Sondaggio: calo significativo del sostegno degli statunitensi a Israele

Washington – Press TV. Un recente sondaggio ha evidenziato la crescente disillusione nei confronti delle politiche del regime israeliano, della sua guerra di genocidio nella Striscia di Gaza sostenuta dagli Stati Uniti e dell’approccio ostile e bellicoso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Il sondaggio del Pew Research Center, un think tank statunitense, ha rivelato che un numero crescente di statunitensi si sta ora distanziando dal regime nel contesto della guerra.

Il sondaggio, condotto dal 24 al 30 marzo, e i cui risultati sono stati pubblicati lunedì, ha mostrato un netto calo del sostegno pubblico al regime, sia in termini di opinione generale che di politiche specifiche.

Mentre il 42% degli adulti statunitensi ha espresso opinioni sfavorevoli sul regime nel 2022, tale percentuale è salita al 53% nel 2025, come evidenziato dai dati del centro.

In modo allarmante per i dirigenti israeliani, la percentuale di statunitensi con opinioni molto sfavorevoli è quasi raddoppiata, passando dal 10% al 19% nello stesso periodo.

Questa tendenza è stata particolarmente pronunciata tra i Democratici, con quasi sette su 10 (69%) che ora considerano il regime negativamente, in aumento rispetto al 53% del 2022. Tra i Repubblicani, l’aumento è stato più modesto, ma comunque significativo, passando dal 27% al 37%. I Repubblicani più giovani hanno subito un drastico cambiamento, con il 50% che ora nutre opinioni sfavorevoli rispetto al solo 35% di tre anni fa.

Si affievolisce l’interesse per la guerra israeliana.

Anche l’opinione pubblica statunitense sta mostrando segni di stanchezza nei confronti della guerra. Mentre nel gennaio 2024 il 65% degli statunitensi aveva affermato che la guerra era personalmente importante per loro, tale percentuale era ora scesa al 54%. Analogamente, la quota di coloro che considerano la guerra importante per gli interessi nazionali degli Stati Uniti è scesa dal 75% al ​​66%.

L’età e l’affiliazione politica hanno contribuito a questo cambiamento. Gli statunitensi più anziani sono rimasti più coinvolti, mentre i cittadini più giovani, in particolare i Repubblicani, sono sempre più incerti sulla rilevanza della guerra. Tra i gruppi religiosi, la preoccupazione è rimasta alta: tra i musulmani (68%) e i protestanti evangelici bianchi (66%), mentre i cattolici (56%) e gli statunitensi non affiliati a nessuna religione (47%) hanno espresso livelli di coinvolgimento inferiori.

La posizione di Trump su Israele divide gli statunitensi.

In merito al fermo sostegno del presidente degli Stati Uniti Donald Trump al regime israeliano, l’opinione pubblica statunitense è nettamente divisa. Circa il 31% ritiene che favorisca eccessivamente il regime, mentre il 29% pensa che stia trovando il giusto equilibrio. Un considerevole 37% rimane indeciso.

Tra gli ebrei statunitensi, il 36% ritiene che Trump si sia schierato troppo a favore di Tel Aviv, riflettendo una più ampia divisione all’interno della comunità. Al contrario, solo il 13% degli ebrei statunitensi all’inizio del 2024 aveva affermato che il suo predecessore Joe Biden sosteneva eccessivamente il regime.

I musulmani statunitensi sono rimasti i più critici nei confronti della posizione di Trump, con un sorprendente 70% che lo ha definito troppo parziale nei confronti del regime, riflettendo le loro precedenti opinioni sull’approccio di Biden.

Calo della fiducia in Netanyahu.

Netanyahu, per ordine del quale è iniziato il genocidio nell’ottobre 2023, non è riuscito a ispirare fiducia tra gli statunitensi. Solo il 32% degli adulti statunitensi ha dichiarato di fidarsi di lui per “fare la cosa giusta riguardo agli affari mondiali”, mentre una netta maggioranza, ovvero il 52%, ha espresso poca o nessuna fiducia in lui.

Questo sentimento è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2024, ma ha fatto seguito a un forte calo della fiducia pubblica tra il 2023 e il 2024.

Calo della speranza per la “soluzione a due stati”.

Gli ultimi dati hanno anche evidenziato un calo dell’ottimismo riguardo alla cosiddetta “soluzione a due stati” per il conflitto israelo-palestinese.

Solo il 46% degli statunitensi ora ritiene che il regime e un futuro stato palestinese possano “coesistere pacificamente”, come impone l’approccio fortemente sostenuto da Washington. La percentuale è scesa rispetto al 52% della fine 2023.

L’opinione pubblica respinge la proposta di Trump di “prendere il controllo di Gaza”.

L’opinione pubblica statunitense ha anche riflettuto su una proposta incendiaria presentata da Trump all’inizio di quest’anno, secondo cui gli Stati Uniti dovrebbero iniziare a “impadronirsi” Gaza.

Secondo il Pew Research Center, il 62% degli statunitense si è opposto all’idea, con quasi la metà (49%) fortemente contraria. Solo il 15% ha sostenuto la proposta, mentre il 22% è rimasto incerto.

Il cambiamento di opinione statunitense ha coinciso con la crescente condanna internazionale delle atrocità in corso perpetrate dal regime israeliano a Gaza, che riceve un sostegno politico e militare statunitense diretto e forte.

Sei importanti agenzie delle Nazioni Unite hanno chiesto un cessate il fuoco, citando il collasso delle infrastrutture umanitarie di base, la diffusa carestia e il numero di morti tra i bambini nella Striscia costiera devastata dalla violenza.

Gli organismi internazionali, tra cui l’UNICEF e il Programma Alimentare Mondiale, hanno chiesto congiuntamente un cessate il fuoco immediato e incondizionato a Gaza, avvertendo che carestia e malattie minacciano di mietere ancora più vittime.