Sit-in degli sfollati di Gaza: ‘Dove sono le nostre case?

Gaza – Speciale InfoPal. Decine di palestinesi rimasti senza una casa perché distrutta nel corso delle frequenti incursioni israeliane, ieri, 13 marzo, hanno organizzato un sit-in di protesta davanti alla sede Unrwa a Gaza City. 

Sono i residenti di Rafah, nel sud del territorio palestinese assediato, che oggi lamentano il persistere della situazione dopo undici anni segnati dai ripetuti assalti e dalle distruzioni delle loro case da parte delle forze d'occupazione israeliane. 

“Vogliamo una casa (…) dove sono i progetti sauditi e giapponesi?” 

“I nostri bambini non hanno forse il diritto ad avere una casa come è nel resto del mondo? (…) Non rinunceremo alle nostre case finché vivremo”. 

Riemergono i risentimenti e le delusioni. I presenti al sit-in non hanno mascherato delusione e stizza per le numerose promesse ascoltate nel tempo da parte di organismi e istituzioni internazionali in merito alla ricostruzione delle loro abitazioni. Non solo quelle totalmente abbattute dalla guerra israeliana (2008-2009), ma pure quelle che sono state distrutte o lesionate nel corso dei raid israeliani, sin dall'inizio dell'Intifada al-Aqsa, nel 2000. 

Mohammed Abu Hiyyab è uno di loro e al nostro corrispondente ha raccontato: “Più volte l'Unwra mi aveva fatto sapere che la mia abitazione, dove vivevamo in sette, sarebbe stata tra le prime ad essere ricostruita. Intanto, siamo ancora qui, in affitto, costretti a pagare fino a 170 dollari mensili”. 

Per Abu Hiyyab non c'è differenza tra il vivere in una qualsiasi tenda allestita per strada e pagare l'affitto. 

Per questo, i manifestanti palestinesi hanno improvvisato davanti alla sede Unrwa a Gaza City una vera e propria tendopoli. 

Un incontro per trovare una soluzione. Il comitato di rappresentanza di questi cittadini e il vice direttore Unrwa, Harley Eden, si sono incontrati ieri presso la sede dell'Agenzia dell'Onu di Gaza City. 

Eden ha voluto incontrare proprio gli abitanti di Rafah e di Khan Younes che dovrebbero beneficiare dei progetti edilizi finanziati dall'Arabia Saudita e dal Giappone. 

Un termine per una soluzione: metà maggio 2011. La dirigenza Unwra ha fatto sapere di voler avviare le procedure per le gare d'appalto e la stesura dei contratti di fornitura dei lavori, per la metà di maggio. Eden ha però avanzato la seguente richiesta ai manifestanti: “Cerchiamo di non ostruire questa fase dei lavori. Sono 750 mila i profughi palestinesi nella Striscia di Gaza che ricevono assistenza, e migliaia sono coloro che lavorano con l'Agenzia Onu in settori come istruzione e salute”. 

Sit-in fino a ricostruzioni avvenute. Dall'autobus che portava i manifestanti da Khan Younes e da Rafah fino a Gaza City, 'Iyad Barhoum, uno dei membri del comitato di rappresentanza, ha confidato che la loro missione è più che necessaria: “I palestinesi indignati dalle disattese promesse hanno bisogno di confronto. 

“L'Unwra non può limitarsi a fornire assistenza di base ai rifugiati palestinesi – ha aggiunto -. Le nostre abitazioni sono state distrutte, ridotte in macerie, e finché non vedremo con i nostri occhi l'avvio dei lavori di ricostruzione, i sit-in proseguiranno ad oltranza”.

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