccisi o mutilati da cecchini israeliani mentre coprivano manifestazioni a Gaza. Tutti indossavano giubbotti chiaramente contrassegnati con la scritta ‘press (stampa, in inglese)’ nel momento in cui sono stati colpiti”.

“Almeno 46 giornalisti sono stati uccisi dal 2000, e nessuno [sospetto] è stato ritenuto responsabile”, ha affermato l’IFj in una dichiarazione sul suo sito web.

La denuncia includerà anche il “bombardamento delle torri al-Shorouk e al-Jawhara nella città di Gaza, nel maggio 2021”.

Il segretario generale dell’IFJ, Anthony Bellanger, ha dichiarato: “L’attacco ai giornalisti e alle organizzazioni della stampa in Palestina viola il diritto alla vita e alla libertà di espressione. Questi crimini devono essere pienamente indagati. Questo attacco sistematico deve cessare. I giornalisti e le loro famiglie meritano giustizia”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.