Solidarietà del mondo dell’informazione e della politica palestinese al canale Al-Arabiyah.

Decine di giornalisti e numerose fazioni palestinese si sono radunate ieri nella piazza del Consiglio Legislativo, nella città di Gaza, per condannare l’aggressione contro il canale satellitare Al-Arabiyah.

L’attacco contro la tv è giunto proprio nel giorno di inizio del dialogo nazionale, ed è stato percepito come un tentativo “dannoso di servire l’occupazione israeliana chiudendo le bocche dei giornalisti”.

Tutte le parti hanno chiesto di lavorare seriamente per trovare i “seminatori di disordine” e per garantire la protezione dei giornalisti e delle agenzie di informazione che smascherano i crimini dell’occupazione israeliana.

 

Voce libera

La giornalista Riham Abdelkarim, direttrice dell’Ufficio di Gaza del canale Al-Arabiyah, ha dichiarato: “Si tratta di un’aggressione contro la Costituzione palestinese, che ci garantisce libertà di espressione. Diamo la responsabilità di quanto è successo al governo, perché era a conoscenza delle decine di minacce giunte ai nostri collaboratore – ne avevamo infatti informato il primo ministro”.

E ha aggiunto: “Lunedì mattina, abbiamo incontrato il ministro degli Interni Said Siyam e lo abbiamo informato sui fatti che abbiamo vissuto dalla sera di mercoledì. Lui ci ha promesso che ‘nessuno sarebbe stato toccato’ e che avrebbe risolto il problema. Questi attacchi sono giunti a seguito delle accuse rivolte Al-Arabiyah di danneggiare la persona del primo ministro”. La direttrice ha spiegato che le forti polemiche innescate da Hamas contro il canale satellitare attraverso le radio locali, i comunicati del governo e del movimento rappresentano le cause scatenanti delle minacce e dell’attacco violento contro la sede di Al-Arabiyah.  E ha aggiunto: “Ringraziamo per la solidarietà di tutte le agenzie di informazione, dei sindacati, delle diverse organizzazioni palestinesi. A nome di tutti voi rifiutiamo la politica di censura contro la libertà di informazione”.

Ibrahim Abu An-Naja, segretario della Commissione di proseguimento del dialogo nazionale, ha condannato l’aggressione contro il canale Al-Arabiyah, sottolineando che questo atto giunge per “chiudere le bocche e non far conoscere la verità al mondo”.

“Noi siamo dalla parte dei giornalisti – ha affermato -. Voi non dovete far sì che quanto accaduto vi impedisca di continuare il vostro lavoro di denuncia”.

 

I sindacati dei giornalisti

Il giornalista Saif Ad-Din Shahin, corrispondente del canale Al-Arabiyah, ha chiesto a tutti i responsabili di lavorare per far conoscere la verità su quanto è successo e punire i vandali.

La giornalista di Al-Jazeera, Hiba Ekelah, ha condannato l’atto criminale che ha preso di mira il canale Al-Arabiyah e prima ancora numerosi altri mezzi di informazione: “Il giornalista non deve essere un obiettivo da colpire”.

 

Il dott. Ahmad Bahar, presidente del Consiglio Legislativo con delega, ha dichiarato: “Il Consiglio ha condannato l’attacco, che ha preso di mira non solo i giornalisti, ma tutti i palestinesi”. E ha spiegato che l’aggressione è stata compiuta seguendo “un percorso preciso e programmato” in concomitanza dell’inizio del dialogo nazionale palestinese e dopo l’incontro del presidente Mahmoud Abbas con Khaled Misha’al, capo dell’Ufficio politico del movimento di Hamas. 

Opera priva di ogni forma di civiltà

Il dott. Ghazi Hamad, portavoce ufficiale del governo palestinese, ha descritto l’aggressione come un atto incivile: “Abbiamo dichiarato che avremmo risolto la divergenza con il canale Al-Arabiyah con rispetto e abbiamo garantito che il governo era disposto a proteggere i suoi giornalisti”.

Hamad ha respinto le accuse della direttrice dell’Ufficio di Gaza del canale satellitare: “Il movimento di Hamas non ha nulla a che fare con l’accaduto. E’ anzi il primo a dare solidarietà. Rifiutiamo qualsiasi accusa rivolta al governo: non è infatti impossibile che il governo usi le armi al posto della parola”.

Anche il dott. Ismail Radwan, portavoce di Hamas, ha condannato l’aggressione: “Hamas conferma il proprio rifiuto della politica vile delle aggressioni. La polemica e il boicottaggio del canale Al-Arabiyah, a seguito del danneggiamento dell’immagine del primo ministro Haniyah, non significa essere i responsabili di quanto accaduto”.

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