Un rapporto reso noto dal Centro studi “Usra Filastin” domenica 8 dicembre, ed in parte diffuso da Quds Press, osserva che decine di migliaia di palestinesi sono stati arrestati dal 1994 fino all’intifada di al-Aqsa, scoppiata il 28 settembre 2000, che 81 mila sono stati detenuti durante gli anni dell’intifada, e che tra questi v’erano donne, bambini, anziani, membri del Consiglio legislativo, accademici, medici e studenti universitari.
Il rapporto, diffuso in occasione del 26° anniversario dello scoppio della prima intifada, ha affermato che “l’occupazione israeliana non è chiaramente riuscita a raggiungere l’obiettivo d’intensificare le politiche di detenzione. Paura e disperazione abitano però nei cuori dei figli del popolo palestinese, la cui resistenza si è fermata o ha rinunciato ad intraprendere la via del jihad o del sacrificio per porre fine all’occupazione e riottenere i diritti nella propria terra. E nonostante i numeri parlino di circa 750 mila palestinesi ad essere entrati nelle prigioni israeliane, il popolo palestinese continua ad opporsi e chiedere diritti nella propria terra e nei luoghi santi”.
Il rapporto inoltre rende noto che nelle carceri dell’occupazione vi sono 53 prigionieri detenuti sin dalla prima intifada o anche prima, al cui rilascio le autorità israeliane si sono opposte immediatamente dopo gli accordi di Oslo. Tra questi, 26 sono originari della Cisgiordania, quattordici dei territori occupati nel 1948, e cinque della Striscia di Gaza. Il più anziano è Karim Yusuf Yunis, originario delle terre occupate nel ’48 e detenuto dal 6 gennaio 1983.
Furono 43 i martiri tra i prigionieri durante la prima intifada: 23 morirono a causa delle torture subite e undici in seguito ad una deliberata negligenza medica.
Due invece i martiri uccisi dal fuoco nemico e sette quelli assassinati a sangue freddo una volta arrestati.
Traduzione di Salvatore Michele Di Carlo