Siria: le Nazioni Unite stanno trasformando i macellai in alleati per la pace

Di Ali Mallah. Global Research.

La Siria era annoverata tra gli stati più autonomi ed economicamente indipendenti fino alla crisi attuale scoppiata verso la fine del 2011. Ora è un paese distrutto con più di 120.000 persone uccise (quasi lo stesso numero di persone è stato ferito o ha subito danni fisici permanenti) e milioni di persone disperse, 2,5 milioni di rifugiati interni e tra 6,5 e 7 milioni di rifugiati esterni. Il numero esatto degli orfani e delle vedove siriani non si conosce ancora con certezza.

Le Nazioni Unite lanciano ora un appello per ottenere aiuto nella gestione della crisi dei rifugiati in Siria. L’organizzazione ha richiesto aiuto a due dei principali responsabili della crisi, Arabia Saudita e Qatar. Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti sono le stesse nazioni che hanno portato morte e distruzione alla Siria e alla sua popolazione. Tuttavia le Nazioni Unite vogliono proprio che ad aiutare la Siria nel processo di guarigione e ricostruzione siano gli stessi che hanno le mani sporche di sangue siriano.

Chi vogliono prendere in giro le Nazioni Unite? Hanno appoggiato i complotti contro la Siria. L’organizzazione non ha fatto nulla per fermare le interferenze regionali e occidentali in Siria.

Dovremmo credere che gli stessi macellai che hanno attaccato e invaso Iraq, Afghanistan e Palestina tramite Israele, il loro illegittimo procuratore, siano davvero interessati al processo di democratizzazione della Siria e ai diritti umani della loro popolazione?

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L’amministrazione Obama ha votato contro la richiesta palestinese del novembre 2012 di “status di osservatore” presso le Nazioni Unite, ha minacciato guerra contro la Siria e ha dichiarato che la Coalizione Nazionale Siriana marionetta è l’unico rappresentante della popolazione siriana. Ha voluto niente meno che un cambiamento di regime in Siria.

Il primo ministro turco Erdogan è stato un giocatore subdolo. Ha agito come portatore di morte sotto le mentite spoglie del sostenitore della democrazia in Siria. È lo stesso Erdogan che continua a causare morte e miseria alla popolazione curda in Turchia, Siria e Iraq con i suoi F16 e carri armati perché questi osano chiedere l’autodeterminazione e la parità dei diritti. Ricordiamo tutti molto bene la risposta alle richieste di democrazia dei suoi stessi cittadini n piazza Taskim a Istanbul. L’Arabia Saudita invia carri armati in Bahrein per sopprimere o opprimere i cittadini disarmati che richiedono legittimamente riforme politiche e uguaglianza di fronte alla legge. La stessa Arabia Saudita ha soffocato la propria opposizione interna non armata semplicemente a causa della sua richiesta di democrazia e uguaglianza.

Il Qatar, il diavolo dietro la distruzione della Libia, non è rimasto soddisfatto delle tragiche conseguenze nel Paese. Doha vuole replicare lo stesso destino anche in Siria.

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Il “triangolo della morte” formato da Turchia, Arabia Saudita e Qatar, un’alleanza profana, ha armato e supportato l’”opposizione siriana” e inviato numerosi mercenari che hanno commesso atrocità e atti estremamente violenti contro la Siria, la sua popolazione e istituzione. Il loro intervento diretto e mortale in Siria sta preparando la strada per sguinzagliare i “cani della guerra” contro la “culla della civiltà”.

La calamità in Siria non rimane esclusivamente all’interno dei confini siriani. Ha implicazioni pericolose per l’intera regione e per la questione palestinese nello specifico. Quando le nazioni saranno divise sulla base di crudeli linee fazione e la morte imporrà il suo dazio sulla popolazione della regione, la Palestina sarà dimenticata.

Il vero piano è quello di sottomettere e soffocare qualsiasi resistenza della Siria all’egemonia americana e fornire a Israele il vantaggio necessario per controllare la regione. Dopo la conquista o la distruzione della Siria, la fase successiva sarà passare alle altre nazioni che continuano nella resistenza. Se avrà successo, la guerra contro la Siria non terminerà con la Siria. L’alleanza profana di Nazioni Unite, Arabia Saudita, Turchia, Qatar e fondamentalisti ha cercato di distruggere la Siria, di dividerla e assicurarsi perlomeno che non rimanga in carica nessun governo forte che possa affrontare Israele e l’egemonia nordamericana. Sembra che i regimi del Golfo reazionari, anti-secolari, anti-Iran e anti-resistenza vogliano combattere fino all’ultima goccia di sangue siriano con l’obiettivo di contrariare l’Iran e di servire gli interessi statunitensi e israeliani.

Nell’estate 2006, mentre il Libano stava bruciando, gli Stati Uniti supportavano in maniera evidente i brutali attacchi israeliani contro il Paese e dichiaravano l’inizio di un “Nuovo Medio Oriente”. Parlando da Tel Aviv, Condoleezza Rice annunciò il “Nuovo Medio Oriente” a una conferenza stampa. Questa chiamata per un “Nuovo Medio Oriente” si basa quasi interamente sulla tesi di Blood Borders” pubblicata da Ralph Peters con la proposta di una mappa che ridisegnasse la regione. È interessante notare come la mappa sia stata rimossa dall’articolo originale, ma esista ancora su YouTube ed altri siti. La Siria è solamente una parte di ciò su cui scrisse Peters nel 1997: “Non ci sarà pace. In qualsiasi momento, per tutto il resto delle nostre esistenze, ci saranno conflitti in forme diverse per tutto il globo. I conflitti violenti domineranno le testate… Il ruolo di fatto delle forze armate statunitensi sarà quello di mantenere il mondo al sicuro per la nostra economia e aperto al nostro assalto culturale. Per raggiungere questi obiettivi, sarà chiaramente necessario uccidere”.

Ali Mallah è un attivista pacifista. È l’ex vicepresidente della Canadian Arab Federation e membro del National Steering Committee della Canadian Peace Alliance e del comitato di coordinazione del Toronto Coalition Against the War. È stato presidente del consiglio di amministrazione di Alternatives Canada, Urban Alliance on Race Relations e Anti-Racism Task force. Inoltre è stato membro dell’International Central Committee di Global March to Jerusalem, Gaza Freedom March Initiative e membro fondatore di Canadian Boat to Gaza.

Traduzione di Elena Delia