Siria, guerra lampo degli islamisti. I jihadisti spazzano via i moderati dell’Esl

2jihadists-syria-clash-moderate.siRT. Di Ivan Fursov. I Jihadisti legati ad al-Qaeda in Siria hanno lanciato un’offensiva contro i loro ex alleati, cercando di estromettere i ribelli moderati dell’Esl (Esercito siriano libero) dalle zone che controllano. Con il rinvio della guerra statunitense sulla Siria, gli islamisti radicali stanno cercando di avere l’ultima parola nella guerra in atto contro Assad.

Le ultime notizie che arrivano dal nord della Siria riferiscono che le serie di scontri tra gli ex alleati hanno già lasciato un numero di vittime e cambiato le dinamiche della guerra civile siriana.

I leader dell’Esl hanno recentemente riconosciuto che gli scontri tra le loro brigate e i rivali islamici hanno raggiunto il punto di ebollizione.

Lo scorso fine settimana (l’articolo è stato pubblicato il 19 settembre), nello stesso giorno in cui il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, e il Segretario di Stato Usa, John Kerry, raggiungevano un accordo sullo smantellamento dell’arsenale chimico della Siria, il Daily Beast segnalava scontri tra l’Esl e i gruppi jihadisti più noti che operano in Siria, il fronte di al- Nusra e lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL).

Gli islamisti avrebbero attaccato per prima, uccidendo il fratello di un comandante della Brigata di Allahu Akbar, appartenente all’Esl. Per rappresaglia, quest’ultimo ha lanciato una controffensiva, uccidendo quattro jihadisti.

Mercoledì scorso, i militanti dell’ISIL hanno preso il controllo della città di Azaz, a circa cinque chilometri dal confine turco-siriano, controllata dalla Brigata anti- Assad, Tempesta del Nord, affiliata all’Esl. Cinque combattenti dell’Esl sono morti negli scontri e oltre 100 persone sono state prese in ostaggio.

Abu Ahmad, un attivista della città di Azaz, ha riferito all’AFP che “lo Stato islamico dell’Iraq e il Levante ha preso il controllo completo di Azaz. Ora esso controlla gli ingressi della città”.

Gli scontri sono scoppiati quando gli uomini dell’ISIL hanno tentato di sequestrare un medico tedesco che lavorava come volontario in un ospedale privato di Azaz, accusato di aver fotografato le loro postazioni. “Il medico è riuscito a fuggire ed è al sicuro ora”, lo ha dichiarato, all’Associated Press, Rami Abdul Rahman, presidente dell’Osservatorio siriano sui diritti umani, con sede in Gran Bretagna. Tuttavia, in seguito agli scontri, la Brigata Tempesta del Nord si è dovuta ritirare dalla città di Azaz.

L’obiettivo ultimo dei jihadisti pare essere il valico di Bab al-Salama, sul confine turco-siriano, attualmente controllato dall’Esl. Bab al-Salama è uno dei pochi valichi ancora operativi ed è utilizzato dall’opposizione siriana per introdurre armi, combattenti e aiuti umanitari dalla vicina Turchia.

L’attivista locale Abu Louay al-Halabi ha dichiarato ad al-Jazeera che “con la presa di Azaz, lo Stato islamico ha fatto un passo avanti verso il controllo del valico. Il suo obiettivo sembra controllare tutte le aree rurali a nord di Aleppo”.

Stando a quanto rivelato dal quotidiano libanese Daily Star, mercoledì scorso, in un altro scontro a fuoco, i combattenti dell’ISIL si sono scontrati con i ribelli del gruppo, Rasoul, appartenente all’Esl, obbligandoli alla ritirata dalla città di Raqqah, nel nord della Siria. Nella città in questione, che è uscita dal controllo di Assad a marzo scorso, i jihadisti hanno impiegato il loro solito modus operandi, facendo esplodere un’autobomba che ha ucciso due comandanti dell’Esl.

In seguito ad una lotta feroce avvenuta nel quartier generale del gruppo Rasul, i militanti dell’Esl hanno dovuto ripiegare in territorio turco.

