SodaStream israeliana apre una fabbrica a Gaza

MEMO. La ditta israeliana SodaStream sta aprendo uno stabilimento di produzione nella Striscia di Gaza.

Il progetto è stato annunciato il 20 dicembre alla conferenza per il Globes’ business che ha ospitato gli amministratori delegati della SodaStream, Daniel Birnbaum,  e della Pepsico, che all’inizio di quest’anno ha acquistato la SodaStream per 3,2 milioni di dollari. Durante la discussione, Birnbaum ha dichiarato: “Abbiamo costruito uno stabilimento a Rahat (a nord di Beersheba, nel deserto del Negev) e vogliamo ampliarlo e dare speranza a più persone, perciò siamo sul punto di predisporne un altro a Gaza che sarà gestito tramite un subappalto”.

“Vogliamo che la gente a Gaza abbia lavori concreti, perché quando ci sono prosperità e abbondanza c’è anche pace”, ha poi aggiunto Birnbaum.

L’annuncio ha suscitato scetticismo dato che la SodaStream è stata costretta a chiudere una fabbrica gestita precedentemente in Cisgiordania a causa delle pressioni del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS).

Lo stabilimento era situato inizialmente a Mishor Adumim, una zona industriale situata nell’area E1 della Cisgiordania occupata che aveva attirato l’attenzione internazionale, viste le minacce israeliane di demolire il villaggio beduino di Khan Al-Ahmar.

Nel settembre 2015, SodaStream aveva annunciato che avrebbe concluso le sue operazioni in Cisgiordania entro due settimane, peraltro Birnbaum aveva cercato di sminuire l’impatto della pressione del BDS affermando che aveva solo un effetto “marginale” sugli affari ed etichettando il movimento come antisemitico.

Tuttavia, il coordinatore generale della commissione nazionale di boicottaggio (BNC, il corpo palestinese di coordinamento del BDS), Mahmoud Nawajaa, ha dichiarato al momento che “l’annuncio di oggi della SodaStream dimostra ulteriormente che il movimento BDS è sempre più abile nel far sì che le corporazioni criminali continuino ad assumere il loro ruolo nel colonialismo e nella segregazione razziale israeliani”.

Nawajaa è stato critico anche sula decisione di SodaStream di spostare le sue operazioni verso Rahat: “Anche quando la chiusura (della Cisgiordania) continuerà, SodaStream rimarrà implicata nello spostamento dei palestinesi. La nuova fabbrica di Lehavim si trova vicino Rahat, una cittadina situata nel deserto del Naqab (Negev), dove i palestinesi sono stati costretti a trasferirsi. La SodaStream, in quanto beneficiaria di questo progetto è complice di questa violazione dei diritti umani”.

SodaStream era finita sotto i riflettori internazionali nel 2014 dopo che Scarlett Johansson, attrice americana di origini ebraiche, si era dimessa dal suo ruolo a lungo termine di ambasciatrice dell’organizzazione benefica Oxfam, che ha sede nel Regno Unito, per diventare il volto del brand.

Il portavoce della Johansson aveva dichiarato che l’attrice e la Oxfam avevano una “sostanziale differenza di opinione circa il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS)”.

Dal suo canto, la Oxfam ha accettato le dimissioni della Johansson, affermando che “sebbene la Oxfam rispetti l’indipendenza dei suoi ambasciatori crede che le aziende, come la SodaStream, che operano negli insediamenti (israeliani illegali) accentuino la povertà attuale e la violazione dei diritti delle comunità palestinesi che ci impegniamo a sostenere”.

Traduzione per InfoPal di Giorgia Temerario