Gli estremisti islamici lanciano la loro guerra. Mentre lo scorso fine settimana Russia e Usa hanno raggiunto un accordo su un quadro che prevede lo smantellamento completo delle armi chimiche in Siria entro la metà del 2014, gli estremisti islamici nel paese arabo mettevano in chiaro che non sono interessati a calmare il conflitto.

In realtà, gli estremisti hanno interpretato l’accordo Lavrov-Kerry, che consiste nel privare Damasco del suo arsenale di armi chimiche, come un chiaro segnale per agire.

Ayman al-Zawahri, leader di al-Qaeda, ha raccomandato i militanti islamici di evitare eventuali alleanze con altre forze ribelli sostenute dai Paesi occidentali o dalle monarchie del Golfo.

“Avverto i miei fratelli e i siriani dall’unirsi, combattere o avvicinarsi a questi gruppi”, avrebbe annunciato al-Zawahri, secondo la Reuters.

La notizia non sorprende affatto, soprattutto dopo la pubblicazione, avvenuta la scorsa settimana, di una relazione di IHS Jane’s, società di consulenza della difesa, da cui si evince che quasi la metà delle forze ribelli che combattono contro il governo siriano sono islamici integralisti o apertamente jihadisti, con forti legami con al-Qaeda.

Già a luglio era ormai evidente che i rapporti tra i jihadisti più attivi e i combattenti dell’Esl si erano raffreddati, quando una figura di alto livello dell’Esl è stata giustiziata, mentre teneva dei negoziati, dai militanti legati ad al-Qaeda.

Dal momento che dal novembre 2012, la CIA e gli istruttori delle forze speciali Usa stanno addestrando i ribelli siriani, in basi situate in Giordania e Turchia, la parte con la quale i neo addestrati si sono schierati rimane una questione aperta.

Il rapporto di IHS Jane’s affermava che al momento, ci sono 100 mila combattenti che si oppongono alle forze del presidente Bashar Assad. Tra questi, non meno di 45 mila appartengono alla sfera degli estremisti islamici, che in realtà, rappresentano la punta di diamante delle forze anti-Assad.

Il jihad totale si avvicina. Mentre il Pentagono insiste sui propri piani che consistono nell’addestrare e equipaggiare solo i ribelli siriani “moderati”, la CIA è stata incoraggiata ufficialmente a monitorare l’armamento dei ribelli siriani.

Il dilemma sulla fornitura d’armi ai soli ribelli moderati risuona da mesi. Tuttavia, ora che i combattenti islamici sono finalmente diventati la spina dorsale delle forze dei ribelli, si pone la questione sul beneficiario ultimo degli aiuti che gli Usa hanno fornito ai ribelli, stimati in circa 400 milioni di dollari.

Gli improvvisi atti di aggressione lanciati dai jihadisti in Siria, con gli attacchi sferrati contro i combattenti relativamente moderati dell’Esl, coincidono stranamente con le trattative che la Russia sta conducendo con entrambi i lati del conflitto siriano, al fine di portarli introno al tavolo dei negoziati.

Gli affiliati di al-Qaeda potrebbero davvero riuscire a cacciare l’Esl dalla Siria e ciò metterebbe automaticamente la Russia nella scomoda posizione di condurre negoziati inutili con un’opposizione siriana perde rapidamente quanto le rimane del suo peso politico. Allo stesso tempo, ciò significa che gli Usa finiranno per fornire le armi direttamente ai jihadisti di al-Qaeda, in quanto questi ultimi saranno l’unica forza in grado di opporsi al presidente Bashar Assad.

In quel caso, a Mosca rimarrebbe un solo imperativo: sostenere il legittimo governo, democraticamente eletto, del presidente Bashar Assad, per evitare che il Medio Oriente scivoli nel caos incontrollabile del jihad totale.

Dal canto suo, se Washington vuole davvero rovesciare il presidente Assad, essa dovrebbe fare una scelta tra due opzioni: dichiarare ufficialmente il proprio sostegno ad al-Qaeda e al suo programma di espansione globale, o unirsi a Mosca e combattere gli estremisti islamici in Medio Oriente.